Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Javier Bardem, l’ignoranza travestita da coscienza civile

Un Oscar non basta a trasformare un attore in esperto di relazioni internazionali. Javier Bardem, icona di Hollywood e volto celebrato del cinema europeo, sembra esserne convinto, ma ogni sua dichiarazione pubblica sul Medio Oriente non fa che confermare il contrario. L’ultima sortita del premio Oscar è stata la condivisione di un video datato su Instagram, accompagnato da un commento che ha fatto il giro del mondo: «Le Forze di Difesa Israeliane sono naziste». Una frase tanto brutale quanto infondata, che banalizza la storia e squalifica chi la pronuncia.

Il filmato in questione, divenuto virale già nel 2018, mostra un cecchino israeliano che spara e ferisce — senza ucciderlo — un palestinese sospettato di fomentare disordini lungo la recinzione di Gaza nel dicembre 2017. Bardem ha accompagnato le immagini con un parallelo tanto comodo quanto irresponsabile: paragonare l’esercito di uno Stato democratico all’ufficiale nazista Amon Goth, il boia di Schindler’s List. Secondo l’attore spagnolo, «la stessa logica di terrore e disumanizzazione applicata dai nazisti è quella che le IDF applicano oggi contro il popolo palestinese».

Il linguaggio usato da Bardem non è solo esagerato: è tossico. Equiparare Israele ai regimi genocidari del Novecento significa distorcere la realtà fino a renderla irriconoscibile. Israele è una democrazia che, con tutti i suoi limiti, si trova da decenni a difendere i propri cittadini da organizzazioni che rivendicano esplicitamente la sua distruzione. Missili lanciati contro aree residenziali, attentati suicidi, rapimenti, scudi umani utilizzati da Hamas: tutto questo viene sistematicamente ignorato dall’attore spagnolo, che preferisce dipingere la realtà con tinte manichee, da sceneggiatura hollywoodiana.

Ma c’è di più. Bardem è arrivato a insinuare che l’attuale conflitto possa essere stato innescato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu per distogliere l’attenzione dalle proprie vicende giudiziarie. Una teoria da bar dello sport, degna della propaganda più becera, che non tiene conto di dati, documenti e dinamiche regionali. In questo, Bardem non si distingue dagli influencer che alimentano teorie complottiste: semplicemente gode di un palcoscenico più ampio, grazie al suo status di celebrità. La vera domanda è: perché un attore che pretende di farsi portavoce dei diritti umani concentra la propria indignazione solo su Israele, tacendo di fronte ai massacri perpetrati da regimi autoritari in Siria, Iran o Yemen? Perché non spende parole per i civili massacrati dalle milizie filo-iraniane in Medio Oriente, o per i prigionieri politici rinchiusi nelle carceri di Teheran? Evidentemente perché denunciare quelle atrocità non garantisce la stessa visibilità mediatica né lo stesso applauso in festival cinematografici che hanno fatto del pregiudizio anti-israeliano una moneta di scambio culturale.

Bardem non è il primo né sarà l’ultimo artista che scambia il proprio talento per un’autorizzazione a pontificare su temi che non conosce. Ma la sua voce, proprio perché amplificata da Hollywood, ha conseguenze: alimenta l’odio, rafforza narrazioni tossiche, legittima paragoni storici indegni e contribuisce a isolare uno Stato che combatte per la propria sopravvivenza.

Non si tratta di negare il diritto alla critica verso Israele o il dovere di interrogarsi sulle sofferenze dei palestinesi. Ma quando la critica diventa insulto, quando la legittima analisi politica si trasforma in demonizzazione, allora non siamo più di fronte a libertà di espressione: siamo davanti a propaganda. E che a farsi megafono di questa propaganda sia un attore che ha costruito la sua carriera grazie alla finzione, non rende lo spettacolo meno pericoloso. In definitiva, Javier Bardem non illumina il dibattito internazionale: lo impoverisce. Non porta chiarezza, ma confusione. Non contribuisce alla pace, ma alimenta divisioni. Il suo attivismo militante non ha nulla di coraggioso: è la caricatura ideologica di chi, dal comodo tappeto rosso, pretende di dettare lezioni a chi vive ogni giorno la realtà tragica del Medio Oriente.

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