L’assuefazione alla menzogna, alla propaganda, crea una realtà parallela, come quelle raccontate da Philip K. Dick, o come nell’ambito della logica modale. In questi mondi possibili, il sionismo, movimento di riscatto di un popolo nato sulla scorta dei movimenti di emancipazione nazionale ottocenteschi, si trasforma in impresa coloniale ai danni di un popolo autoctono “palestinese” o, come ha dichiarato Lucio Caracciolo a Peter Gomez durante la puntata di ieri de La Confessione, un movimento fondato su un presupposto teologico.
Per Caracciolo, nella sua versione ucronica, gli ebrei sarebbero tornati a Sion basandosi sulle promesse divine fatte ad Abramo, non, come è avvenuto realmente, perché quella è la terra dove il popolo ebraico ha avuto origine. Herzl, Ben Gurion, Weizmann, Jabotinsky erano religiosi quanto Cavour o Mazzini, ma, nella versione alternativa, i sionisti si trasformano in fondamentalisti, in fanatici religiosi. Si tratta solo di un esempio, minimo, di distorsione storica, di manipolazione. I maggiori sono altri, ben noti, ovvero che Israele occuperebbe abusivamente terra araba, pardon “palestinese”, che segregerebbe i palestinesi, che sarebbe razzista, che ucciderebbe i bambini di Gaza per il gusto di farlo, che sterminerebbe la popolazione della Striscia (sempre nella stessa intervista Caracciolo ha detto anche questo, ormai un luogo comune), per poi arrivare al genocidio e così via.
Questo modello di realtà è coerente, interamente, spudoratamente falso, ma coerente e fondato sul postulato che Israele è uno Stato canaglia, anzi lo Stato canaglia per eccellenza. Coerente nei suoi assunti, come il modello di realtà creato dal nazismo, in cui gli ebrei erano una razza inferiore a quella ariana, ma dotata di grandi poteri di contaminazione e subdolamente intenta a volere soggiogare il mondo, per cui, andava sterminata.
Chi vive dentro la realtà alternativa proposta contro Israele, non ne uscirà, ritenendo che sia vera, come, appunto, un personaggio di Philip K. Dick, intrappolato in un ologramma della mente, in una allucinazione. Perdete ogni speranza voi che entrate, loro. Per noi, invece, che ne siamo fuori, la visione è limpida: Israele sta combattendo dal 1948 contro le forze programmaticamente sterminazioniste del jihadismo, che, di volta in volta, si sono incarnate negli eserciti arabi, nell’OLP e le sue sigle, nell’Iran e in Hamas, e che godono di una vasta rete di fiancheggiatori occidentali.
Oggi, Keir Starmer, primo ministro del Regno Unito, annuncerà il riconoscimento dello Stato palestinese, un altro tassello della realtà parallela, in cui prende corpo, per flatus vocis, uno Stato privo di confini, governo, capitale, mentre, sotto la pressione del Qatar, sponsor glamour del jihadismo e di Hamas, la UEFA, beneficiaria delle cospicue donazioni dell’emirato, sta considerando l’espulsione di Israele da tutti i propri eventi sportivi.
Mettere Israele nel ghetto è uno dei risultati pratici dell’offensiva in corso, della sua accanita demonizzazione, un film già visto con gli ebrei e che si ripete con il loro Stato, perché la storia ci mostra che le realtà alternative, quando sono consolidate e agite, hanno prodotto e sono ancora in grado di produrre, effetti devastanti.