Europa e Israele

Bronzo che risuona, le parole di Meloni su Israele all’ONU

Ci siamo abituati, nel corso di questi ultimi due anni di guerra, agli attacchi frontali e forsennati nei confronti di Israele da parte dei nemici, mentre, da quella degli “amici” alle catechesi e alle reprimende. A questa seconda categoria appartiene il discorso fatto da Giorgia Meloni ieri all’Onu.

La reprimenda di Meloni sta nell’avere accusato Israele di avere violato il celebre “principio di proporzionalità”, accusa che, ormai, è diventata un consunto slogan e che nessuno si prende la briga di spiegare cosa sia. Occorre dunque fare un pò di chiarezza. Che cosa sia il principio di proporzionalità lo ha spiegato su queste pagine David Elber:

“Le norme internazionali sull’utilizzo della forza militare e le regole di ingaggio di un esercito sono disciplinate, principalmente, dalla Convenzione dell’Aia del 1907 e dalle Convenzioni di Ginevra. Esse non dicono quale sia “l’uso proporzionato della forza” (tanto è vero che il principio di “proporzionalità” non compare in nessun trattato internazionale), ma indicano in via generale quale sia l’uso della forza militare idoneo per la conquista di un obiettivo militare. Oppure, in merito alla popolazione civile, indicano – principalmente nel I protocollo alla IV Convenzione di Ginevra del 1977 – che è severamente vietato attaccare in “maniera indiscriminata” la popolazione civile. Va sottolineato che questo principio è definito all’Art. 51 (5) del suddetto protocollo. Per attacco indiscriminato si intende un attacco militare non su un obiettivo militare specifico ma su un’intera area urbana indipendentemente dal fatto che in essa ci siano chiare zone prive di obiettivi militari, cosa che Israele non ha mai fatto in nessuna delle sue operazioni militari”.

Alla catechesi, invece, appartiene l’affermazione in base alla quale Israele non avrebbe “il diritto di impedire la nascita di uno Stato palestinese, né di costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania al fine di impedirlo”.

Di Meloni si dice che sui dossier si prepari scrupolosamente, che sia sgobbona, ma, evidentemente, per quanto riguarda il tema in oggetto, non lo ha fatto in modo sufficiente.

Affermare che Israele non avrebbe “il diritto” di costruire insediamenti nell’Area C della Cisgiordania, significa non avere letto gli Accordi di Oslo del 1993, dove nessuna clausula impedisce la loro edificazione, significa, altresì, presupporre che un eventuale Stato palestinese debba incorporare anche l’Area C, presupposto, anche questo, del tutto arbitario. Ma c’è di più, l’affermazione che Israele, Stato sovrano, non abbia “il diritto” di tutelare la propria sicurezza, poiché l’eventuale nascita di uno Stato palestinese in Cisgiordania, a soli dieci chilometri da Tel Aviv, comportrebbe per Israele la necessità di avere garanzie di sicurezza ferree, inesistenti allo stato attuale, è sconcertante.

Meloni prepari con i suoi collaboratori più documentati, un prospetto di nascita dello Stato palestinese che includa gli idonei criteri di sicurezza per lo Stato ebraico, specificando chi dovrà governarlo e quali saranno i suoi confini. Sarebbe la cosa opportuna da fare per evitare che le sue affermazioni siano, per citare San Paolo, alla pari di “bronzo che risuona”.

 

 

 

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