Ecco, siamo al 7 ottobre, secondo anniversario della “piccola Shoah” (G. Ferrara), e il flusso memoriale rinnova il gelo d’orrore nelle vene, lo sconvolgimento della mente e del cuore.
È stata una realtà più feroce, implacabile, esibita, della stessa Shoah hitleriana. Lo spartiacque tra ciò che resta di umano e il disumano illimitato, tra la civiltà e la barbarie, tra la vita pacifica e la guerra sterminatrice, tra la libertà e il totalitarismo genocida, tra la fede in Dio e l’idolatria, tra la cultura della vita e l’anti-cultura della morte.
Subito dopo una effimera, superficiale compassione senza giustizia, il mondo si voltò dall’altra parte, si avvicinò e poi si sottomise, si identificò con i carnefici. Nella continuità della plurimillenaria, inesorabile storia del capro espiatorio, si è scatenato il più massiccio, violento, sistematico, ossessivo, pervasivo uragano di odio mortale e mostrificazione degli ebrei e della loro Patria. Per giustificare, sostenere, glorificare i mostri di Hamas, Jihad e Iran, si inventano mostri.
Così si uccidono con le parole le 1,200 vittime del 7 Ottobre, i sei milioni di martiri della Shoah e gli ostaggi torturati, per uccidere gli ebrei vivi che osano difendersi. Sull’entità smisurata del 7 Ottobre sappiamo abbastanza di questa realtà inenarrabile, dai bambini arrostiti nei forni agli stupri sistematici come atti di guerra, fino a spezzare il bacino, eccetera, ma non tutto. Non tutte le immagini sono state mostrate, non tutti gli orrori inauditi sono stati raccontati, per comprensibili umanissime ragioni di pudore e di orrore. Quando sapremo tutto, ci renderemo conto che il male che abbiamo denunciato si rivelerà più assoluto e feroce.
L’oscenità negazionista del 7 Ottobre si è poi convertita in approvazione, addirittura identificazione. Nelle adunate fanatiche di questi giorni si è urlato “Uccidere un sionista non è reato”, e a Bologna gli “studenti palestinesi”hanno organizzato una manifestazione proprio per il 7 Ottobre, con la parola d’ordine “Viva il 7 Ottobre, viva la resistenza!” Anche in quelle adunate c’erano cartelli che rivendicavano il 7 Ottobre come “atto di resistenza”.
In quelle piazze si è anche auspicato che gli ostaggi, ridotte a larve di Auschwitz, restassero nei tunnel di Gaza, perché tutto il popolo di Israele è complice del suo governo. Del resto, già pochi giorni dopo il 7 Ottobre, l’urlo della piazza islamica e filo-islamica era “Tornate ad Auschwitz!”, “Completiamo l’opera di Hitler” e simili.
In effetti, le attuali adunate di piazza sono manifestazioni di regime, non di dissenso, perché sono attivamente promosse dal conformismo servile dell’apparato mediatico che amplifica la voce della Jihad e le messinscene di Al Jazeera.
Un mondo capovolto, che demonizza vittime e autodifesa ed esalta carnefici e cannibali. Estrema sinistra, sinistra, estrema destra, uniti nel furore apocalittico antiebraico, con una destra imbelle e pavida. Potere al Popolo e Forza Nuova si scambiano botte, ma sono uniti nella lotta antisemita.
Mentre fanatici violenti si sono inventati un Israele genocida, ai confini dell’Europa si consuma un genocidio vero e terribile, con l’intensificazione brutale delle azioni russe sui civili ucraini, dove bambini e donne sono deliberatamente oggetto di morte (in questi giorni più di cinquecento droni e cinquanta missili). Non esiste neppure l’ombra di un onesto pacifismo al minimo sindacale, da richiedere “Russi go home!”.
Quando sono previste guerriglia urbana, teppismo, urla e atti antisemiti, sputi sulla polizia, non si sa, non si vuole, si ha paura di difendere democrazia e costituzione. Il ministro Piantedosi, altra pecora travestita da pecora, balbetta di manifestazioni che esprimono libero pensiero, con solo delle minoranze violente, e invia per l’ordine pubblico contingenti limitati che saranno facilmente esposti alle aggressioni fisiche. Quando dovrebbe predisporre una difesa a livello di contro-guerriglia, e attività di efficace prevenzione. Il diritto di sciopero non c’entra nulla con scioperi illegali anti-sindacali, di politicizzazione polarizzata e arbitraria, peggio della cinghia di trasmissione leninista. Una prassi selvaggia, che offende la stessa memoria della storica CGIL di Giuseppe Di Vittorio.
