Israele e Hamas

I responsabili della morte dei bambini a Gaza

Ospite nel talk show di Piers Morgan, alla faziosa e moraleggiante domanda del conduttore su cosa ne pensasse dei «ventimila bambini palestinesi uccisi a Gaza dopo il 7 ottobre», Daniella Weiss, storica leader degli ebrei della Giudea e della Samaria, ha risposto nell’unico modo possibile, ossia «che i palestinesi, come gli arabi attorno, dovrebbero smettere di attaccare Israele».

Il sottinteso della sua risposta è semplice: a Gaza non ci sarebbe un solo bambino «palestinese» morto se il 7 ottobre Hamas, rompendo una tregua con Israele, non avesse commesso il più grande eccidio di ebrei dopo la Shoah; così come numerosi bambini che adesso sono morti sarebbero vivi se la milizia di feroci assassini che il 7 ottobre ha ucciso, decapitato e stuprato, non si nascondesse tra i civili, non li usasse come scudi umani e non considerasse la vita della popolazione di Gaza come carne da cannone, da esibire tra finte lacrime, finta disperazione e finta indignazione morale a uso e consumo dell’Occidente.

Morgan ha insistito con la sua domanda, incalzando l’ospite, e dicendo di volere sapere cosa provasse riguardo «ai bambini uccisi dell’IDF» (come se le forze armate israeliane avessero volontariamente ucciso i bambini «palestinesi»). La risposta della Weiss non si è fatta attendere: «Penso che i genitori dovrebbero essere molto attenti prima di insegnare ai figli a odiare gli ebrei e a ucciderli. Penso che gli arabi, i gazawi, i giordani, i siriani, chiunque, dovrebbero essere molto, molto attenti al modo in cui educano i loro figli».

Daniella Weiss tocca qui un punto fondamentale: alcuni bambini di Gaza, certamente i più piccoli, sono stati vittime collaterali delle necessarie operazioni militari israeliane (nonché del cinsimo di Hamas), mentre altri sono caduti come combattenti. Il gruppo islamista, per bocca dei suoi vertici militari, Hassan Suhare e Esra Halil Juma, ha ammesso di addestrare, armare e mandare a combattere migliaia di bambini e adolescenti. Negli ultimi mesi, è stato documentato anche il caso di un bambino di quattro inviato da Hamas contro i soldati israeliani.

Inserita in un contesto più ampio, la domanda di Piers Morgan appare per quello che è: un quesito stucchevole e retorico, inutile alla comprensione dei fatti e tutto teso a mettere in difficoltà la Weiss.

Ora, come abbiamo già scritto in precedenza, a preoccuparsi dei bambini palestinesi dovrebbero essere, prima di tutto, gli adulti palestinesi, non gli israeliani. Non si capisce perché Daniella Weiss dovrebbe provare per loro più pietà di quella avuta dai loro stessi genitori. I palestinesi non si curano affatto dei loro figli: se lo facessero, come ha giustamente sottolineato la fondatrice di Nachala, non li crescerebbero come fondamentalisti religiosi e assassini di massa, né inizierebbero guerre che non possono vincere.

Piers Morgan non ha mai chiesto a un leader «palestinese» cosa provasse per i bambini israeliani uccisi, mutilati, bruciati vivi, torturati, ingabbiati… dai terroristi di Hamas, con la complicità dei «civili» palestinesi. Se lo avesse fatto, la risposta, forse, lo avrebbe sorpreso: sarebbe stata una manifestazione di giubilo e di orgoglio «nazionale».

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