Editoriali

Tribunale politico atto secondo

Come già riferito sulle pagine de l’Informale il 6 febbraio scorso (https://www.linformale.eu/tribunale-politico/) la Corte Penale Internazionale si è messa in moto per attaccare Israele accusandolo di crimini di guerra. E’ di oggi la notizia, che, con velocità davvero inusuale, il procuratore capo, giudice Fatouh Bensouda ha ufficialmente aperto un fascicolo contro militari e politici israeliani con la pesantissima accusa di crimini di guerra.

La strada era già stata aperta il 5 febbraio quando la Camera pre-processuale aveva deciso (con voto non unanime per la verità) di ritenere ammissibile il procedimento contro i militari e i politici dello Stato ebraico. Ma la decisione di oggi è davvero un caso senza precedenti in quanto mancano – come da noi riferito il 6 febbraio – i minimi requisiti legali per poter procedere secondo i parametri consoni ad un tribunale di giustizia internazionale. A questo punto è chiaro l’intento squisitamente politico di tutta la vicenda.

La prima cosa da sottolineare è che il procuratore capo, giudice Fatouh Bensouda sia alla fine del suo mandato (scade a giugno) e quindi aprire un caso molto delicato e tutto da costruire a soli tre mesi di distanza dalla cessazione delle sua attività istruttoria sembra essere più una questione personale che di buon senso. Sarebbe stato molto più appropriato far decidere la questione al giudice che l’avrebbe sostituita a breve, se non altro per non metterlo in una situazione più imbarazzante di quella che è già. Infatti, indossando i panni di un giudice appena arrivato e messo nella condizione di dover decidere se chiudere il caso o proseguire appare poco probabile che scelga la prima strada. E qui si capisce la trappola orchestrata da Fatouh Bensouda.

E’ bene ricordare che sul suo tavolo è incagliata, ad esempio, da almeno sei mesi prima della richiesta di apertura del caso contro Israele, il caso intentato contro la Turchia di Erdogan per l’occupazione turca di Cipro Nord e la conseguente pulizia etnica della popolazione greca. Ma questo caso da sei anni è chiuso in un cassetto senza che nessuno si sia scandalizzato (tranne ovviamente Cipro e la Grecia) e non vi è il minimo sentore che verrà mai aperto un caso in cui sono ben presenti tutti i crismi legali per procedere.

Sarebbe molto interessante che il giudice Bensouda fornisse degli elementi per chiarire perché in un caso (inesistente) si possa procedere mentre per un caso indubbio di violazione del diritto internazionale non lo si prenda neanche in considerazione dopo sei anni.

Sono i misteri di una giustizia che procede selettivamente con una attenzione molto particolare, sempre con un occhio di riguardo nei confronti di Israele.

Se le cose andranno avanti come la politica impone, nell’eventualità in cui Israele venisse condannato si potrà arrivare a possibili mandati di cattura internazionali nei confronti di politici e di militari (Primo ministro, ministro della Difesa, oltre che per i “responsabili urbanistici”  di Giudea e Samaria). Israele non ha aderito allo Statuto di Roma quindi non è tenuto alla loro estradizione ma gli Stati aderenti (tutta la UE e la Gran Bretagna ad esempio) sono obbligati a farlo.

La decisione avversa ad Israele era attesa da tempo. Non sorprende che sia arrivata, soprattutto ora che negli Stati Uniti, Donald Trump non è più alla Casa Bianca.

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