Nel discorso solenne, alla vigila della Festa della Repubblica del 2 giugno, il Presidente della Repubblica ha trascurato la sua consueta retorica e si è lasciato andare ad affermazioni squilibrate e fuorvianti.
Dopo avere presentato l’Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli per il tradizionale concerto, con riferimento diretto alla realtà di Gaza ha sostenuto : “È disumano ridurre un’intera popolazione alla fame”, lasciando intere che questa fosse colpa di Israele quando invece emergono sempre più prove che la relativa penuria dipende per intero dal sistema terroristico e mafioso di Hamas, che ruba il cibo per i suoi armati sottraendolo alla popolazione. Neanche gli addetti stampa della Presidenza sono informati su quello che accade sul campo.
Ancora peggio, Mattarella ha parlato di “occupazione illegale” e che “i palestinesi hanno diritto a un loro focolare”. In poche parole ha ribaltato la storica Dichiarazione Balfour, e usato in modo del tutto improprio e antistorico il termine “palestinese”, un’espressione geografica che prima della nascita dello Stato di Israele indicava abitualmente gli ebrei che avevano fatto la coraggiosa scelta della aliyah. Solo per un’invenzione sovietica degli anni Sessanta, arabi siriani, iracheni ed egiziani cominciarono a definirsi “palestinesi” solo perché membri dell’OLP, organizzazione terrorista finalizzata alla distruzione di Israele.
Dopo avere in tal modo condiviso e alimentato l’attuale ondata antisemita, il signor presidente, con la sua abituale impassibilità da predica laica, ha espresso la “sua preoccupazione per le manifestazioni di antisemitismo che si riaffacciano nel mondo”. Con evidenza, si è contraddetto.
Poi, ha omesso che tale antisemitismo è violento, criminale, assassino. Con che faccia ha taciuto della coppia di giovani ebrei pacifisti dell’ambasciata di Israele a Washington, e del gruppo di anziani ebrei del Colorado aggrediti da bombe molotov da un terrorista arabo, mentre manifestavano per la liberazione degli ostaggi?
Va ricordato che anche l’abominevole augurio di morte alla figlia bambina della Presidente del Consiglio ha una matrice antisemita, secondo le stesse parole dell’autore del misfatto: l’idea assassina gli è venuta come reazione alla politica secondo lui (non certo secondo noi) filo-israeliana di Giorgia Meloni.
Sul Presidente non potevamo certo attenderci il coraggio di andare controcorrente e di cercare la verità, però è stato troppo plateale nello schierarsi apertamente a favore dell’antisemitismo/antisionismo corrente, nella comoda criminalizzazione di Israele. Tale comportamento getta un’ombra pesante sulla sua funzione di garante della Costituzione. Già da lui ridotta ad una semplice funzione notarile, che vuol dire assenza di difesa attiva dei valori costituzionali.
Mentre la retorica antifascista ha spesso coperto, nel malcostume italiano, molti fattori di continuità di legislazione, carriera amministrativa, mentalità con il regime fascista, un antifascismo autentico dovrebbe giungere alla consapevolezza che il cuore ideologico fattuale del nazifascismo è stato lo sterminio degli Ebrei. Le omissioni e gli sbandamenti presidenziali occultano di fatto una tendenza a una nuova Shoah per gli Ebrei di Israele e della diaspora. Lo stesso Mattarella, subito dopo il 7 ottobre 2023 dichiarò, sull’onda dell’emozione, che quel disumano eccidio gli ricordava la Shoah.
Questo, secondo logica e secondo i valori di libertà e democrazia, dovrebbe condurlo a comprendere le ragioni dell’autodifesa ebraica per contrastare e prevenire nuovi 7 ottobre e l’ombra di una nuova Shoah. Magari certe parole sbagliate del Presidente saranno inintenzionali, ma l’etica della responsabilità insegna che certe scelte, e il peso di certe parole pronunciate, hanno le loro conseguenze, al di là dell’intenzionalità o inintenzionalità.
All’inizio del suo primo mandato Mattarella ospitò al Quirinale la famiglia di Stefano Tachè, il bambino ebreo romano ucciso nel tragico, orrendo attentato alla sinagoga di Roma dopo un corteo della CGIL caratterizzato da aggressività antisemita. Ora, Mattarella si affianca e incentiva l’attuale aggressività che può portare anche in Italia al passaggio dalle minacce agli atti omicidi.
Già il 28 gennaio, per il Giorno della Memoria, Mattarella si era espresso nella modalità di una retorica imbalsamata e di un silenzio indifferente. Tutto scandito sulla ripetizione della condanna dell’antisemitismo tradizionale, certo persistente, a scapito dell’evento epocale del 7 ottobre, spartiacque del nostro tempo con il suo orrore inaudito. La retorica di Mattarella già allora esponeva gli ebrei a una guerra culturale e psico-fisica, a un’aggressione permanente, quotidiana, tossica di antisemitismo, a una sorta di nuove “leggi razziali” della doxa e della piazza.
Ci tocca ricordare in che modo Sergio Mattarella è stato rieletto per il suo secondo mandato. Ci furono giorni di squallido, infimo mercatino di candidati fasulli bruciati nella completa incapacità di trovare una figura autorevole credibile, ridotti al livello della nomina di un amministratore di condominio. Mattarella aveva, in modo ripetuto e solenne, dichiarato di non volersi ricandidare per motivi di età e necessità di ricambio; ma quando una delegazione trasversale dei falliti parlamentari manovrieri gli porge su un piatto d’argento il secondo mandato, Mattarella accetta contro tutte le sue dichiarazioni precedenti, con atteggiamento da “salvatore della patria”. Significativo invece che il Presidente Ciampi, che veramente non voleva essere eletto, agì con un atto formale vincolante, una sua lettera, che lo escluse in modo chiaro e definitivo.
Ora sono tornati i perfidi ebrei, abolita una superficiale retorica sui buoni ebrei perseguitati. Sono tornati gli ebrei brutti, sporchi e cattivi, dalla testa dura e dalla volontà di vendetta, i farisei. Dunque valanghe di letame, odio illimitato, morte annunciata e morte data agli ebrei. Mondo alla rovescia sulla difesa e sull’esistenza di Israele. A questo il Presidente ha voluto dare un suo contributo, venendo meno ai proclamati valori costituzionali.
