Bisogna dire che Francesca Albanese arriva in ritardo su Rula Jebreal. L’accusa rivolta all’IDF di uccidere i bambini di Gaza sparandogli a distanza ravvicinata è già stata formulata dalla giornalista araba-palestinese e poi ripresa dall’ esagitato comiziante Alessandro Di Battista. Di suo Albanese aggiunge due elementi in più. I bambini che vengono uccisi a sangue freddo sono affamati e non gli viene sparato solo alla testa ma anche nei testicoli.
È chiaro che se si spara già a distanza ravvicinata alla testa di un bambino è sufficiente a liquidarlo, sparargli anche nei testicoli è segno di un’abietta e sfregiante crudeltà. Ma così è.
No, non serve più indignarsi per le uscite di Albanese, e neanche accusarla di antisemitismo. Siamo oltre, ci troviamo nel territorio della black comedy, del cabaret.
A breve ci verrà detto che ai bambini affamati, uccisi con un colpo in testa, è privati per sfregio della loro virilità, vengono anche espiantati gli organi (l’accusa di espianto degli organi da parte dell’IDF sui cadaveri dei palestinesi, insieme a quella di procurare l’impotenza ai futuri adulti di Gaza e della Cisgiordania in virtù di caramelle chimicamente alterate, fanno parte di uno stagionato repertorio).
Tuttavia c’è un dramma nella farsa. Albanese non scrive ciò che scrive per un copione di uno spettacolo di Zelig, ma in veste di consulente ONU. L’altro dramma, assai più grande, è che c’è chi pensa che sia vero.