Il cessate il fuoco tra Hamas e Israele, presentato al mondo dall’amministrazione Trump, in maniera forse un po’ affrettata e teatrale come “piano di pace”, sta mostrando già le prime crepe.
Mettendo da parte l’unico vero esito positivo attualmente riscontrabile, ovvero il rilascio degli ostaggi vivi e alcuni corpi di quelli morti, per il resto la situazione è tutt’altro che rosea. Non soltanto Hamas ha già provato a venire meno alla riconsegna dei resti degli ostaggi morti, non soltanto ha annunciato di non avere alcuna intenzione di consegnare le armi (come previsto, almeno teoricamente, dal piano di Trump), ma ha anche lanciato una spietata caccia al “collaboratore” con tanto di esecuzioni pubbliche e riprese video che servono da monito ma soprattutto da propaganda e con un chiaro messaggio: “comandiamo ancora noi”. Con l’etichettatura di “collaboratori”, Hamas colpisce in realtà chiunque osi contrastarne il potere come del resto ha sistematicamente fatto dal 2007 a questa parte.
Come se non bastasse, il presidente americano, Donald Trump, ha dichiarato alla stampa di non essere preoccupato dai filmati delle esecuzioni: “Hanno eliminato un paio di bande che erano molto pericolose… e hanno ucciso diversi membri…A dire il vero, non mi ha dato molto fastidio. Va bene. Si tratta di un paio di bande molto pericolose. Non è diverso da altri paesi come il Venezuela [che] hanno inviato le loro bande [negli Stati Uniti]”.
All’inizio di questa settimana, Trump ha persino dichiarato di essere d’accordo con il fatto che Hamas riaffermasse il suo controllo su alcune parti di Gaza, suggerendo di aver dato al gruppo terroristico un via libera temporaneo per operare come “forza di polizia” nella Striscia prima che venga formato un governo postbellico per sostituirlo:
“Vogliono porre fine ai problemi, e lo hanno detto apertamente, e noi abbiamo dato loro il nostro consenso per un certo periodo di tempo”.
Insomma, le esecuzioni sommarie di oppositori e i crimini contro la popolazione non infastidiscono Trump che anzi, vede in Hamas un valido strumento di “polizia”.
Trump arriva ad equiparare, in maniera tra l’altro confusa, i soggetti giustiziati da Hamas a “bande venezuelane inviate negli USA”. Si presume che il Presidente americano faccia riferimento ai Tren de Aragua, gang nata nelle carceri venezuelane e poi trasformatasi in organizzazione criminale dedita al narcotraffico, alla prostituzione e legata al Cartel de los Soles, ovvero al regime di Maduro, come del resto più volte indicato da Washington. In che modo i palestinesi giustiziati sarebbero in alcun modo simili ai Tren de Aragua? Bisognerebbe chiederlo a Trump.
Allo stesso tempo però Trump afferma che Hamas si disarmerà con le buone o con le cattive. Forse ci crede veramente, o forse è quello che gli ha assicurato il Qatar, mediatore ma curiosamente anche principale sostenitore e braccio diplomatico di Hamas, oltre che business partner di Steven Witkoff, immobiliarista newyorkese e negoziatore di punta che a Doha è di casa.
Chi conosce veramente Hamas sa bene che farà di tutto per non consegnare le armi e abbandonare il potere. Le esecuzioni di “collaboratori di Israele” servono anche a quello, a rimuovere possibili alternative di governo che non sia Hamas.
In tutto ciò, spicca il silenzio generale delle sinistre europee, dei collettivi e formazioni di estrema sinistra ed anche dei gruppi pro-Pal per quanto riguarda le violenze perpetrate da Hamas nei confronti di altri palestinesi.
E’ quanto meno curioso come costoro, che si definiscono paladini dei palestinesi, non condannino le violenze perpetrate da Hamas nei confronti di altri palestinesi. Un silenzio che è in realtà estremamente eloquente. Bisogna però riscontrare che, almeno fino adesso, non sono emerse condanne nemmeno dalla destra in Italia.
Del resto in Italia la politica fa ancora molta fatica a definire Hamas per come è classificata dall’Unione Europea, ovvero come “organizzazione terrorista”, preferendo invece il termine “struttura militare”.