Numerosi giornalisti e «opinionisti» occidentali presentano gli sforzi di Israele per difendersi come «crimini di guerra». Non importa quanto precisi siano i suoi attacchi, come accaduto coi cercapersone e i walkie-talkie di Hezbollah, l’IDF sarà comunque accusato di compiere uccisioni «indiscriminate». Si tratta di una distorsione della realtà che merita di essere indagata.
Tutti coloro che condannano le azioni dello Stato ebraico volte a contrastare la minaccia rappresentata dall’antisemitismo apocalittico di Hezbollah e Hamas, considerano Israele un progetto criminale e «coloniale». Quando si nutre un odio intenso e irrazionale per una nazione, ma per galateo e convenienza non si può chiederne direttamente la cancellazione dalle mappe, allora si invita quella nazione ad abbassare le armi, a diminuire le difese e a non reagire alle «provocazioni» – anche se si tratta di «provocazioni» mortali.
Intimare a Gerusalemme di cessare i bombardamenti su Gaza, roccaforte di Hamas, e di eliminare i militanti di Hezbollah, come fanno tanti presunti pacifisti e anche tanti fasulli «amici di Israele», significa desiderare l’omicidio degli ebrei. Solo la sconfitta degli islamisti, infatti, può garantire la sicurezza dello Stato ebraico e la pace in Medioriente.
Ogni tattica adottata da Israele è considerata illegittima perché proviene dallo Stato ebraico e perché l’Occidente non riesce a tollerare l’ebreo che si difende, che vuole vedere inchiodato per sempre nel ruolo di vittima e di «pecora al macello». Il problema non sono i mezzi bellici impiegati, dunque, ma gli ebrei che li usano. Le finte preoccupazioni circa i «diritti umani» dei militanti di Hezbollah sono una forma di giudeofobia.
Negare al solo Israele la possibilità di reagire ai suoi nemici, ossia richiedergli un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico, stando anche a quanto stabilito dalla International Holocaust Remembrance Alliance, è espressione di antisemitismo.
Inoltre, se si rimane impassibili quando gli israeliani vengono assassinati, ma si diventa furenti quando i loro carnefici saltano in aria, non si è «antisionisti», «pacifisti» o «umanitari» ma ulteriormente antisemiti.
Israele, attraverso la detonazione dei cercapersone, ha inviato un messaggio importante non solo a Hezbollah, ma a tutto il mondo: non si possono più uccidere impunemente gli ebrei. La presa d’atto che così tanti «progressisti» dell’Occidente sembrino infastiditi dal fatto che, oggi, a differenza di settant’anni fa, assassinare gli ebrei sia diventata un’attività assai rischiosa, rende il quadro ancor più inquietante.
Israele, a ogni modo, non si farà intimorire dalle prefiche venute a piangere sui cadaveri dei terroristi e dei loro simpatizzanti. Tirerà dritto. Dopotutto, ne va della sua sopravvivenza.