Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Jimmy Carter: “Obama riconosca la Palestina prima dell’insediamento di Trump”

Jimmy Carter, ex presidente USA notoriamente anti-israeliano, violando una lunga tradizione degli ex presidenti USA – che normalmente, terminato il mandato, si chiudono in un sostanziale silenzio politico – propone a Obama, presidente in carica uscente, di fare presto e di riconoscere immediatamente lo Stato di Palestina prima che sul soglio dello studio ovale si segga il vituperato e odiato Donald Trump. Per l’ex presidente democratico, infatti, la condizione dei palestinesi rischia di peggiorare ulteriormente qualora Obama non si sbrighi.

Ma chi è Jimmy Carter? Come detto, è notoriamente il più anti-israeliano fra gli ex presidenti americani, ponendosi addirittura a sinistra di un Obama che in questi otto anni ha mostrato più volte di non avere in particolare simpatia Israele nonostante i proclami di sostegno e una politica ufficialmente a favore di Gerusalemme. Eccolo dunque che, all’indomani della elezione di Trump, dalle colonne del New York Times, lancia l’allarme e la supplica al presidente uscente: riconosca la Palestina, prima che arrivi Trump.

Carter non ha mai nascosto le proprie simpatie per i palestinesi, tanto che ha sempre accusato Israele di avere boicottato gli accordi di Camp David del ‘78 e di Oslo del ‘93. Ma la verità, come sappiamo, è diversa e coinvolge le pesantissime responsabilità degli stessi palestinesi nel fallimento degli accordi e un sostanziale ritorno all’Intifada. Non si può ricordare che ancora oggi la stragrande maggioranza dei palestinesi, supportata da alcuni paesi arabi, rifiuta categoricamente l’esistenza di uno Stato di Israele in quei territori.

La proposta di Carter, ben delineata nell’editoriale del NYT, comporta sostanzialmente un arretramento dei confini al periodo antecedente il 1967, l’invio di un contingente ONU che “metta in sicurezza Israele” e dunque la nascita di uno Stato Palestinese entro quei confini con una possibilità per le parti di modificarli ulteriormente, attraverso trattative diplomatiche.

Non crediamo però che Barack Obama potrà davvero accogliere l’invito di Jimmy Carter, per due ragioni: la prima è l’imminente scadenza del mandato che non permette di avviare in tempo utile una procedura di riconoscimento. E poi perché un siffatto atto politico rischia di creare un punto di rottura sia con il protocollo presidenziale (che vuole che il presidente uscente non impegni in modo vincolante la prossima amministrazione) sia con la politica estera americana che finora ha sempre tutelato le ragioni di Israele. Ma visti i tempi, mai dire mai.

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