Note a margine

Soccorso rosso

Di Anna Foa non si può dire che non sia coerente. Da anni ci racconta Israele come una terribile distopia, da quando, ovviamente, c’è il governo di Netanyahu, per lei la peggiore destra al mondo.

L’Israele attuale, per la Foa è appena meno peggio dell’Iran, come ci ha illustrato nel suo opuscoletto ideologico, Il suicidio di Israele insignito recentemente del Premio Strega saggistica. Ora la Foa, con un post Facebook, è andata in soccorso di Francesca Albanese, la più persistente e inflessibile demonizzatrice di Israele che l’ONU abbia mai arruolato nelle sue file e inserita dal Simon Wiesenthal Center al secondo posto della sua «2022 Top Ten Worst Global Anti-Semitic Incidents», dove si  legge: «Albanese è un’enciclopedia ambulante anti-israeliana e ha fatto sproloqui antisemiti, tra cui l’affermazione che la “lobby ebraica” gestisce gli Stati Uniti. Albanese ha espresso aperta simpatia per i gruppi terroristici palestinesi, ha accusato “l’oppressore” Israele di potenziali crimini di guerra, ha paragonato Israele alla Germania nazista». Forse è esattamente questo paragone ad avere suscitato nella Foa particolare simpatia, https://www.linformale.eu/come-il-terzo-reich/.

La Foa scrive che la Albanese, che non ha mai definito Hamas una formazione terroristica, che ha negato il suo costitutivo antisemitismo, che ha affermato che Israele non ha diritto di difendersi, che esso occupa abusivamente la regione dal 1948, è vittima di una “indegna persecuzione”, dando così corda al vittimismo del sedicente avvocato, che ormai manca solo nei quiz televisivi a premi per propagare senza mai un contraddittorio le sue menzogne contro lo Stato ebraico, ma ama affermare di essere bandita dagli spazi pubblici.

Per la Foa, sempre nel suo post, le accuse di antisemitismo rivolte alla Albanese sarebbero “ridicole”. Peccato che una storica di ben altra caratura, Deborah Lipstadt, inviata speciale degli Stati Uniti all’ONU contro l’antisemitismo, abbia affermato che la «sfacciata retorica antisemita» della Albanese rappresenta «un modello consolidato» che «mina gravemente» la sua credibilità come funzionaria delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Difendere la Albanese, che al posto di Israele vorrebbe uno Stato islamico, per la Foa è necessario al fine di difendere la nostra libertà di parola, perché abbiamo tutti il diritto di esprimere e di affermare ciò che pensiamo, e “Tutti potremmo essere accusati di tutto”.

Per la Foa non ci deve essere limite alla libertà di pensiero e di scrittura. In fondo non fu Noam Chomsky nel 1980, a curare la prefazione dell’opera  del negazionista Robert Faurisson Mémoire en défense contre ceux qui m’accusent de falsifier l’histoire. La question des chambres à gaz (“Memoria in difesa contro coloro che mi accusano di falsificare la storia. La questione delle camere a gas”) sostenendo il principio della libertà di espressione di tutti, e quindi anche quello di Faurisson?.

Vanno salvaguardati questi ebrei progressisti che in nome di principi astratti accorrono in difesa di coloro che come l’Albanese vorrebbero la dismissione dello Stato ebraico. Senza di loro le fila degli odiatori di Israele perderebbero chi contribuisce a mantenere in vita la loro narrativa. Ad ascoltare o leggere la coppia Foa-Albanese in merito a Israele, non si può non riconoscere che Hamas abbia ragioni valide nel sostenere le sue tesi.

 

 

 

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