Elementi di propaganda

“Mr. Fafo”: la star di Hamas muore all’interno delle faide di Gaza

«Mr. Fafo è stato ucciso a Gaza». Con questa frase, ripresa dall’emittente israeliana Kann e da diversi canali Telegram, si è diffusa la notizia della morte di Saleh al-Jafrawi, giovane palestinese divenuto simbolo della guerra sui social. Per mesi la sua immagine, sempre in prima linea tra le macerie di Gaza, ha rappresentato la versione digitalizzata della propaganda di Hamas. Secondo fonti israeliane e arabe, al-Jafrawi sarebbe stato ucciso nella zona di al-Sabra, nel sud della Striscia, durante violenti scontri tra miliziani di Hamas e il clan Dughmush, una delle famiglie più potenti e armate di Gaza. Il suo corpo sarebbe stato ritrovato dopo ore di combattimenti che hanno trasformato l’area in un campo di battaglia urbano.

Dall’ottobre 2023, al-Jafrawi era diventato una figura onnipresente sui social network. Indossava spesso la pettorina “Press”, fingendosi reporter tra le rovine, e compariva in ruoli sempre diversi: medico, soccorritore, donatore di sangue o vittima ferita. Una costruzione mediatica che – secondo diversi analisti – serviva a umanzzare la narrativa di Hamas, mescolando attivismo, vittimismo e spettacolarizzazione del dolore. La sua ascesa era iniziata proprio il 7 ottobre 2023, quando aveva pubblicato un video celebrativo del massacro compiuto da Hamas in Israele. Poche ore dopo, aveva diffuso una seconda clip in cui appariva terrorizzato sotto le bombe israeliane. La contraddizione tra le due immagini gli valse il soprannome di “Mr. Fafo”, abbreviazione di Fuck Around and Find Out, espressione americana che significa «cerchi guai e li trovi».

Nel giro di settimane, la sua figura divenne virale: milioni di follower su Instagram e TikTok, centinaia di video condivisi, e un’aura da “reporter del popolo” che lo rese una vera star digitale della guerra. Ma dietro quella popolarità si nascondevano accuse di arricchimento illecito: al-Jafrawi avrebbe gestito fondi per circa dieci milioni di dollari raccolti online per gli abitanti di Gaza, una parte dei quali mai arrivata ai destinatari. La BBC ha documentato le ultime ore della sua vita. Secondo il ministero dell’Interno di Hamas, «le unità di sicurezza hanno circondato una milizia armata nella zona di Gaza City e si sono impegnate in intensi combattimenti per arrestarne i membri». Fonti locali parlano di otto uomini di Hamas uccisi e diciannove membri del clan Dughmush rimasti senza vita.

Testimoni oculari hanno riferito che gli scontri sono esplosi nel quartiere di Tel al-Hawa, dove una forza di oltre 300 combattenti di Hamas ha assaltato un blocco residenziale per espellere gli uomini del clan. L’obiettivo, secondo fonti palestinesi, era ristabilire il controllo del movimento islamista in un’area considerata da tempo roccaforte dei Dughmush. «Questa volta le persone non fuggivano dagli attacchi israeliani, ma dalla propria stessa gente», ha raccontato un residente alla BBC. Decine di famiglie sono scappate nel cuore della notte, mentre le milizie facevano irruzione negli edifici lanciando granate e sparando razzi anticarro. Il clan Dughmush, conosciuto per la sua forza militare e per antichi contrasti con Hamas, aveva già combattuto contro il movimento nel 2007, quando quest’ultimo prese il controllo della Striscia dopo aver cacciato Fatah. Da allora, i rapporti tra le due fazioni sono rimasti segnati da rivalità, vendette e competizioni per il potere. La morte di Saleh al-Jafrawi, a soli vent’anni, diventa così simbolo della degenerazione interna di Gaza: una guerra dentro la guerra, combattuta non più contro Israele ma tra i vari potentati che si contendono territori, armi e consenso. Dietro la figura di “Mr. Fafo” si riflette il volto ambiguo di un conflitto in cui la propaganda diventa strumento di sopravvivenza politica e mediatica. E la sua fine violenta, per mano dei suoi stessi connazionali, segna la caduta di un’icona costruita a colpi di video e slogan, consumata nello stesso caos che l’aveva resa celebre.

 

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