Si sentono chiacchiere vacue su una maggioranza di manifestanti pacifici e minoranze violente infiltrate. Ma le avete sentite le parole di questi manifestanti? Sono di odio mortale per la libertà e la democrazia, sono una pura violenza verbale antioccidentale, sono di mostrificazione del popolo ebraico. Lo stesso slogan “Blocchiamo tutto” è eloquente. Poi da “blocchiamo tutto” si passa a “spacchiamo tutto”, dalla violenza verbale si passa alla violenza fisica, con la guerriglia urbana e la furia teppistica.
Certo è presente una quota difficilmente quantificabile di pacifisti sentimentali ingenui, che però vengono strumentalizzati e schiacciati dagli attivisti violenti. Parole di buon senso quelle di Parisi, responsabile dell’Associazione 7 Ottobre, che ci dice che le parole violente per il loro significato sono anche peggiori della violenza fisica.
Guerriglia urbana e violenza teppista più restano impuniti, più vengono incentivati. Infatti si ripetono ad oltranza. Libertà costituzionale di manifestare vuol dire espressione del proprio punto di vista, in civile competizione con diversi punti di vista: la violenza della guerriglia, l’aggressione alla polizia sono antagoniste rispetto alla libertà di manifestare e a tutte le altre libertà della cittadinanza. Sono peggio dell’intolleranza, e non vanno tollerate. Una misura di buon senso dovrebbe essere che gli organizzatori delle manifestazioni dovrebbero pagare per gli eventuali danni causati ai beni e ai corpi dei cittadini, col versamento preventivo di una cauzione, mentre nello stato attuale delle cose beni e libertà dei cittadini sono esposti alla distruzione fisica da parte di azioni oltranziste, fanatiche, illegali, illegittime che si fanno forza e beffa della loro impunità.
Quando Piantedosi parla di libertà di pensiero dei manifestanti è ridicolo e incompetente. Violenza verbale e fisica sono senza pensiero, e contro la libertà. Mentre la vera libertà di pensiero, dalle aule universitarie alle librerie, viene aggredita da squadristi del fascismo rosso-verde-bruno; mentre la libertà di espressione, dalle comunità ebraiche a minoranze liberali umanistiche controcorrente, vengono costrette alla clandestinità oppure impedite.
La violenza antisemita e antidemocratica si scatena alla vigilia del 7 Ottobre, mentre lo Stato ebraico ha compiuto una storica scelta di pace: ha accettato il Piano Trump di venti punti e collabora con esso, si prepara alla liberazione degli ostaggi, a nuovi accordi di Abramo, al riconoscimento di un nuovo governo arabo indipendente per la Striscia di Gaza. La guerra psicologica del nazi-islamismo e il fanatismo dei suoi sostenitori italiani si ribaltano: i pacifisti si dimostrano bellicisti, e la guerra di difesa di Israele mostra il suo scopo di pace.
Il naviglio della guerra ibrida contro il popolo e lo Stato ebraico potrebbe anche essere finanziato ed eterodiretto da Hamas in modo limitato, ma è sufficiente l’approvazione dell’organizzazione terrorista per raggiungere l’infamia del crimine politico-morale.
Interrogativi inquietanti emergono quando ci si chiede sul come e sul perché di tanto odio genocida, vuoto morale e di pensiero, parole capovolte usate come armi, condotte insensate, cecità ideologica, manicheismi trogloditi, analfabetismo ostentato, servilismo mentale.
Ce ne offre un’analisi significativa, empirica e valoriale, Mauro Maldonato, ordinario di psicologia clinica all’Università Federico II di Napoli:
“Viviamo in un’epoca in cui il piagnisteo ha indossato il manto del moralismo e la censura si traveste da virtù progressista. Hughes e Bloom avevano già intuito l’arrivo di questa nuova inquisizione culturale, dove il politically correct non è altro che una nuova ortodossia. La cancel culture e le mode woke non liberano, ma imbrigliano il pensiero, camuffando antiche intolleranze sotto spoglie nuove e ipocrite. In fondo, la loro purezza è solo un altro modo per non guardare la realtà. Chi vuole purificare il mondo, spesso è solo impegnato a ridipingerlo con la propria ombra”.
La porta stretta della speranza passa per sguardi lucidi e disincantati sull’abisso che ci avvolge e ci sprofonda. Memoria del 7 Ottobre, scelta di libertà e civiltà per mantenere un sentiero di umanizzazione di fronte al dominio delle tenebre.