Le scene che si sono viste ieri a Milano e Bologna hanno confermato quello che da tanto tempo e troppe volte abbiamo scritto: la linea del “lasciare sfogare” per non innalzare il livello dello scontro sociale promossa dall’attuale governo sarebbe risultata un fallimento totale in quanto avrebbe portato ad effetti diametralmente opposti.
Ieri, in Stazione Centrale a Milano, si sono viste scene da guerra civile, con l’ingresso principale preso d’assalto da migliaia di “manifestanti” pro-palestinesi e di estrema sinistra che hanno lanciato qualsiasi tipo di oggetto contundente contro gli agenti per poi devastare le porte d’ingresso e tutto quello che capitava loro a tiro. Gli scontri sono andati avanti per ore e si sono protratti anche su viale Vittor Pisani. Gli agenti erano visibilmente troppo pochi per gestire un’orda del genere e c’è da chiedersi per quale motivo, visto che i disordini e l’elevato numero di manifestanti erano ampiamente prevedibili.
A Bologna i facinorosi hanno invece preso d’assalto la tangenziale all’altezza dell’uscita Stalingrado, paralizzando il traffico e costringendo gli agenti a rincorrerli per le strade circostanti.
A Calenzano, in provincia di Firenze, un deltaplano ha sorvolato i manifestanti pro-palestinesi tra gli applausi della folla. Il filmato è stato poi ricondiviso dall’account Instagram di un noto pro-pal toscano con la scritta “do you remember”? Riferimento evidente all’assalto perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023, messo in atto anche con l’utilizzo di deltaplani. A Ferrara i “manifestanti hanno invece gridato: “la prossima volta entriamo a prenderli di peso”.
Lo scorso 16 settembre all’Università di Pisa, una folla di attivisti filo-palestinesi ha fatto irruzione nella classe del Prof. Rino Casella, accusandolo di essere un “sionista” e picchiandolo davanti ai suoi studenti. Anche uno studente che ha cercato di difenderlo è stato aggredito. Il Prof. Casella, ricoverato in ospedale con ferite alla testa, ha spiegato di essere stato preso di mira semplicemente per essersi rifiutato di denunciare Israele e di abbracciare la causa filo-palestinese.
Dal 7 ottobre 2023 in poi si è assistito a un rapido incremento della violenza, sia verbale che fisica, da parte delle formazioni di estrema sinistra e pro-palestinesi. L’escalation ha portato dalle glorificazioni di Hamas, di terroristi, dalle affermazioni antisemite, alle liste di proscrizione, agli incitamenti all’”azione” nei confronti dei “nemici sionisti” fino alle aggressioni fisiche. La narrativa dell’odio, della violenza si è diffusa a macchia d’olio ed ha dato i suoi frutti. L’estremismo, che è ben diverso dalla libertà di espressione, se lasciato diffondere, porta inevitabilmente alle azioni violente ed è esattamente ciò che si sta verificando.
Oggi in molti si sono chiesti se esiste un Ministro dell’Interno nell’attuale governo, perché l’immagine è quella di un Paese allo sbando e di un governo che punta sull’inazione.
Un ministro in realtà c’è, Matteo Piantedosi e giusto pochi giorni fa è andato in televisione a dichiarare che “Manifestare è giusto, perché sta avvenendo qualcosa di molto grave a Gaza”.
Piantedosi ha poi aggiunto: “…però credo che fare cose che vanno oltre un certo limite significherebbe sbiadire anche il messaggio che c’è dietro queste manifestazioni. Non c’è nulla che possa legittimare le aggressioni alle forze di polizia o la ricerca del docente di origine ebraica, per poi porre in essere azioni di quel tipo, quindi mi auguro che tutto si possa contenere nei limiti dell’accettabile“.
Non risulta però chiaro cosa il Ministro intenda con “i limiti dell’accettabile”.
Il 30 ottobre 2023, nemmeno un mese dopo l’eccidio perpetrato da Hamas, alla domanda rivolta a Piantedosi da un giornalista sulla preparazione dell’Italia nel rispondere alla minaccia terrorista e alle manifestazioni violente aveva risposto:
“Siamo abbastanza organizzati…Noi abbiamo una tradizione operativa che come si è visto anche oggi ci lascia preferire la gestione di queste manifestazioni anche perché quello che è successo anche oltre confine che ha fatto inizialmente delle scelte diverse poi si sono tenute lo stesso le manifestazioni e sono state anche più violente. Sicuramente anche l’escalation inciderà anche sull’attenzione maggiore che dovremo mettere nella gestione della manifestazione come abbiamo fatto oggi.” (Videointervista del Ministero Interni disponibile qui).
Un anno dopo, a Roma, in relazione al corteo pro-Pal indetto nell’occorrenza del primo anniversario dell’eccidio del 7 ottobre, e al divieto preventivo da parte del governo in quanto celebrante un eccidio, il ministro Piantedosi aveva spiegato che la decisione di vietare la manifestazione era scontata, aggiungendo però nuovamente che in molti Paesi europei le manifestazioni pro-palestinesi erano state vietate fin dall’anno scorso, nel timore di dare spazio a una piazza violentemente antisemita, ma non in Italia.
Piantedosi aveva dichiarato: “Noi non vietiamo quasi mai le manifestazioni, difendiamo il diritto costituzionale di manifestazione del pensiero. Anche per una tendenza a voler gestire il dissenso problematico e critico. Stavolta però non ci saranno valvole di sfogo al dissenso.”
In realtà lo “sfogo” ci fu eccome, visto che la manifestazione non autorizzata si trasformò in una specie di presidio in zona Piramide a Roma dove i manifestanti misero a ferro e fuoco la zona e assaltarono gli agenti mandandone diversi al pronto soccorso. (Filmato scontri visionabile qui).
Con ieri, 22 settembre 2025, abbiamo chiare una serie di cose: in primis che la linea del “lasciare sfogare” non fa altro che incoraggiare i manifestanti a commettere ulteriore violenza in quanto lo Stato appare debole, restio all’intervento. In secondo luogo è evidente come non vi sia stata alcuna “gestione” della manifestazione, ma piuttosto una situazione fuori controllo con agenti costretti a dovere affrontare violenti assalti provenienti da più direzioni; una situazione che ha messo a rischio l’incolumità stessa degli agenti.
In terzo luogo, è sconcertante come, nonostante l’escalation fosse ampiamente prevedibile e prevista, la situazione sia stata sottovalutata a tali livelli.
In ultimo ma certamente non in ordine di importanza è il pauroso incremento dell’antisemitismo con una media di un centinaio di casi segnalati ogni mese ultimamente, contro i trenta nel periodo pre-7 ottobre, secondo quanto illustrato dall’Osservatorio Antisemitismo.
Diversi membri della maggioranza hanno pubblicato post di condanna alle violenze, ma rischiano di dimenticare che al governo ci sono loro. Forse è giunto il momento per il ministro Piantedosi di rassegnare le dimissioni. La situazione nelle settimane e nei mesi a venire rischia di peggiorare ulteriormente e se il governo non passa a una linea più attiva ed efficace nella prevenzione e nel contrasto all’estremismo ideologico e alla violenza, rischiamo di trovarci davanti a qualche tragedia.