Editoriali

La zona dell’incertezza

Speme ultima dea. Il piano di pace architettato dall’Amministrazione Trump e limato di concerto con Israele, ha, come punto saliente e inderogabile, la consegna completa degli ostaggi, vivi e morti e la dismissione di Hamas. Le due cose sono strettamente collegate.

Gli ostaggi sono stati e sono ancora per Hamas la principale assicurazione per la sopravvivenza. Una volta ceduti in blocco ad Israele, l’organizzazione terrorista non ha più alcuna leva negoziale. Ed è stata questa leva, soprattutto, che finora ha allungato a dismisura una guerra che priva del bottino umano saccheggiato, si sarebbe già conclusa tempo fa.

Il piano di pace, ovvero il piano per concludere la guerra, non lascia a Hamas alcuno spazio di manovra. Dopo il rilascio degli ostaggi, Hamas dovrà cedere le armi e rinunciare ad avere un ruolo politico nel futuro della Striscia. Sono gli obiettivi della vittoria di Israele, quelli che Netanyahu ha continuato a ribadire. A Israele verrà concesso inoltre di mantenere nella Striscia le sue forze armate per un perimetro che gli consenta la salvaguardia della propria sicurezza. Dunque, in estrema sintesi, il piano disegna la capitolazione non cruenta degli autori dell’eccidio del 7 ottobre. L’alternativa al loro rifiuto di accettarlo è il proseguimento della guerra con il pieno appoggio americano, fino all’ eliminazione.

L’accettazione del piano da parte di Hamas, per il momento si limita ad alcuni punti, ma lascia nel vago gli aspetti che riguardano appunto la sua consegna all’irrilevanza. Appare chiaro che ci sia la volontà di riaprire i negoziati e trovare un modo in cui sia possibile salvaguardarsi.

Hamas non è più una struttura con un organigramma compatto, è diventata una realtà composita e frammentata, abitata da diverse fazioni, quelle più aperturiste che comunque confidano di riuscire a trovare uno spazio possibile a Gaza e quelle più oltranziste votate alla lotta continua fino alle estreme conseguenze. Quale anima prevarrà è al momento azzardato prevederlo. Restano vaste incognite che non permettono alcun pronostico certo. Lunedì, a Sharm al Sheik, i mediatori americani e israeliani si incontreranno con i rappresentanti di Hamas per definire la modalità del rilascio degli ostaggi. Trump ha dichiarato che non accetterà né  deroghe né  manovre diversive.

Forse si è nei pressi di una svolta reale, oppure di fronte a un fragile fondale di scena pronto a cadere in fretta, come accade spesso in Medioriente, per lasciare di nuovo spazio alla ripresa della guerra.

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