La koinè dell’antisionismo diventata bandiera della giustizia per gli “oppressi” è ormai imperante. Si manifesta ovunque e fa stare bene chi la utilizza. L’onanismo sui diritti umani è quello preferito dalla sinistra, dai benpensanti, dalle anime belle.
Stare dalla parte del “popolo palestinese”, la più grande fiction politica degli ultimi sessant’anni, contro il “fascismo” sionista, è come dire che si è a favore dell’amore invece che dell’odio, che si perora la salvaguardia dell’ambiente al posto della sua distruzione, la tenerezza sollecita per i bambini e non la pedofilia, ecc. I bambini, poi, non parliamone, quelli che i perfidi sionisti, (una volta erano i perfidi ebrei, ma non è cambiato nulla, sempre loro sono), uccidono con gusto a Gaza.
Così, per amore della giustizia, della pace e della verità, tutte cose che sono sempre state molto a cuore al mondo dello spettacolo, italiano e non, si firmano appelli perché al prossimo festival di Venezia sia interdetto l’accesso agli attori Gal Gadot e Gerard Butler, rei di sostenere Israele. Tra i firmatari, tanta bella gente del jet set cinematografico insulare, da Matteo Garrone a Mario Martone, da Marco Bellocchio a Carlo Verdone, da Toni Servillo a Valeria Golino, e altri ancora. Claudio Santamaria, invece, con il “cuore spezzato” per il “genocidio” di Gaza, fa da testimonial per la Global Sumud Flotilla, “una flotta civile e pacifica composta da decine e decine di imbarcazioni pronte a salpare alla volta di Gaza per rompere l’assedio di Gaza e portare cibo e speranza al popolo palestinese”.
Sì, devono davvero sentire bene. Essere supini alla propaganda di Hamas, esserene gli utili idioti, è un motivo più che giustificato di spettacolare autogratificazione e veti, ovviamente, rigorosamente antifascisti.