A diciassette mesi dall’eccidio di Hamas, avvenuto il 7 ottobre 2023 che ha causato la morte di 1200 cittadini israeliani e il rapimento di 254, Israele, e non Hamas, si trova oggi sul banco degli imputati, accusato di crimini di guerra, pulizia etnica, genocidio, di programmare una carestia, di uccidere intenzionalmente e con diletto i bambini arabi.
Nulla di soprendente, tutto questo è già avvenuto, è il copione consolidato della propaganda anti-israeliana che perdura dal 1982, anno della prima guerra del Libano, il conflitto in cui, per la prima volta, Israele venne accusato di perpetrare un genocidio nei confronti dei palestinesi, avvenimento che non ebbe luogo.
C’è però una novità rispetto ad allora. Non esisteva internet, e la propagazione della propaganda poteva godere di una diffusione molto meno capillare. Oggi, internet è la fonte primaria di un bombardamento senza sosta di fake news orchestrate a tavolino e che trovano immediata accoglienza in televisione e sui giornali.
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