Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Finché Hamas non sarà sconfitto l’antisemitismo non diminuirà

Nel pomeriggio di domenica 27 luglio, presso l’autogrill Villoresi Ovest, nei pressi di Milano, un uomo e suo figlio di 6 anni sono stati aggrediti verbalmente e fisicamente da un gruppo di persone, solo perché ebrei.

Come emerso nel video amatoriale filmato dalla vittima stessa e riportato anche da Setteottobre, padre e figlio, una volta entrati nell’area di sosta, sono stati riconosciuti come ebrei in quanto indossavano la kippah, e insultati da alcuni individui presenti sul posto. La situazione è degenerata quando, scesi nei bagni, gli aggressori hanno intimato all’uomo di cancellare dal cellulare il video fatto per documentare l’accaduto. Al suo rifiuto, il padre è stato brutalmente colpito con pugni e calci, fino a essere gettato a terra, il tutto sotto gli occhi del figlio piccolo. La vittima ha immediatamente sporto denuncia presso la Polizia di Stato che ha avviato un’indagine sui fatti. Nel contempo, a Termoli, in un bar è stato affisso il cartello “Vietato l’ingresso agli israeliani”; è subito intervenuta la polizia e il titolare del locale ha confermato di aver scritto e affisso il messaggio.

A questo punto ci sono due aspetti sui quali è fondamentale soffermarsi, il primo riguarda la situazione dell’antisemitismo in Europa e più specificamente in Italia dove non si stanno prendendo misure adeguate a contrastarlo in maniera efficace.

Il secondo concerne la strategia utilizzata fino adesso dal governo israeliano. La guerra a Gaza va chiusa rapidamente, con il totale annientamento di Hamas. Si è procrastinato troppo: Hamas, seppure a brandelli, non è ancora stata totalmente sradicata. Un procrastinare che ha diffuso e incancrenito in Europa un antisemitismo che, certamente era già presente, e che è esploso con il dilungarsi della guerra e con l’eco mediatico che ha fatto da cassa di risonanza a Hamas. Rimuovendo Hamas si pone fine ( o quanto meno si riduce drasticamente) anche a questa tattica criminale.

La deriva antisemita in Italia

Per quanto riguarda il primo aspetto, l’antisemitismo, (e ci soffermeremo sull’Italia ma soltanto per motivi di spazio), la gravità della situazione era già chiara nell’immediato post-eccidio del 7 ottobre 2023, con manifestazioni in varie città italiane che inneggiavano all’eccidio e a Hamas contro gli ebrei e Israele e con presenza di soggetti legati a Hamas che, ricordiamolo, è classificata come organizzazione terrorista dall’Unione Europea. Ad esempio, Mohammad Hannoun, leader dell’Associazione Palestinesi d’Italia, è stato sanzionato per ben due volte (ottobre 2024 e giugno 2025) dal Dipartimento del Tesoro statunitense, indicato come “uomo e collettore di Hamas in Italia”. In più occasioni Hannoun ha rivendicato supporto all’organizzazione, ha elogiato terroristi deceduti, gli aggressori dei tifosi israeliani ad Amsterdam nell’inverno del 2024 (esternazione che gli è costato un daspo breve da Milano) e invocato l’assalto alle sedi diplomatiche israeliane per trasformarli in “centri di resistenza”. Eppure è ancora attivo e i flussi bancari della sua associazione, sanzionata, risultano tuttora operativi. Come mai?

Tra l’agosto e il settembre 2024 il cosiddetto “Nuovo Partito Comunista”, sedicente gruppo “clandestino” (come se non si sapesse chi sono) e indicato come partito fratello del CARC (Comitati Appoggio Resistenza Comunista), ha diffuso una lista di proscrizione con centinaia di nominativi di persone che, secondo loro, sarebbero “agenti sionisti”. Parlamentari, esponenti di governo, politici, membri delle comunità ebraiche, giornalisti, esperti, docenti, imprenditori, un po’ di tutto insomma.

Attenzione, sui loro siti, queste formazioni invocano anche la sovversione dell’ordine democratico per instaurare un regime di “blocco popolare”, in poche parole un regime comunista. Incredibilmente, il sito è ancora in rete e anche le liste. Come mai le autorità italiane non sono intervenute?

