Editoriali

Attacco necessario

A monte dell’attacco israeliano all’Iran cominciato venerdì scorso non c’è la convinzione di Benjamin Netanyahu, il quale ripete da circa un ventennio che l’Iran rappresenta per Israele una minaccia esistenziale, ma la certificazione dell’AIEA, la quale ha confermato che Teheran ha arricchito l’uranio  di 400 chili al 60%, ben oltre la soglia del suo impegno ad uso civile, specificando inoltre che si tratta dell’unico Paese al mondo a farlo.

L’Iran detiene anche un altro primato, è ancora l’unico Paese al mondo che dichiara programmaticamente la sua volontà di distruggere Israele. Però, e qui c’è un però che piace tanto agli indignati dell’uso preventivo bellico, soprattutto se è Israele a farlo, non c’è la prova che la bomba sia in procinto di essere fabbricata. Quindi? Quindi si tratta di un processo alle intenzioni, anzi peggio, si tratta di una vera e propria aggressione pretestuosa.

Riassumiamo i dati, l’Iran, che dagli anni ’80 ha collezionato una serie di attentati terroristici da Beirut, al Kuwait, dall’Arabia Saudita all’Argentina, provocando centinaia di morti, soprattutto americani (gli Stati Uniti, come è noto, sono per il regime di Teheran, il Grande Satana), l’Iran che ha finanziato e appoggiato per anni organizzazioni jihadiste come Hezbollah e Hamas, l’Iran che ha fomentato i ribelli Houti in Yemen, oltre alle fazioni sciite in Iraq, l’Iran che ha gioito per il 7 ottobre, e che ha orchestrato l’anello di fuoco intorno a Israele, bisogna venga dimostrato, dopo un arricchimento dell’uranio che, ribadiamolo, nessun altro Paese al mondo sta arricchendo a questo livello, che stia effettivamente preparando le bombe, anzi, meglio, bisogna venga dimostrato, dicevamo, che ne abbia già una pronta per essere lanciata, ma ancora meglio, che l’abbia già lanciata su Israele. Allora sì, forse sì, avrebbe diritto di attaccare l’Iran.

Ma c’è dell’altro. Cosa se ne fa l’Iran di missili balistici la cui produzione è in forte crescita e hanno una gittata di duemila, tremila km, cioè che volendo possono arrivare fino a Parigi? È bene ricordarlo, Israele non sta solo colpendo i siti nucleari ma anche la filiera produttiva dei missili balistici, perché un Iran dotato di decine di migliaia di missili balistici, se gli fosse consentito averli, non avrebbe bisogno più delle testate nucleari per infliggere a Israele morte e distruzione a livello industriale.

Che il regime fanatico e potenzialmente genocida di Teheran cada o meno come conseguenza dell’attacco israeliano, che gli Stati Uniti entrino direttamente nell’agone con propri operativi, è secondario rispetto all’obiettivo che si è dato Israele, impedire quello che i suoi molteplici odiatori vorrebbero accadesse, che l’Iran si trovi realmente nella condizione di causargli danni irreparabili.

Torna Su