Storia di Israele e dell’Ebraismo

La difesa degli ebrei nell’URSS gorbacioviana: Un caso epocale

“Cosa sta facendo una bionda bellezza russa come lei in questa sinagoga?”; questa domanda fu rivolta a Katherine Orlova, moglie del celebre giornalista russo-sovietico Vladimir Vladimirovich Posner, da tal Smirnov Oshtashvili. La Orlova non si trovava all’interno di una “sinagoga”, ma stava ascoltando presso la Casa degli Scrittori di Mosca un discorso del marito, figura disprezzata da Oshtashvili secondo cui Pozner faceva parte di un “complotto sionista per distruggere la Russia”.
Non sapendo che i due fossero sposati, Oshtashvili proseguì con le sue confidenze, raccontando alla donna di essere membro di un gruppo antisemita ed ultra-nazionalista denominato “Paymat” (esistito tra gli anni ’70 e i ’90 del secolo scorso) con decine di migliaia di aderenti in tutto il Paese e il cui obiettivo era “restituire la Russia ai russi sbarazzandosi di tutti gli ebrei nazisti (!) che avevano tradito il Paese e continuavano a tradirlo anche oggi”.

Nel 1990*, lui e alcuni dei suoi avrebbero interrotto una riunione di scrittori ebrei-sovietici, ma grazie a uno dei partecipanti munito di una videocamera, i suoi insulti razzisti vennero registrati e Oshtashvili fu arrestato, processato e condannato a due anni per antisemitismo. Si trattava della prima condanna di questo genere non soltanto in Unione Sovietica, che con il nuovo corso gorbacioviano rompeva con la sua tradizionale ostilità nei confronti della comunità ebraica nazionale (ostilità oggi riemersa sotto Putin), ma probabilmente in assoluto. Smirnov Oshtashvili sarebbe morto poco tempo dopo, suicida in prigione.

*l’incontro tra lui e la Orlova avvenne alla fine degli anni ’80

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