Editoriali

I 70 motivi per cui amo Israele

Aveva ragione Keren Hajioff, che in un suo pezzo in occasione del sessantanovesimo compleanno di Israele, recentemente tradotto da L’informale, aveva scritto che chiunque altro avrebbe potuto trovare, come lei, 69 motivi per amare Israele. Diversi dai suoi.
Così è stato. In occasione del settantesimo compleanno, le rispondo con 70 esperienze e aneddoti personali in ordine sparso

1) Adoro quel chiosco di Tel Aviv, a Dizengoff angolo Ben Gurion, in cui ho bevuto il succo di melograno e i frullati di frutta più buoni di Israele. Si chiama Tamara.

2) Adoro la ragazza sconosciuta che mi ha accompagnato alla stazione di Tel Aviv HaHagana perché mi ero perso alle undici di sera. Le ho chiesto indicazioni in un inglese sommario, lei mi ha fatto segno di seguirla e, arrivati alla stazione, mi ha aiutato ad usare la biglietteria automatica.

3) Adoro il soldatino con la bandiera di Israele che mi ha regalato la cara amica Deborah dopo avermi ospitato quattro notti nella sua casa di Rehovot, dicendomi “Questo soldatino l’ho comprato anni fa a Gerusalemme e adesso lo regalo a te con il cuore”.

4) Mi piace aver contato le donne che passeggiano sul lungomare di Tel Aviv indossando il velo mentre leggevo articoli di giornali italiani che parlavano di apartheid in Israele. Leggevo e contavo, sorridendo.

5) Adoro lo sgabuzzino della Knesset, il parlamento israeliano, in cui è stato deciso di liberare Gerusalemme est mentre era appena scoppiata la Guerra dei Sei Giorni e il parlamento stesso era sotto attacco giordano.

6) Adoro la guida che mi ha fatto scoprire quello sgabuzzino, una splendida studentessa universitaria di nome Hadassah, che in ebraico significa mirto.

7) Adoro i tre arazzi di Chagall nella sala ricevimenti della Knesset. Rappresentano passato, presente e futuro del popolo ebraico. Sono bellissimi.

8) Adoro la Menorah di bronzo davanti alla Knesset. Ma anche la gigantesca Hannukkah di Rehovot.

9) Adoro il negozio di souvenir di Rehovot in cui sono entrato per chiedere ad un divertito commesso, in inglese precario, “vorrei un gadget che ricordi che in Israele l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”.

10) Adoro l’effigie di Ben Gurion che fa una capriola in una spiaggia di Tel Aviv, ricorda l’umorismo di un popolo.

11) Adoro vedere le persone che si allenano a giocare a racchettoni sulle spiagge di Tel Aviv, colpendo la pallina con una potenza degna delle Olimpiadi.

12) Adoro gli attrezzi da palestra che si trovano in almeno due spiagge di Tel Aviv, dando la possibilità a chiunque di allenarsi gratuitamente a pochi passi dal mare e all’aperto.

13) Adoro l’addetto ai visti dell’aeroporto Ben Gurion che mi ha chiesto, ridendo, se fossi egiziano avendo letto sulla mia carta d’identità che sono nato ad Alessandria.

14) Adoro la soldatessa che ha chiesto all’autista di riaprire le porte del bus perché dovevo scendere e mi ero alzato in ritardo non essendomi accorto di essere arrivato alla mia fermata.

15) Adoro la soldatessa con cui ho fatto la foto davanti al consolato statunitense di Gerusalemme. Si chiama Aviah. Ancora non sapevamo che quel consolato un anno dopo sarebbe diventato la sede provvisoria dell’Ambasciata, spostata da Tel Aviv.




16) Adoro la bambina che ho visto salire la ripida rampa di scale che dal lungomare di Tel Aviv porta alla Ben Gurion street, sollevando una pesante tavola da surf sopra la sua testa. Perché le future donne israeliane sono temprate fin da piccole.

