Editoriali

Contro la Brigata Ebraica: i pronipoti di Amin Al Husseini

La bandiera con la Stella di Davide è il vessillo che non  dovrebbe essere esibito oggi, 25 aprile 2018. La stessa bandiera che, prima di diventare quella ufficiale dello stato di Israele, fu consegnata il 3 aprile 1943 da Moshe Sharret dell’Agenzia Ebraica al Generale Ernest Frank Benjamin comandante della Brigata Ebraica. E non dovrebbe essere esibita perché i discendenti ideologici di coloro i quali negli anni Trenta e Quaranta erano a fianco del Mufti di Gerusalemme, il criminale di guerra filo-nazista Amin Al Husseini, sono riusciti a influenzare l’ANPI e a strumentalizzare la commemorazione odierna.

All’epoca la mostrina della tredicesima Divisione SS composta dai volontari musulmani i quali riconoscevano in Amin Al Husseini la loro guida spirituale, raffigurava una mano che brandiva la scimitarra e la svastica. Nel 2016, nella cittadina di Beit Ummar in Giudea e Samaria venne innalzata una bandiera nazista per ricordare, se ce ne fosse bisogno, questa indelebile continuità. Continuità che di nuovo è stata ribadita recentemente a Gaza, durante gli scontri che si sono avuti al confine con Israele, quando, i manifestanti hanno conficcato nel terreno una bandiera palestinese corredata di svastica e in seguito hanno fatto uso di aquiloni sempre con svastica muniti di bottiglie incendiarie.

I discendenti dei filo-nazisti di allora, i quali attendevano solo la vittoria di Rommel in Nord Africa per proseguire in Palestina l’opera dei volonterosi carnefici di Hitler, hanno creato le condizioni, nel giorno in cui si celebra la liberazione italiana dal nazi-fascismo, affinché chi diede il suo contributo alle forze alleate debba essere marginalizzato, scortato o idealmente cacciato dai cortei che celebrano questa ricorrenza.

Tutto ciò non solo è grottesco e paradossale ma è infame. E’ infame che i fiancheggiatori del terrorismo arabo-palestinese, di cui uno dei grandi rappresentanti, Yasser Arafat, venne amorevolmente avviato alla lotta armata proprio dal Mufti di Gerusalemme, siano in grado di imporre una sorta di conventio ad excludendum nei confronti della Brigata Ebraica.

La Brigata sfilerà a Milano (ben scortata, è già questo è indegno), ma a Roma, per ragioni di opportunità, non parteciperà alla manifestazione ufficiale, come è già avvenuto l’anno scorso.

La dice lunga sulla situazione attuale il fatto che possano determinarsi condizioni così assurde e intollerabili. La dice lunga sulla carenza istituzionale e politica nell’agire per arginare i facinorosi pro-palestinesi, tra i quali si sono inseriti anche militanti del BDS, il movimento per il boicottaggio di Israele in buona parte finanziato dall’Iran, il cui scopo è quello di isolare lo Stato ebraico a livello internazionale.

Le bandiere palestinesi non hanno niente a che vedere con il 25 aprile. E’ evidente a tutti che esse vengono sventolate solo ed esclusivamente a scopo provocatorio e intimidatorio nei confronti della Brigata Ebraica. Sono una pura strumentalizzazione dell’occasione per insultare Israele. Rappresentano uno sberleffo atroce e una vittoria postuma  di Amin al Husseini in una giornata che celebra la liberazione da coloro di cui egli era un fedele alleato.

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