Note a margine

La stupidità criminale e le sue conseguenze

La fine della soap opera sulla «Global Sumud Flotilla», che aveva deliziato i suoi sostenitori con false partenze, musica degli Abba, balletti e battibecchi tra i suoi membri, ha scatenato un’ondata di reazioni isteriche, pianti, singhiozzi, nonché appelli a «dare fuoco a tutto». È un fenomeno noto in psicologia come «lutto post-serie TV».

Questi atteggiamenti scomposti e collerici, non possono non indurci a riprendere il discorso sulla stupidità degli adepti della religione politica «palestinista». Jean Cocteau scrisse: «La tragedia del nostro tempo è che la stupidità ha cominciato a pensare». Ed è proprio questa la cifra della stupidità dei filo-palestinesi: essa è dotata dei segni esteriori dell’intelligenza e adornata dalla retorica dell’impegno. Una stupidità benpensante, che si vuole prestigiosa e si pavoneggia sui media.

La loro caratteristica è quella di sistemarsi comodamente nel campo delle «buone battaglie» e delle provocazioni calcolate, al fine di incarnare con la necessaria fermezza il Bene e il Giusto. Assumono così la forma dei «nobili estremisti», e più in particolare di «attivisti» impegnati, nientemeno, che per la salvezza del mondo e della nostra comune umanità.

La «causa palestinese» è la più facile delle lotte, non solo perché ha alle spalle una lunga storia di estremismo politico, ma perché si rivolge contro Israele, uno Stato nazionale sovrano, dotato di una solida economia capitalista e di un’identità radicata nella tradizione religiosa, che ne fanno il bersaglio perfetto di tutti gli «ismi» e gli «anti-ismi» di buona reputazione: femminismo, antirazzismo, anticapitalismo, ambientalismo, decolonialismo, antifascismo.

Tra le fila degli «attivisti», accanto agli stupidi semplici e comuni che, colpiti da una generale debolezza della comprensione, credono davvero alle menzogne raccontate su Israele e gli ebrei, illustrando così una stupidità «onesta» o schietta, spesso sfruttata attraverso contenuti altamente emotivi come quello dei «bambini uccisi a Gaza», troviamo un gran numero di individui che incarnano la forma «più pericolosa», secondo Robert Musil, della stupidità: quella sofisticata, «colta», a volte sottile ma sempre immodesta. Non la semplice mancanza di intelligenza, riducibile alle difficoltà di comprensione proprie di una mente passiva, ma una forma di attività del pensiero che mette l’intelligenza al servizio di cause criminali.

La testa dello stupido sofisticato non è vuota, ma piena di certezze condensate in un numero limitato di frasi preconfezionate, slogan e sillogismi capziosi. Convinzioni ideologiche che lo eccitano e lo spingono all’azione «radicale» (salpare con la Flotilla è una di queste). Tale genere di «attivista» non pensa, bensì «è pensato» dall’ideologia. Vive immerso in una «seconda realtà» dove causa ed effetto sono invertiti e la coscienza, invece d’intendere i «fatti», genera immagini mentali sostitutive della realtà. È così che il «palestinista» militante, su uno sfondo di serietà intellettuale, riesce a credere alle più volgari panzane della propaganda antisionista: dai soldati dell’IDF che sparerebbero ai testicoli dei bambini fino al negazionismo sugli stupri del 7 ottobre.

Siamo così di fronte a quella che Eric Voegelin chiamava «stupidità criminale», dal momento che si pone al servizio di chi danneggia altri esseri umani, sempre foriera di catastrofi quando cede alla vertigine dell’allineamento e diventa «di massa». Queste «anime belle» rincretinite sono diaboliche: sventolando pretese umanitarie, si genuflettono alla barbarie islamista.

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