Interviste

Capezzone: “Preoccupato per Israele. Un errore l’apertura di credito all’Iran”

Daniele Capezzone, ex segretario dei Radicali Italiani e portavoce del Pdl prima e Forza Italia poi, è attualmente deputato in quota Conservatori e Riformisti, il gruppo parlamentare recentemente fondato da Raffaele Fitto.
Con lui iniziamo il nostro giro di interviste ad esponenti politici italiani su Israele e il Medio Oriente, ringraziandolo per aver risposto in esclusiva alle domande de L’Informale.
Capezzone si è soffermato sull’intifada dei coltelli, gli errori di Italia e Ue, l’Iran, le amministrazioni Obama e Netanyahu.
Senza troppi giri di parole.

Onorevole Capezzone, cosa pensa di quello che sta succedendo in questi ultimi mesi in Israele? 
Sono estremamente preoccupato. Vedo una drammatica sottovalutazione occidentale della nuove “tecnologie” degli orrori contro le cittadine e i cittadini israeliani. Pensi solo agli accoltellamenti, a questo terrorismo “fai da te”, alla “normalità” con cui da qui si accetta che le donne e gli uomini israeliani debbano convivere con terrore, minacce, aggressioni quotidiane. E, su un altro piano, pensi al devastante errore che porta quasi tutti (dall’amministrazione Obama all’Europa) a fare una assurda apertura di credito verso il regime dell’Iran, che invece resta – a mio avviso – il principale regista delle minacce contro Israele e contro l’Occidente.
L’Italia e l’Europa sembrano mantenere un atteggiamento un po’ ambiguo. Israele non è più il baluardo della civiltà occidentale e l’unica democrazia del Medio Oriente da difendere?
Tolga pure “un po’ “. L’ambiguità è totale, accompagnata dalla sua sorella di sempre: l’ipocrisia. Se non parlassimo di cose tragiche, ci sarebbe perfino da sorridere. Pensi allo spettacolino italiano di due settimane fa: il 25 e il 26 gennaio, le massime autorità italiane (Governo in testa) si sono spezzate la schiena per inchinarsi a Rohani (tra statue incartate e vino non servito a tavola…), mentre il giorno dopo, 27 gennaio, come se nulla fosse, hanno pronunciato parole commosse per il Giorno della Memoria. Vede, io non sono naif: capisco che si possa (e in qualche caso si debba) parlare anche con interlocutori discussi e discutibili. Ma devi farlo a partire dai tuoi principi. Se li dimentichi, i primi a usarti e disprezzarti saranno proprio quelli a cui hai scelto di inchinarti.
Pensa che gli interessi economici stiano un po’ condizionando le scelte in politica estera, implicando una certa genuflessione dell’occidente nei confronti dei paesi arabi?
Penso a qualcosa di più grave e strutturale. Vede, il Governo Berlusconi, che pure era partito da una ammirevole e positiva scelta atlantica, ha iniziato a farsi male (a mio avviso, e sono cose che dissi inascoltato…) quando capovolse quella impostazione e scelse una politica estera ambigua: Russia, Iran, eccetera. Sappiamo come la storia sia finita. Mi pare che Renzi commetta esattamente gli stessi errori. Aggravati da una diplomazia economica che privilegia, anziché partnership occidentali, accordi con entità (spesso pubbliche) proprio di Paesi dittatoriali. Pensi all’avanzata di Cina, Iran e Russia nella nostra economia, non di rado in settori strategici (perfino nelle reti). L’asse della nostra politica estera deve essere: Londra, Washington, Gerusalemme. Se si guarda altrove, si commette un errore devastante.
Israele si sa difendere, gli ebrei in Europa però non sono altrettanto protetti. C’è un allarme antisemitismo in Europa?
Anche qui non si è capito che, per i nemici della libertà, per i fondamentalisti islamici, siamo tutti sotto attacco in quanto occidentali. A qualcuno, per capirlo, non sono bastate le Due Torri, Madrid, Londra, Parigi due volte, Copenaghen, eccetera. O l’Occidente ritrova la centralità della promozione globale della libertà e della democrazia, oppure ci ritroveremo troppe volte a piangere. Quanto all’antisemitismo, si mimetizza in tanti modi, ma poi riemerge: pensi agli oltre 200 accademici che hanno firmato una sorta di boicottaggio anti-Israele. Ma pensi anche al linguaggio di certo giornalismo: i ‘morti’ israeliani e invece gli ‘assassinati’ palestinesi, oppure la difficoltà a usare la parola ‘terroristi’, a favore del più vago ‘combattenti’ o ‘militanti’…Tutte cose rivelatrici.
Come valuta l’operato del governo Netanyahu, soprattutto in politica estera?
Ha avuto il merito di tenere la barra dritta indicando il pericolo Iran proprio mentre l’amministrazione Obama commetteva gli errori che sappiamo. Mi auguro che possa avere presto un’interlocuzione più empatica con la nuova amministrazione americana.
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