Maledetto Israele!- La crociata contro lo Stato ebraico, Prefazione di Giuliano Ferrara, Liberi libri, 2025
Benedetto Israele! Questa sensazione, giudizio, speranza si ottiene dalla lettura di “Maledetto Israele!”, l’ultimo libro di Niram Ferretti, pubblicato dalla storica casa editrice libertaria.
Dalla conoscenza documentata, argomentata, sia scientifica sia di controllata emozione, si comprende e ci si domanda il perché di questa montagna di odio, oceano di abominevole mostrificazione della Patria ebraica, ossessiva, fanatica, nichilista, sterminazionista. Scatenata da menti chiuse, corazzate, oscurantiste. Israele oggetto di maledizione, perché soggetto di benedizione.
L’autore mostra il piano genocida, apocalittico, sadico, per l’eliminazione della nazione ebraica, inaugurato il 7 ottobre 2023. Ferretti rompe la muraglia dell’imperialismo mediatico della menzogna, allineato alla voce dei carnefici, restituisce la parola al popolo ebraico e al suo Stato. Con il coraggio controcorrente della ricerca della verità a ogni costo, senza farsi intimidire dal coro dei malvagi e dei sottomessi. Con una ricostruzione empirica fattuale e la fedeltà ai valori perenni degli uomini liberi, alla civiltà e dignità della persona umana.
Questo libro è un compendio di libertà e speranza, utile e giusto, che smaschera, confuta, demolisce il male nero dell’odio mortale, del primato della morte del terrore totalitario. Raddrizza con energia e competenza un mondo capovolto e ci offre uno strumento di chiarificazione, di amore per la libertà, di sfida, di un’umanità che resiste a una disumanità radicale che uccide con le parole e le armi, che schiavizza menti e cuori.
Leggo il libro proprio il 7 ottobre, mentre verifico angosciato ma non sorpreso, che la principale istituzione mediatica, il TG Uno, commemora i martiri dei kibbutz – persone inermi, pacifiche, pacifiste – macellate e seviziate con indicibile orrore e, un minuto dopo, adotta la voce di Hamas. Sì, la voce dei feroci assassini. Nello stesso giorno, sacro alla memoria, il male assoluto non si nasconde: si esibisce con dimostranti che inneggiano al 7 ottobre come “azione di resistenza”. Accade in Italia, non accade in nessun paese arabo. Si esplicita, si rivendica una politica ordinaria di genocidio degli Ebrei con modalità peggiori di quelle del nazifascismo germanico. Con offesa mortale alla Resistenza italiana: siamo ridotti a ricordare che essa fu antifascista, non filofascista come diventa nel ribaltamento spudorato dei dimostranti. Considerazioni elementari, anche di senso comune, che valorizzano la funzione del libro in questione. Un testo che ci aiuta a comprendere che occorre tanta razionalità e sangue freddo per non cadere in un abisso di orrore infinito, come reattivo immediato di coscienza sensoriale, davanti alla dismisura della maledizione di Israele, fisica e verbale, gettata a valanghe ripetute e continue sullo Stato ebraico e il suo popolo coraggioso.
L’immaginario più crudele, il dare morte con sadica atrocità, il veleno della parola più falsa sono stati superati dai nudi fatti dell’accadere.
Ferretti mette a nudo i mostri, e i lettori restano inorriditi per l’evidenza di un abisso infernale di una disumanità implacabile che, nell’uccidere gli ebrei, intende schiavizzare il mondo intero. Il libro è compatto, maledettamente avvincente, si legge d’un fiato, sia da parte di chi già sa sia da parte di chi sapoco o quasi niente.
Giuliano Ferrara, nella prefazione, individua un nodo essenziale:
“Con la guerra di Gaza, cioè con la risposta al fuoco sterminatore del 7 ottobre, il sionismo diventa apartheid, razzismo, colonialismo, nazismo.
Intorno al messianesimo e alla santificazione rituale biblica fu ingaggiata una feroce battaglia di liquidazione e annientamento che procede dalla Roma imperiale, passa per il cristianesimo patristico, per la riforma protestante, dalla maledizione rituale, dal ghetto e dall’assimilazione, si è passati al progetto compiuto e tecnicamente attrezzato, dunque all’idea e alla pratica della soluzione finale, ha preso corpo il contro-mito nazionale ebraico detto sionismo, con l’esodo e la fondazione di una comunità di lingua, di fraternità, di solidarietà, di luce umana, e di salvezza e saldezza terrena”.
Ugo Volli, nella Postfazione, descrive l’enormità della disinformazione sistematica contro lo Stato Ebraico, contro la democrazia e i valori occidentali. Evidenzia l’industria Goebbels di Hamas, voluta dall’Iran e finanziata dal Qatar:
“Hamas pratica la guerra asimmetrica, ma non è una banda guevarista bensì un esercito organizzato, che fra l’altro si è dotato di un grande settore: a quel che si dice, milleduecento addetti alla ‘guerra psicologica’, cioè a fabbricare foto e filmati, inventare false notizie, proporre campagne di opinione (‘gli ospedali, ‘la fame di bambini, etc) approfittando dell’abitudine dei giornalisti occidentali di non cercare da sé le notizie e i documenti che riguardano gli arabi, ma di avvalersi di ‘informatori’ e ‘giornalisti’ locali, che sono risultati quasi tutti inquadrati da Hamas”.
