Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Israele e i suoi demonizzatori

Esce oggi in libreria il nuovo libro di Niram Ferretti, Maledetto Israele! La crociata contro lo Stato ebraico, edito da Liberilibri. Ne pubblichiamo un breve estratto.

Il 7 ottobre 2023 si aprono le porte dell’inferno. Sono passate solo poche ore da quando i jihadisti di Hamas, il gruppo rigorista salafita che controlla la Striscia di Gaza dal 2007, hanno fatto irruzione nel sud di Israele uccidendo barbaramente 1200 cittadini israeliani, uomini, donne, bambini, vecchi, ragazzi e ragazze, rapendone 251, tra cui un infante che verrà in seguito strangolato a mani nude, e già c’è chi, in Occidente, esulta per l’impresa.

E’ già tutto pronto, il dispositivo, la macchina costantemente oliata dell’odio contro lo Stato ebraico, della sua messa sotto accusa. Siamo solo all’inizio, ma è sempre lì che ci troviamo, da dopo il 1967, anno della guerra dei Sei Giorni, della disfatta araba, del genocidio, quello vero, che avrebbe dovuto essere compiuto, l’inizio del capovolgimento della verità, della straripante onda fecale della menzogna. Ogni volta che, da allora, Israele si difende, l’accusa non cesserà mai di essere la stessa: colpevole. Non l’aggressore, ma la vittima.

Categoria fondamentale, totem del nostro tempo, il ruolo della vittima diventa quello del carnefice, in un perfetto capovolgimento di ruoli. C’è sullo sfondo il passato che ritorna, si riaffaccia prepotentemente. C’è, a monte di tutto, un’accusa antica rivolta non agli israeliani, ma agli ebrei, di essere loro la causa dell’antisemitismo. Risale al basso Medioevo, con i libelli del sangue, quando gli ebrei venivano imputati di uccidere bambini cristiani per utilizzare il loro sangue, da Guglielmo di Norwich a Simonino da Trento, si ripresenta poi a metà Ottocento con i pogrom nell’Europa dell’Est (il sobillarsi delle folle è dovuto unicamente alle loro malefatte!), viene rivolta oggi a Benjamin Netanyahu. Il succo è questo, “Se vi aggrediscono, se vi odiano, se vi uccidono, qualcosa dovete avere fatto, anzi la colpa è solo vostra”.

Ci troviamo al cospetto dell’inversione pura, del paradosso malefico, che sempre si ripresenterà. Più in là, a monte, pesa sugli ebrei, poiché la distinzione tra ebrei ed israeliani è solo speciosa, strumentalmente comoda, come vedremo subito, un’altra accusa più terribile e tenebrosa, di essere deicidi. Anche se, dalla pacificante dichiarazione Nostra Aetate del 1965, in cui la responsabilità collettiva ebraica per la morte di Gesù veniva ricusata, duemila anni di antigiudaismo propugnato dalla Chiesa con determinata e implacabile continuità, da Padri augusti, teologi e menti sopraffine, Giovanni Crisostomo, Agostino, Martin Lutero, il quale giunge all’apice del parossismo con Degli ebrei e le loro menzogne, restano come un lascito culturale difficile se non impossibile da cancellare. Sinagoghe come latrine, antri satanici, luoghi empi e putrefatti. Tutto questo armamentario retorico si deposita nei secoli, non si dissolve, resta incistato nella psiche collettiva, si ripresenta in altre forme. La tenebra demoniaca della sinagoga diventa quella dello Stato degli ebrei, la reiezione del popolo deicida diventa quella di Israele, paria tra gli Stati. Siamo sempre lì, alla scena primordiale, agli ebrei omicidi e sanguinari. La guerra a Gaza, rappresenta in questo senso, l’occasione per dispiegare con la massima potenza tutto l’armamentario dell’odio anti-israeliano il quale fa rampollare inesausti i più consolidati tropi antisemiti.

 

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