Israele e Medio Oriente

Il dilemma dell’Iran: Rispondere alle azioni israeliane in Siria con attacchi terroristici d’oltremare

Il lancio da parte delle forze iraniane di una ventina di razzi dalla Siria verso il territorio israeliano, la notte tra il 9 e il 10 maggio 2018, ha segnato la fine del dibattito israeliano sulla questione del se, come e da dove l’Iran cercherebbe di vendicare la morte dei suoi operativi delle Guardie rivoluzionarie negli attacchi a Israele sul territorio siriano. Dopo la prima risposta iraniana agli attacchi in cui Israele non ha subito perdite, lo Stato ebraico ha risposto al lancio di razzi con un ampio attacco alle infrastrutture militari iraniane in territorio siriano, causando gravi danni. In considerazione dell’impegno pubblico degli alti portavoce iraniani che Israele presto piangerà i propri soldati, proprio come ha fatto Teheran, resta da vedere se e come l’Iran si vendicherà del vasto contrattacco di Israele: con quale intensità, con quale metodo e dove.

La retorica iraniana lascia intendere che la risposta sarà diretta contro obiettivi militari in Israele. Tuttavia, la portata e il prosieguo del danno causato da Israele agli obiettivi iraniani in Siria, l’influenza attribuita a Israele sulla decisione del presidente Trump a ritirarsi dall’accordo sul nucleare, l’imbarazzo di Teheran per l’esposizione pubblica del proprio archivio nucleare e le minacce pubbliche da parte di autorevoli esponenti israeliani di bloccare l’intenzione dell’Iran di consolidare la propria infrastruttura militare in Siria – tutto questo va aggiunto al senso di umiliazione iraniano e potrebbe ampliare la gamma delle sue possibili risposte. Oltre alle Guardie rivoluzionarie, l’Iran può attingere a un pool di emissari e organizzazioni di cui fanno parte militanti libanesi, iracheni, siriani, palestinesi, afgani e pakistani. Alcuni potrebbero essere disposti a partecipare all’azione contro Israele. E nonostante le dichiarazioni dei leader iraniani che le azioni israeliane in corso contro le proprie forze e i suoi emissari porteranno alla distruzione di Haifa e Tel Aviv, sembra che l’Iran non sia realmente interessato alla guerra, in particolare non su territorio siriano o libanese, temendo le conseguenze tanto per la sopravvivenza del regime di Assad quanto per lo status di Hezbollah. (Anche Israele non è interessato a una guerra a tutto campo.) Pertanto, i reciproci attacchi verbali tra Israele e l’Iran obbligano entrambe le parti a garantire che le loro azioni siano dolorose, ma allo stesso tempo misurate, onde evitare una escalation.

Per l’Iran, una possibile arena per una risposta a quella che è percepita come una intollerabile provocazione di Israele è l’arena internazionale, sebbene anche questo non sia privo di rischi e vincoli. Israele, consapevole delle esperienze passate su come l’Iran possa usare le proprie capacità e i suoi emissari per compiere gravi attacchi contro obiettivi israeliani ed ebraici all’estero, si sta preparando alla possibilità che Teheran opti ancora per questo metodo. I principali candidati all’esecuzione di un simile attacco sono le Guardie rivoluzionarie, da sole o in cooperazione con gli operativi di Hezbollah ingaggiati ed esperti nell’organizzazione di attacchi d’oltremare, e forse anche con l’aiuto di elementi locali di vari paesi.

Per l’Iran, ci sono i pro e i contro in merito agli attacchi terroristici d’oltremare contro obiettivi israeliani o ebraici. Le decisioni dipenderanno dalle risposte alle seguenti domande:

a) Uno o più attacchi terroristici a obiettivi israeliani o ebraici d’oltremare sarebbero una risposta commisurata al grave danno subito dall’Iran in Siria, e adempierebbero alla promessa dichiarata di farla pagare a Israele?

b) Fino a che punto un’azione del genere scoraggerebbe Israele dal continuare i suoi attacchi contro le iniziative iraniane per il consolidamento in Siria?

c) Quali sono le possibilità di compiere un attacco senza che i perpetratori o il loro personale di supporto vengano catturati o lascino tracce che riconducono all’Iran?

d) È possibile riuscire a dar seguito alle dichiarazioni d’intenti entro tempi ragionevoli, in modo che la correlazione tra le attività israeliane e la risposta sia chiara? Un efficace attacco d’oltremare richiede una infrastruttura logistica e umana locale collegata ad attivisti esterni. Anche se l’infrastruttura di base esiste già, ci vorrà del tempo per addestrarla a dovere evitando qualsiasi legame incriminante con l’Iran. È necessario raccogliere informazioni precise sugli obiettivi, il che è particolarmente impegnativo, viste le rigide disposizioni di sicurezza israeliane per i loro rappresentanti e istituzioni all’estero. Inoltre, i pianificatori devono tener conto del fatto che in questo momento gli elementi di sicurezza israeliani sono particolarmente vigili e godono anche della cooperazione con gli elementi di sicurezza locali.