Ferretti smaschera una mitologia progressista che non riesce a coprire un nefasto oscurantismo regressivo:
“Tanatofilia, martirio, misoginia, patriarcato, omofobia, tutto insieme unito, il kit completo che ad ogni progressista dovrebbe suscitare orrore puro, ma che invece viene rimosso dalla scena per lasciare il posto all’odio nei confronti di Israele, dove, a parte le frange religiose più tradizionaliste, è tutta una glorificazione della laicità, del pluralismo delle idee, della libertà sessuale, del libertinismo ludico-edonistico. Ma la ragione sprofonda nelle tenebre, quando al suo posto vengono issati totem ideologici”.
Appunto, quelli che con il senso comune sarebbero parole di un palese veterofascismo e passatismo reazionario, cercano di occultarsi con una sottile etichetta progressista.
Del 7 ottobre va riconosciuto il suo terribile significato di applicazione dello Statuto di Hamas, come “l’antipasto di quello sterminio programmatico degli ebrei che, se il gruppo jihadista avesse avuto la possibilità di realizzare, non avrebbe esitato a compiere su larga scala”. Uno degli ostaggi, poi rilasciato, ha raccontato che gli aguzzini di Hamas gli hanno fatto vedere un video sulle adunate anti-israeliane alla Columbia University di New York e, compiaciuti, gli hanno detto che le consideravano un loro esercito politico.
L’implacabile universale guerra ibrida di Hamas e soci risulta vincente e dominante:
“Essere riusciti a mascherare una guerra santa fondata sull’antisemitismo come un azione di resistenza contro una occupazione; essere riusciti a portare dalla propria parte, in virtù della risposta militare israeliana a Gaza, la quasi totalità del comparto mediatico occidentale; essere riusciti a far dimenticare l’origine della guerra, la truculenta macelleria di ebrei del 7 ottobre; aver fatto passare in secondo, se non in terzo piano, la sorte degli ostaggi a Gaza in condizioni disumane; avere portato Israele alla Corte internazionale dell’Aia con l’accusa di genocidio, loro, i potenziali genocidi veri, coloro che solo per carenza di mezzi adeguati non hanno potuto ancora perpetrarlo: tutto ciò è stato possibile in virtù di quasi sessanta anni di propaganda contro lo Stato ebraico. E stato possibile grazie a un terreno abbondantemente arato, sapientemente concimato di letame”.
La leggenda nera degli israeliani ammazzabambini fonde un antico, orribile stereotipo anti-giudaico con l’attuale mostrificazione operata dalla guerra ibrida del totalitarismo islamico. Ma un eminente specialista la demolisce con prove scientifiche: John Spencer, presidente degli Studi sulla guerra urbana presso il Modern War Institute di West Point sostiene che la guerra di Israele contro Hamas è completamente diversa da quella contro l’Isis a Falluja, Mosul o Raqqa. Scrive Spencer: “Nessun esercito nella storia moderna ha mai affrontato oltre trentamila difensori urbani in più di sette città che utilizzano scudi umani e si nascondono in centinaia di chilometri di rete sotterranee appositamente costruite sotto siti civili, con centinaia di ostaggi.” Aggiungo che la popolazione araba del Califfato era contro l’Isis, mentre gli arabi di Gaza, oltre che schiavi, sono complici: i volenterosi carnefici di Hamas.
La guerra psicologica straripa, e oscura menti confuse soggette a una iper-normazione/disintormazione costruita sul potere delle immagini, con poche parole-proiettili. Domina il veleno, il riscontro fattuale è sommerso. “Chi accusa e moltiplica le accuse – scrive Ferretti – è già di per sé vincente, perché costringe l’accusato alla difesa, a smentire ciò di cui viene accusato, e non solo non è sempre facile ma a volte impossibile”.
Nel Mein Kampf, Hitler afferma che le masse sono agevolmente corruttibili “nello strato più profondo della loro psiche” dalle menzogne colossali, oltre le usuali piccole menzogne della debolezza umana, solo pochi sanno fabbricare enormi inversioni della realtà.
Il Mein Kampf universale dell’impero mediatico schiavizza le menti perché si affida in tutto alla comunicazione di pancia, nell’istantanea irriflessiva e all’uso demoniaco di una lunga guerra ideologica antisemita, israelofobica e israelicida (efficace termine coniato da P.A.Tuguieff). Con l’invenzione artificiale della Nakba contrapposta alla Shoah, si ottiene che la propaganda uccide la realtà, e la nuova mitologia del palestinese-nuovo ebreo, espulso, oppresso, sterminato rende nazisti gli Ebrei di Israele. Mentre la Chiesa Cattolica con il Concilio ha superato e condannato la teologia della sostituzione, il palestinismo della Umma ha inventato l’ideologia della sostituzione, con gli arabi che si definiscono palestinesi come “nuovi ebrei”.
Con effetti catastrofici, devastanti per la vita e la libertà ebraica.
L’antisemitismo è una patologia perenne: “Se Hitler fosse vivo e potesse assistere a quanto sta accadendo, potrebbe dire compiaciuto ‘ve lo avevo detto, gli ebrei sono il problema, sono sempre stati LORO il problema. Ma oggi il problema più grande, e lo vedete tutti, è il loro Stato‘“.
Il “crimine di esistere” dal popolo ebraico allo stato ebraico. La vittoria postuma di Hitler viene apertamente invocata da una parte dei dimostranti antisemiti di questi giorni.
L’eloquenza di Niram Ferretti è un raro coraggio controcorrente a favore della causa ebraica. Le masse oscurate dalla schiavitù non verranno raggiunte, ma almeno si costruisce una traccia di onestà intellettuale, di ricerca della verità, di umana speranza.
Benedizione per Israele, avamposto della libertà universale, maledizione per il terrore genocida. Onore e gratitudine ai soldati e ai miluim (riservisti) della autodifesa ebraica, combattenti e martiri della libertà, onore alla tenace resistenza identitaria del popolo di Israele.