Storia di Israele e dell’Ebraismo

La storia di Angelo Adam, sopravvissuto a Dachau ma ucciso da Tito

Nel marzo 2004 il parlamento italiano ha istituito la celebrazione del Giorno del Ricordo, solennità civile che dal 2005 commemora ogni 10 febbraio i martiri delle foibe e il dramma dell’esodo istriano-dalmata.
Una pulizia etnica in nome di un odio anti-italiano covato per decenni, ma anche una violenta ritorsione nell’ambito della secolare disputa fra italiani e slavi per il possesso delle terre dell’Adriatico orientale. Una lunga diatriba basata su censimenti falsificati, propaganda, ma anche veri e propri crimini commessi da entrambe le parti.
La situazione è esplosa ulteriormente con l’avvento del fascismo in Italia e la successiva presa di potere di Josip Broz “Tito” in Jugoslavia.
La retorica nazionalista mussoliniana da una parte e la Resistenza antifascista titina dall’altra si sono rivelate il pretesto per dirimere con la violenza i vecchi rancori.
Il dramma delle foibe, per anni taciuto e addirittura rimosso dalla storia, è l’epilogo di questa lunga faida.


Il Giorno del ricordo può contribuire a restituire dignità e il giusto tributo a tante morti drammatiche, tra cui quella di Angelo Adam, ebreo sopravvissuto a Dachau ma ucciso dalle truppe di Tito.
Una vicenda profondamente dolorosa per la sua singolare genesi.
Angelo Adam non era solo un ebreo sopravvissuto alla Shoah, ma anche un antifascista, a dispetto della retorica parzialmente negazionista secondo cui ad essere “infoibati” fossero solo fascisti responsabili di crimini di guerra ai danni degli jugoslavi.
Adam era piuttosto un potenziale oppositore del partito comunista jugoslavo, in quanto autonomista fiumano, quindi da eliminare.
Ebreo, italiano di Fiume, era stato deportato a Dachau il 2 dicembre 1943. Il suo numero di matricola era il 59001. Aveva 45 anni, era riuscito a sopravvivere alla camere a gas e alle malattie.
Tornato a Fiume, la sua tragedia però non era ancora finita. La città era ormai in mano alle truppe di Tito e la comunità ebraica locale era stata distrutta. Adam aveva provato a mettersi in contatto con gli amici partigiani, gli antifascisti, i sindacalisti, tentando di mantenere un filo diretto con il vertice del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia. Non era servito a nulla. A Fiume ormai si era instaurato un clima di terrore.
Un giorno, le truppe di Tito hanno preso Angelo Adam con la forza.
I tedeschi l’avevano catturato perché ebreo e antifascista, gli jugoslavi perché italiano e autonomista.
E’ sopravvissuto alla prima tragedia, non alla seconda. Angelo Adam è sparito nel nulla, insieme a sua moglie Ernesta Stefancich. Quando sua figlia Zulema, non ancora maggiorenne, ha chiesto in giro notizie sui genitori, è sparita anche lei. I tre corpi non sono mai stati trovati.

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