e) Come è possibile evitare ulteriori danni all’immagine dell’Iran e precludere un ulteriore isolamento, soprattutto perché gli Stati Uniti stanno conducendo una campagna internazionale volta a infangare il suo nome come paese che usa la frode e l’inganno in ambito nucleare, e come protagonista nella diffusione del terrorismo internazionale? Ad esempio, il fatto di mostrare  il coinvolgimento dell’Iran in un attacco terroristico nell’arena europea, in un attacco che ha avviato e condotto da solo o attraverso un emissario, sosterrebbe la richiesta di imporre sanzioni all’Iran per terrorismo, forse all’interno di una coalizione internazionale. Vi sarebbero anche conseguenze negative in ambito nucleare, dal momento che l’Iran non ha interesse a ostacolare gli sforzi dei paesi occidentali volti a impedire il collasso dell’accordo sul nucleare dopo il ritiro degli Stati Uniti.

f) L’arena: la necessità di Teheran di contenere i rischi di esposizione e il conseguente grave danno diplomatico potrebbero dirigere l’attenzione dei pianificatori verso luoghi in cui questi rischi sono relativamente limitati. Di conseguenza, paesi dell’Africa, del Sud-Est asiatico o dell’America centrale e meridionale sono più adatti degli Stati Uniti o dei principali paesi europei.

g) La natura degli attacchi e un numero approssimativo di vittime, il più possibile:  quando si sceglie il tipo di azione, c’è tensione tra il desiderio di imporre a Israele un tributo pesante e doloroso e la paura di una risposta diretta da parte di Israele, e in particolare di una forte risposta internazionale. Tali risposte saranno direttamente influenzate dal numero delle vittime, dirette e indirette, provocate da un attentato. Ad esempio, un attacco a un aereo passeggeri potrebbe potenzialmente causare terribili stragi e portare Israele a una risposta molto pesante, con una escalation significativa delle sue attività contro l’Iran e potrebbe suscitare anche una forte rabbia internazionale. D’altra parte, il danno inflitto solo ai rappresentanti e alle organizzazioni israeliane manterrà alta la tensione in seno alla sfera bilaterale, se ci sono poche vittime locali.

L’Iran potrebbe optare per un attacco terroristico a obiettivi ebraici identificati con Israele o ai residenti israeliani e ai turisti, che sono meno protetti. I tanti giovani israeliani che si recano in America Latina e in Estremo Oriente dopo aver assolto ai loro obblighi di leva militare potrebbero essere un bersaglio appetibile per un attacco o addirittura per un rapimento, dal momento che l’Iran e Hezbollah possono mostrarli come soldati israeliani.

Il terrorismo d’oltremare sembra essere uno strumento di guerra utilizzato dall’Iran nei casi in cui desidera rispondere, vendicarsi di Israele e inviare messaggi di deterrenza, pur mantenendo la capacità di negare ogni coinvolgimento. Negli ultimi anni, l’opinione pubblica israeliana ha tendenzialmente minimizzato il potenziale pericolo di attacchi terroristici da parte di Teheran e Hezbollah, a causa della risposta iraniana relativamente debole agli omicidi dei suoi scienziati nucleari attribuiti a Israele, e per i falliti tentativi di rappresaglia da parte di Hezbollah per l’uccisione di Imad Mugniyeh, avvenuta nel 2008: Nasrallah ha assicurato a Israele una risposta molto pesante e ha fallito. L’Iran e Hezbollah insieme hanno pianificato almeno 15 attacchi d’oltremare, compresi attacchi a obiettivi in India e in Bulgaria. Pertanto, l’Iran e i suoi emissari non sono stati scoraggiati dai tentativi di danneggiare fuori dai suoi confini, e questo deve essere sempre tenuto presente. La realizzazione a volte non professionale e il successo di Israele – di concerto con elementi di sicurezza stranieri – nello sventare la maggior parte degli attacchi pianificati non sono una garanzia che l’Iran e Hezbollah non miglioreranno le loro prestazioni future.

Ad oggi, Israele non è riuscito a scoraggiare l’Iran e Hezbollah dall’utilizzo dell’arena d’oltremare per attuare ritorsioni e per intimidire Israele. La relativa inerzia di Teheran in questa arena è dovuta principalmente all’autocontrollo, in considerazione del potenziale di complicazioni internazionali e della preferenza di altre arene più disponibili. Il “conto aperto” di Hezbollah con Israele per l’assassinio di Mugniyeh, di cui ha parlato Nasrallah, non è stato chiuso. Inoltre, si sono aggiunti altri “conti aperti” per l’uccisione di altri alti funzionari di Hezbollah e delle Guardie rivoluzionarie iraniane uccise da Israele in Siria. Tutto ciò potrebbe indurre l’Iran e Hezbollah a riconsiderare l’ipotesi dell’arena d’oltremare, ma questa volta Teheran probabilmente sarà più meticolosa puntando a essere professionale nell’attuazione dei propri intenti e sceglierà siti d’azione in cui le opportunità che gli attacchi siano sventati o smascherati sono molto limitate. Né è ancora chiaro se l’Iran si fermerà a questo stadio, se si accontenterà degli sforzi compiuti per attaccare Israele dal campo di battaglia in Siria o se deciderà di operare in altre aree ai confini israeliani e anche oltre. In ogni caso, sembra che le attuali ostilità frontali con Israele incentiveranno Teheran a rinfrescare la propria capacità a compiere attacchi terroristici d’oltremare. Se davvero decidesse di intraprendere questa strada, l’infrastruttura e le capacità a sua disposizione saranno migliori di quelle mostrate congiuntamente dall’Iran e da Hezbollah negli ultimi anni.

 

Traduzione in italiano di Angelita La Spada

Qui l’articolo originale in lingua inglese

 

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