Editoriali

Israele e il volto dell’Europa

Non c’è assolutamente nulla di cui sorprendersi relativamente allo scatenamento anti-israeliano a cui abbiamo assistito in questi giorni sui media europei riguardo ai fatti che sono accaduti al confine tra Israele e Gaza. Si era già cominciato in aprile, quando Israele aveva iniziato a sparare contro i jihadisti di Hamas che cercavano di sabotare la barriera che separa l’enclave costiera e lo Stato ebraico per introdursi al suo interno.

Dei 60 morti ufficiali, cifra fornita dal Ministero della Sanità di Hamas, 52 erano affiliati di Hamas, come dichiarato esplicitamente da uno de portavoce dell’organizzazione terroristica che governa la Striscia con pugno di ferro dal 2007.

Tuttavia, per gran parte della stampa e della televisione si trattava di “pacifici manifestanti”, di “inermi”, mentre, ovviamente, i soldati israeliani erano e sono dei carnefici che sparano sulla folla uccidendo chi capita loro a tiro.

Perché non c’è niente di cui sorprendersi? Semplice. Perché da cinquanta anni a questa parte, dopo la clamorosa vittoria di Israele nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, l’Europa ha cominciato progressivamente e inesorabilmente a sposare la propaganda antisionista confezionata dall’Unione Sovietica e dai suoi clienti arabi. Il palestinismo è stato inoculato piano piano all’interno dell’opinione pubblica, ma è soprattutto diventato il dogma laico delle elites governative, con, come mosca cocchiera, la Francia vocativamente e risolutamente filo araba.

Nessuno ha saputo evidenziare in modo più lucido e inflessibile di Bat Ye’or questa capitolazione europea:

“Il terrorismo palestinese e l’embargo sul petrolio costrinsero l’Europa a sottomettersi alle condizioni arabe. Nel 1973 il sostegno nei confronti dell’OLP divenne un elemento strutturale indispensabile della politica mediterranea euro-araba. L’antisemitismo, la diffamazione, l’incitamento all’odio e la delegittimazione di Israele divennero una fonte di profitti per l’Europa e andarono a costituire una base inamovibile che condizionò i suoi scambi economici, industriali, commerciali e culturali con il mondo arabo. La decisione europea di sostenere l’OLP in modo da costruire una strategia di unione con il mondo arabo-musulmano del Mediterraneo-Eurabia-ha determinato il condizionamento da parte delle università, dei media e della cultura del pubblico europeo in nome di una politica che ha giustificato moralmente l’eradicazione dello Stato ebraico. Il mondo arabo reclama dall’Europa la creazione della Palestina con Gerusalemme come sua capitale. La resistenza di Israele dal suo suicidio richiesto dall’Unione Europea, esacerba le tensioni. L’Europa paga miliardi ai palestinesi, all’UNRWA e alle ONG che diffondono l’odio per Israele su scala globale, dunque ha contribuito grandemente all’antisemitismo. I motivi di questa campagna sono solo il petrolio, i profitti economici e un virulento antisemitismo di matrice europea travestito da politica umanitaria”.

Questo è lo scenario nel quale ci troviamo a vivere oggi. Va aggiunto che la sinistra è stata, in Europa, il megafono maggiore della vulgata antisionista e anti-israeliana, in virtù della trasformazione del jihadismo musulmano in “resistenza” e dei palestinesi in “vittime” e “oppressi”.

A questo punto il ritratto in nero di Israele era compiuto. Dunque, ogni volta che Israele agisce per difendersi da aggressioni, dalla violenza, da chi cerca di violarne i confini per portarvi morte e distruzione, scatta subito come una tagliola, la condanna unanime, si attua il dispositivo criminalizzante.

Eppure, in tutto questo quadro fosco c’è una buona novella. Israele è in sella, prospero e solido come non mai. In questi ultimi decenni la sua economia ha fatto grandi passi avanti, gli investitori e gli investimenti nei suoi settori principali, tecnologia, start ups, innovazioni mediche, informatiche, di sicurezza, sono aumentati. Così come è in incremento il turismo, il settore edile. Sul piano delle alleanze politiche ha saputo costruire nuove convergenze, dall’Asia, all’Africa, al Sud America, e mai come in questo momento il suo legame con gli Stati Uniti, il suo principale alleato storico, è stato più solido.

L’odio fomentato dalla propaganda non ha impedito e non impedisce a Israele di rinvigorirsi e continuare, come fa ogni giorno, a proiettarsi nel futuro, soprattutto demograficamente, con una media di 3,11 figli per famiglia a confronto di una Europa stanca, velleitaria, senza una identità precisa, dove si fanno sempre meno figli. Un’Europa abitata da fantasmi, da odi vecchi, di cui il più antico e terribile è l’antisemitismo che oggi, con sempre più frequenza, mostra il proprio ripugnante volto butterato.

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