Ci sono poi stati vari altri casi, come quello verificatosi al Campus Einaudi di Torino lo scorso 15 maggio quando un evento sull’antisemitismo è stato stroncato sul nascere da un’orda di attivisti “pro-Pal” che hanno anche aggredito gli organizzatori. In quel caso, l’ufficio stampa della Polizia di Stato parlò di “problemi tra fazioni”.

Va aggiunto il caso dei turisti israeliani cacciati da un locale di Napoli. Poi le manifestazioni con le effigi degli “agenti sionisti”, in pieno stile Germania anni ’30 e ancora, i cartelli e i manifesti esposti per le strade e addirittura fuori da attività commerciali.

La non-strategia istituzionale del “lasciare sfogare per evitare di innalzare il livello dello scontro” è una non-azione fallimentare, perché il livello dello scontro è già elevatissimo. I primi bersagli sono gli ebrei, gli israeliani e chi è accusato di sostenerli.

Lo scorso 7 luglio, il presidente della Comunità Ebraica di Milano, Walker Meghnagi aveva lanciato l’allarme sul clima d’odio in aumento in Italia, in particolare ad opera della sinistra, chiedendo un intervento da parte delle istituzioni. Serve in particolare un intervento legislativo che inasprisca le leggi contro l’antisemitismo.

Come illustrato da Stefano Gatti, ricercatore presso l’Osservatorio antisemitismo: “dopo il 7 ottobre – in tutta Italia – atti e discorsi antisemiti sono in continuo aumento, il passare dei mesi non solo non ha placato la situazione ma l’ha resa sempre più difficile. Questo antisemitismo (mal) mascherato da afflati antifascisti, umanitaristi e “democratici” è ormai sdoganato ad alti livelli, partiti come il M5S oppure AVS oltre che ampli settori del PD non si fanno scrupolo di chiedere agli ebrei di prendere le distanze dal “genocidio” di Gaza pena l’essere ritenuti co-responsabili del massacro. Questi partiti hanno fatto proprie le retoriche “antisioniste” della propaganda arabo-islamica. Anche i principali mezzi di comunicazione – specie web e tv – fanno da megafono a notizie false che attribuiscono ai “sionisti” ogni genere di orrore.

Fino ad ora non si sono riscontrate risposte adeguate da parte del governo. La situazione è seria e il governo Meloni non può più tergiversare perché, se malauguratamente ci fosse qualche vittima ebrea, le responsabilità governativo-istituzionale sarebbero gravissime.

La partita con Hamas va chiusa rapidamente e in maniera definitiva

Va altresì riconosciuto che la guerra a Gaza è andata avanti per troppo tempo. Certamente la situazione degli ostaggi ha ampiamente contribuito al prolungamento delle ostilità e il governo israeliano ha cercato di riportare a casa il più alto numero di ostaggi attraverso le trattative, ma si sapeva fin da subito che il risultato sarebbe stato parziale. Hamas non ha alcun interesse a rilasciare tutti gli ostaggi perché essi rappresentano l’unica garanzia che l’organizzazione terrorista ha per evitare di essere annientata. Non è un caso che, ora che gliene sono rimasti pochi tra le mani, le trattative si sono arenate. La sopravvivenza di Hamas a Gaza è in totale contrasto con gli obiettivi di Israele e rappresenterebbe l’evidente vittoria della formazione jihadista.

La liberazione degli ostaggi e lo sradicamento di Hamas non sono obiettivi compatibili. Servono a poco le minacce del Ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, sulla “apertura delle porte dell’inferno”, Hams è convinta che il tempo giochi a suo favore, cosa che sta accadendo.

Donald Trump lo ha dichiarato chiaramente pochi giorni fa: “Netanyahu deve decidere cosa fare. E’ giunta l’ora di farla finita con Hamas, io saprei cosa fare, ma non lo posso dire”. In risposta, Netanyahu ha invece deciso di paracadutare aiuti su Gaza. Nelle mani di chi finiranno? Magari in quelle di Hamas come quasi sempre?

Procrastinando e continuando a rifocillare Hamas (perché parte degli aiuti sono saccheggiati) non si fa altro che trascinare la guerra indefinitamente, e ritardare l’obiettivo finale, in piena consapevolezza che Hamas non ha alcuna intenzione di rilasciare gli ultimi ostaggi. Tutto ha pesanti ricadute anche in Europa dove la propaganda mediatica anti-israeliana e pro-Pal continua a diffondere odio strumentalizzando la situazione a Gaza mentre aumentano in modo preoccupante le aggressioni contro gli ebrei.

 

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