17) Adoro essere stato ospitato due notti in un insediamento, dal mio amico italiano Massimo che ha fatto Aliyah e dalla sua famiglia.

18) Adoro che la famiglia di “coloni” di cui sopra non apprezzi il muro che separa l’insediamento in cui vivono dal villaggio arabo di fronte. Ma che terribili razzisti e guerrafondai, questi “coloni”!

19) Adoro che avendo avuto un problema al mio pc portatile, maltrattato durante il viaggio di andata in aereo, uno dei figli della famiglia che mi ha ospitato si sia prodigato a sistemarmelo in una sera.

20) Adoro, più di ogni altra cosa, le panchine dei giardini davanti al centro commerciale Sarona di Tel Aviv, che suonano melodie romantiche appena ti siedi.

21) Adoro gli spiedini di petto d’oca che ho mangiato in un ristorante di un centro commerciale di Petah Tiqwa. Probabilmente esistono anche in Italia, ma non li avevo mai mangiati prima né avevo mai mangiato niente di più buono.

22) Adoro le sdraio e i lettini in piazza Rabin a Tel Aviv. Puoi trascorrerci giornate intere e stare bene.

23) Adoro aver sentito il canto del muezzin proveniente dalla moschea di Yafo, il suggestivo borgo antico di Tel Aviv. Una sensazione molto… mediorientale in una città molto occidentale.

24) Adoro la sensazione avuta la prima volta che ho visto davanti a me il Kotel, il Muro del Pianto di Gerusalemme. Non la posso spiegare ma la adoro.

25) Adoro il clima di Gerusalemme a maggio: caldo secco di giorno, gradevole di sera e di notte. A Gerusalemme, anche d’estate, si dorme sempre bene e non ci si appiccica alle lenzuola.

26) Adoro le uscite serali a Gerusalemme e Tel Aviv, in cui si accavallano tante sensazioni tranne due: l’insicurezza e la percezione di un possibile pericolo, che invece avverto ogni tanto quando faccio le ore piccole in qualche grande città italiana.

27) Ho amato la mia prima cena di Shabbat. A Tel Aviv, a casa della mia cara amica Rebecca e di sua madre, insieme ai loro ospiti. Non c’è niente di meglio di una cena di Shabbat a Tel Aviv.

28) Adoro il fatto di essere stato trattenuto e controllato all’aeroporto Ben Gurion per aver stupidamente dichiarato di avere nello zaino dei doni che mi sono stati offerti in Israele. Erano degli snack. Ma l’episodio mi ha fatto apprezzare la sicurezza israeliana.

31) Adoro l’hummus coi funghi che ho mangiato a Petah Tiqwa, e questo sicuramente in Europa non lo troverò mai.

29) Adoro la sicumera dei gatti israeliani, anche i randagi che passeggiano per le strade di Gerusalemme e Tel Aviv. Evidentemente trattati molto bene e rispettati.

30) Adoro le sdraio giganti, con i cuori disegnati, in cui mi sono seduto in una spiaggia di Tel Aviv. Perché Israele è anche, forse soprattutto, amore e romanticismo.

32) Adoro i treni israeliani, confortevoli e puliti, dove non mancano mai le prese elettriche per attaccare il caricabatterie del cellulare ormai scarico.

33) Adoro le stazioni ferroviarie israeliane, controllate e sicure. Garantiscono che in treno non saliranno mai malintenzionati, disturbatori o persone moleste.

34) Adoro i prezzi dei biglietti dei treni israeliani, davvero bassi rispetto al costo medio della vita in Israele.

35) Adoro le soldatesse e i soldati che aspettano il treno alla stazione. Ci sono sempre soldatesse e soldati che aspettano un treno, a qualunque ora e in qualunque stazione.

36) Adoro aver visto a Gerusalemme numerose famiglie composte da giovani coppie e almeno tre figli sui passeggini.

