Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

I padri della Chiesa e le basi ideologiche dell’antigiudaismo cristiano

Nei primi cinque secoli il rifiuto da parte degli ebrei nei confronti della sempre più pressante dottrina cristiana veniva considerato il principale ostacolo all’apostolato cristiano. E’ in questo periodo che molti apologeti e teologi cristiani si dedicarono accanitamente a delegittimare e screditare l’avversario ebreo sviluppando un vero e proprio genere letterario adversus Iudaeos, teso a rendere gli ebrei disprezzabili, detestabili e odiosi. Ogni mezzo fu lecito allo scopo: le stesse parole degli antichi profeti delle Scritture vennero adoperate contro gli ebrei, colpevoli di non aver riconosciuto l’avvento di Cristo; i detrattori non esitarono nemmeno ad impossessarsi dei vecchi stereotipi pagani, spesso addirittura enfatizzandoli e caricandoli di nuovi significati. I cristiani capovolsero addirittura contro gli ebrei le accuse che si diceva che gli ebrei avessero mosso loro: Origene (185-254) sostiene che i giudei, per discreditare i cristiani, avessero fatto circolare una storia in cui si sosteneva che questi ultimi usassero sacrificare un neonato per poi mangiarne la carne; l’argomentazione, rovesciata, dei sacrifici rituali compiuti dagli ebrei (che poi assumeranno il fine di profanare le ostie) perdurerà per tutto il Medioevo ed entrerà a pieno titolo nell’iconografia medievale antigiudaica.

I due punti focali della strategia antigiudaica dei teologi cristiani dei primi secoli furono il discredito e l’accaparramento delle Sacre Scritture. L’accusa di deicidio li delegittimava da ogni diritto sulle Sacre Scritture, di cui gli apologeti cristiani si impossessarono per rileggerle nella prospettiva della venuta del Cristo e rivendicando di esserne i veri destinatari. Gli ebrei, per le loro colpe, non erano più degni delle Scritture, di cui i cristiani puntavano ad essere i soli e veri portatori. In altre parole, gli ebrei non erano più degni di Dio e quindi nemmeno della sua Parola.

Nel IV secolo, mano a mano che la Chiesa rafforza il suo potere politico, il processo di accaparramento si completa mentre parallelamente si realizza la totale delegittimazione degli ebrei:

Per Ilario di Poitiers (315-367) gli ebrei prima della Torah erano posseduti da un diavolo immondo; dimostratisi indegni della Scrittura dopo il rifiuto del Cristo, il diavolo era tornato in loro;

secondo Girolamo (347-420) le preghiere degli ebrei erano simili al grugnito dei maiali e “Se fosse lecito odiare degli uomini e detestare un popolo, il popolo ebreo sarebbe per me l’oggetto di un odio speciale, perché fino ad oggi nelle loro sinagoghe di Satana perseguitano il Signore nostro Gesù Cristo”;

Gregorio di Nissa (335-395) li definì “assassini del Signore”, “ribelli pieni di odio verso Dio”, “strumenti del diavolo”, “razza di vipere”, delatori, calunniatori, avari e duri di comprendonio;

Giovanni Crisostomo (354-407) paragonò gli ebrei ad animali privi di ragione, esseri immondi simili a cani, spregevoli e capaci di ogni nefandezza. Per lui gli ebrei “non vivono che per il ventre” e i loro costumi sono “paragonabili solo a quelli dei porci e dei caproni”: “con le loro mani uccidono la prole per adorare i demoni”. Convinto che Dio odiasse gli ebrei, esortò tutti i cristiani a fare altrettanto con loro: “E’ dovere di tutti i cristiani odiare gli ebrei.”

Crisostomo equipara la Sinagoga a un bordello. La più antica comunità ebraica d’ Occidente viene molestata durante la preghiera del Sabato. Molte sinagoghe vengono trasformate in chiese cristiane. “La sinagoga non solo è un bordello ed un teatro; è anche un covo di ladri e una tana di bestie selvatiche; quando Dio rigetta un popolo, che speranza di salvezza gli rimane? Quando Dio rigetta un luogo, quel luogo diventa una dimora di demoni. I Giudei vivono per il loro ventre. Concupiscono le cose di questo mondo. La loro condizione non è migliore di quella dei maiali o delle capre a causa dei loro costumi sfrenati e della loro eccessiva ghiottoneria. Sanno fare una cosa sola: riempirsi il ventre ed ubriacarsi”.

Crisostomo scrive otto omelie per dimostrare di quali nefandezze fossero capaci i giudei, con il tipico metodo della diffamazione. Sostiene che le “sinagoghe sono postriboli, caverne di ladri e tane di animali rapaci e sanguinari, i giudei sono infatti animali che non servono per lavorare ma solo per il macello, anzi sono animali feroci”: “mentre infatti le bestie danno la vita per salvare i loro piccoli, i giudei li massacrano con le proprie mani per onorare i demoni, nostri nemici, e ogni loro gesto traduce la loro bestialità”  e i cristiani non devono avere “niente a che fare con quegli abominevoli giudei, gente rapace, bugiarda, ladra e omicida”.

Per Ambrogio (339-397) vescovo di Milano, il popolo giudaico è “perduto, spirito immondo, preda del diavolo anche all’interno del suo tempio sacro, la sinagoga: anzi la stessa sinagoga è ormai sede e ricettacolo del demonio che stringe entro spire serpentine tutto il popolo giudaico.” – “la sinagoga dannata del diavolo, la più abominevole bagascia intellettuale che sia apparsa sotto il sole.”

Agostino (354-430) si rivolse agli ebrei chiamandoli “figli di Satana” e affermò che essi erano stati condannati alla dispersione in tutto il mondo per volontà di Dio, puniti per l’eternità a testimoniare la propria cecità:

Figlio primogenito, il popolo maledetto; figlio minore, il popolo amato. Il primogenito sarà schiavo del minore, così gli ebrei in rapporto a noi cristiani

La sprezzante dottrina di Agostino sugli “ebrei schiavi dei cristiani” testimoniava l’ormai avvenuto consolidamento di una Chiesa vittoriosa e dominante: da questo momento in poi l’antigiudaismo canonico non conobbe più sosta: i suoi obiettivi furono la lotta al giudaismo e il relegare gli ebrei ad una condizione reietta di subordinazione sociale. Gli ebrei divennero progressivamente sempre più isolati e  fortemente distinti dal resto della popolazione.

Il popolo eletto era divenuto, a causa dei deicidio, il popolo di Satana, abominio dell’umanità, condannato a vivere come un servo ed escluso dalla redenzione a meno della conversione alla “nuova e vera fede”.

Questo processo si sarebbe definitivamente compiuto quando il governo imperiale avesse tradotto le concezioni teologiche in misure giuridiche, fase cui Costantino diede inizio. Sul finire del IV secolo la Chiesa aveva aumentato la propria forza al punto da influenzare il potere imperiale, tanto che gli ebrei diventarono cittadini di seconda categoria privi di dignità legale e sociale.

Alla vecchia dicotomia cittadino/schiavo si era sostituita quella tra fedele ed infedele.

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