Editoriali

Clima parossistico

In un’area di servizio nei pressi di Milano, un uomo e suo figlio, un bambino di sei anni, riconosciuti in quanto ebrei per avere sul capo la kippah, sono stati insultati da membri del personale e da alcuni clienti in fila: “Assassini!” “Free, free Palestine!”, “Qui non siamo a Gaza!”.

Siccome l’uomo ha ripreso l’accaduto è stato poi inseguito e gli è stato intimato di cancellare dal cellulare il video girato per documentare i fatti. L’uomo ha rifiutato ed è stato quindi colpito a pugni e calci e gettato per terra.

Si tratta del primo grave episodio di antisemitismo avvenuto nel nostro Paese a seguito della guerra scatenata da Hamas il 7 ottobre del 2023. Il primo grave, in quanto, dopo la violenza verbale si è passati alla vera e propria aggressione fisica basata sulla religione dell’aggredito. Fa seguito, naturalmente, ai cartelli posti in ristoranti e negozi i quali esplicitavano che gli israeliani non erano benvenuti, a fantocci di Netanyahu impiccati a Ferrara sullo scalone del Palazzo Municipale, a scritte antisemite, alla aggressione avvenuta pochi mesi fa all’università di Torino da parte di un gruppo di facinorosi propal nei confronti di un collettivo studentesco ebraico.

Questo è il clima attuale, parossistico e incendiario, aizzato da una campagna criminalizzante nei confronti di Israele senza precedenti, di cui, in Italia, si fanno promotori ogni giorno numerosi giornali, tra cui, i principali quotidiani italiani, Il Corriere della Sera La Repubblica fanno a gara tra di loro a chi riesce a mostrificare Israele con maggiore intensità. Ci sono poi quotidiani come Il Fatto Quotidiano, sostanzialmente portavoce di Hamas e propagatore dellle veline del Cremlino, e Il Manifesto, residuo di un antisionismo ormai caricaturale, a cui segue La Stampa, la quale ospita oggi un articolo della giornalista da salotto Rula Jebreal che ci informa, dopo averci spiegato che i soldati israeliani sparano a distanza ravvicinata alla testa dei bambini di Gaza, che i giornalisti vengono giustiziati dall’IDF per impedire loro di dirci ciò che, per Paolo Giordano sul Corriere, è indicibile data la vastità del suo orrore.

Di questi articoli e loro propaggini derivate o autonome sono pieni i social, ma non bisogna scandalizzarsi, la crescita dell’antisemitismo, ci viene detto, sono gli ebrei stessi a provocarla, nella fattispecie gli israeliani, nello specifico Netanyahu, esattamente come veniva affermato all’epoca dei pogrom. La colpa è sempre degli ebrei se vengono aggrediti e uccisi. Tutto sommato Hitler doveva avere qualche fondato motivo per avercela così tanto con loro…

Non è necessario essere allarmisti se si paventa che il rischio, oggi, è che accada di nuovo quello che è accaduto nell’ottobre del 1982, quando un commando di terroristi palestinesi spararono contro la folla all’uscita del Tempio Maggiore di Roma uccidendo il piccolo Stefano Gai Taché. Anche allora Israele veniva accusato di un inesistente genocidio, ma non c’era Internet, non c’era la diffusione, selvaggia, capillare e inarrestabile delle fake news da cui siamo sommersi oggi. Il clima, rispetto al 1982 è molto peggio.

 

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