37) Ho amato il corteo festante durante la celebrazione dei 50 anni della riunificazione di Gerusalemme e della vittoria nella guerra dei Sei Giorni. Giovani e studenti, soprattutto, che hanno cantato, ballato e sventolato bandiere israeliane, con allegria e determinazione di cui mi ero dimenticato.

38) Ho amato i fuochi d’artificio al termine dell’inno israeliano, nei pressi della torre di David di Gerusalemme, la sera prima del corteo delle bandiere per festeggiare la riunificazione della capitale.

39) Adoro la poliziotta con la quale ho fatto la foto davanti ad un centro commerciale di Gerusalemme. Era incredula e io ero estasiato, la mia espressione lo dimostra.

40) Ho amato lo spettacolo delle luci alla torre di David di Gerusalemme. Un gioco di luci per raccontare la storia di Israele, davvero suggestivo.

41) Adoro la strada che da Tel Aviv porta all’insediamento di Sha’arei Tikva, in cui sono stato ospite per due notti. Soprattutto perché si vede il panorama di Rosh HaAyin, la città in cui è cresciuta Gal Gadot.

42) Adoro la Shalom Tower di Tel Aviv, all’interno della quale ci sono mosaici e riproduzioni in miniatura che raccontano le origini della città.

43) Adoro aver visitato la Shalom Tower in compagnia di un’ottima guida, la mia amica Sharon.

44) Adoro le cugine Daniela e Deborah con cui ho cenato insieme a Gerusalemme, ridendo e scherzando e persino parlando in italiano con un cameriere che non capiva una parola di quello che dicevo.

45) Adoro il barista di un pub di Tel Aviv che, rivolgendosi a me e alla mia amica Sharon che stavamo parlando in italiano, ci ha fatto i complimenti per la nostra lingua “molto bella”.




46) Adoro aver imparato a contare fino a dieci in ebraico, a Tel Aviv, grazie alla mia amica Rebecca, tra una passeggiata sul lungomare e l’altra.

47) Mi piace che “sette” in ebraico si dica “sheva”. E’ qualcosa di speciale per un milanista, essendo “sheva” il soprannome di Shevchenko, un glorioso numero 7 rossonero.

48) Adoro, anche se solo a posteriori, aver litigato con due italiani antisionisti, per non dire di peggio, in un ristorante di… Tel Aviv.

49) Adoro le strade di Tel Aviv. Sono tutte dritte e prima o poi tutte le strade portano a Ben Gurion o Arlozorov, e da lì sai sempre come arrivare ad una stazione ferroviaria. Non mi sono mai perso.

50) Ho adorato la prima volta che mi sono appoggiato al Muro del Pianto. E’ stata una sensazione ancor più suggestiva della prima volta in cui l’ho visto pararsi davanti a me (numero 24). Questa però la posso spiegare: mi sono sentito forte.

51) Adoro le aiuole di Tel Aviv, curate ed eleganti.

52) Adoro il negoziante con la kippah che mi ha visto ad una fermata del bus a Tel Aviv, visibilmente spaesato. Semplicemente non sapevo se mi trovassi alla fermata giusta. E’ uscito dal negozio per chiedermi se avessi bisogno di aiuto. Non sono riuscito a spiegarmi con il mio inglese inesistente, ma ho comunque apprezzato.

53) Adoro essere stato in Israele senza sapere ebraico e inglese. Ho potuto apprezzare meglio alcune cose, tra cui l’altruismo israeliano e la volontà di aiutare i “forestieri” in difficoltà. E anche certe divertenti situazioni degne di una commedia degli equivoci. Non sarebbe stato lo stesso, parlando un inglese fluente.

54) Adoro i tanti giovani, soprattutto ragazze, che fanno footing per le strade di Gerusalemme e sul lungomare di Tel Aviv. La forma fisica prima di tutto, senza culti esibizionisti ma solo per salute e benessere.

55) Adoro la famiglia araba di Gerusalemme che ha ospitato me e i miei compagni di viaggio (la mia prima gita ad Israele era organizzata) offrendoci té e pasticcini. Arabi che non se ne andrebbero da Israele per alcun motivo al mondo.

56) Adoro essermi divertito ed essere stato bene in Israele anche la prima volta, in un viaggio organizzato, nonostante la mia allergia per i viaggi organizzati.

57) Adoro essere stato in Israele a gennaio, il mese dell’anno che più detesto, e aver trascorso i giorni più belli della mia vita.

58) Sono contento di essermi affacciato dal finestrino dell’aereo in pieno decollo mentre stavo partendo per tornare in Italia. Non l’avevo mai fatto prima, perché soffro di vertigini e ho il terrore della fase di decollo. Ma quella volta il desiderio di vedere Tel Aviv dall’alto di sera e la voglia di salutare Israele sono stati più forti.

59) Adoro la sensazione di apprezzare tanto le mura di Gerusalemme quanto i grattacieli di Tel Aviv, due realtà così contraddittorie eppure entrambe così suggestive.

60) Adoro essere stato in Israele in un periodo di festa come quello della celebrazione dei cinquant’anni della riunificazione di Gerusalemme ed esserci tornato in un periodo più teso e delicato, un mese dopo il riconoscimento di Gerusalemme capitale da parte di Trump. Ed aver trovato sempre lo stesso popolo: allegro, determinato, ottimista e con voglia di vivere, a prescindere dal periodo e dagli eventi.

61) Adoro essere tornato da Israele sapendo che in Italia mi avrebbe aspettato una situazione difficile, entrambe le volte, ed entrambe le volte aver risolto i problemi che mi affliggevano. Sono tornato più determinato.

62) Adoro aver scoperto che tutto sommato anche in Israele amano il calcio e seguono con passione la finale di coppa nazionale, tifando davanti ad uno schermo televisivo in un locale di Gerusalemme. Non avrei alcun problema ad andare d’accordo con gli israeliani.

63) Adoro i cartelloni pubblicitari di palestre che ho visto affissi a Tel Aviv, in cui le donne non si vergognano a mostrare un po’ di bicipiti.

64) Adoro le cover per i-phone piuttosto tamarre esposte al mercatino delle Pulci di Yafo, inneggianti al Mossad e alla capacità militare israeliana. Un lato di Israele guascone ma senza dubbio simpatico.

65) Adoro la guardia giurata davanti ad un centro commerciale di Tel Aviv, che ha ironizzato sul mio scarso inglese, dicendo qualcosa come “non parla né inglese né ebraico, si esprime solo a gesti” e ridendo al telefono con la mia amica Daniela, che non riuscivo a trovare perché non capivo in quale punto del centro commerciale fosse. L’uomo, capendo che con l’inglese non me la cavavo, ha deciso di darmi indicazioni in ebraico, intanto era uguale. Ma ci siamo capiti.




66) Adoro il brivido di gioia ogni volta che sono entrato dentro il centro commerciale di Sarona. Eppure è solo un centro commerciale e in qualsiasi altra parte del mondo i centri commerciali non mi fanno questo effetto.

67) Adoro aver sbagliato stazione e ad aver aspettato il treno per tornare indietro con calma e serenità, anche se non sapevo dove fossi ed era sera tardi. Ma ero in Israele, non avevo alcun motivo per essere scocciato.

68) Adoro l’emozione provata quando ho visto per la prima volta il cartello “Welcome to Israel” all’aeroporto Ben Gurion.

69) Adoro le soldatesse di guardia all’ingresso della stazione di Rehovot, che hanno cercato di attirare la mia attenzione e mi hanno chiamato ridendo perché ero andato ad acquistare il biglietto dimenticandomi completamente i bagagli che avevano controllato. Credo mi abbiano detto qualcosa come “Ma come fai a scordarti dei tuoi bagagli?!”. A mia discolpa, erano assai carine.

70) Adoro aver trovato 70 frasi da scrivere su Israele nonostante ci sia stato soltanto due settimane. Una settimana a maggio 2017 e una a gennaio 2018. Per ora.

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