L’obiettivo principale di Hamas in questo momento è garantirsi un cessate il fuoco per riuscire a sopravvivere alla guerra, ricostruire il suo esercito terroristico e consolidare il proprio controllo politico sulla Striscia di Gaza.
Per raggiungere questo obiettivo, ha mostrato la sua volontà di creare un modello di governance a Gaza simile al controllo del Libano da parte di Hezbollah prima della guerra: un governo riconosciuto a livello internazionale che fornisca una facciata di autorità, mentre Hamas mantiene il pieno controllo militare-terroristico sul campo e di fatto il potere politico.
Ciò consentirebbe all’organizzazione jihadista di riorganizzarsi, riarmarsi e infine riprendere la sua guerra contro Israele nel momento più propizio, con l’ulteriore possibilità di vantarsi presso i palestinesi di essere stata in grado di lanciare il peggiore omicidio di massa di ebrei dai tempi dell’Olocausto e di essere sopravvissuta in misura tale da uscirne vincitrice.
Tutte le proposte avanzate nella regione – quella dell’Egitto, che suggerisce che l’Autorità Nazionale Palestinese assuma il controllo politico attraverso un governo di tecnocrati; così come le idee avanzate, anche in Israele, di una Gaza governata da una coalizione regionale – porterebbero a questa pericolosa situazione, simile a quella del Libano. Ciò avverrebbe perché Israele non ha ancora completato la sua campagna militare contro Hamas.
Il 4 marzo, durante un vertice al Cairo tenutosi per presentare un’alternativa araba al piano del presidente Trump per Gaza, il presidente egiziano Fateh El-Sisi ha dichiarato: “L’Egitto si oppone allo sfratto dei palestinesi e sostiene il loro diritto a rimanere nella loro terra. Non prenderemo parte a questi piani. L’Egitto sostiene la continuazione del cessate il fuoco e la creazione di uno Stato palestinese indipendente. L’Egitto sostiene l’istituzione di un comitato amministrativo basato su tecnocrati indipendenti che gestirà temporaneamente la Striscia e supervisionerà gli aiuti, fino al ritorno dell’Autorità Nazionale Palestinese”.
Secondo un articolo della Reuters del 3 marzo, l’Egitto ha elaborato una roadmap per Gaza che propone “un governo provvisorio da parte di una coalizione di stati arabi, musulmani e occidentali”. Il piano non fornisce dettagli su come Hamas verrebbe emarginata, chi pagherebbe la ricostruzione di Gaza o come verrebbe strutturata la governance.
In particolare, Hamas, secondo diverse fonti, ha già dichiarato di accettare tali accordi. Questa è una chiara indicazione che il gruppo terroristico li considera un mezzo per mantenere la propria presa sul potere.
Il 17 febbraio, i media arabi riportavano che Hamas avrebbe accettato di trasferire il controllo di Gaza all’Autorità Nazionale Palestinese. Sky News Arabia ha riferito che Hamas ha preso questa decisione sotto la pressione egiziana, nel contesto dei negoziati per un cessate il fuoco e un accordo sul rilascio degli ostaggi con Israele. Il portavoce del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Omer Dostri, ha respinto categoricamente l’idea, scrivendo su X: “Non accadrà”.
Analogamente, l’agenzia Anadolu ha riferito il 5 dicembre 2024 che Hamas aveva “accettato la proposta egiziana di formare un comitato palestinese congiunto per gestire la Striscia di Gaza dopo la guerra israeliana in corso”. Hamas ha dichiarato di aver tenuto colloqui con Fatah, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) e altre fazioni terroristiche palestinesi per discutere “l’attuazione di quadri precedentemente concordati per raggiungere l’unità palestinese”.
Nonostante queste vaghe formulazioni, la realtà di fondo è che Hamas non ha alcuna intenzione di rinunciare al controllo su Gaza e, ovviamente, non perderebbe tempo a sfruttare le amministrazioni fittizie a Gaza per riaffermare il controllo e consolidarsi militarmente ancora una volta.
Il modello Hezbollah: una trappola che Israele non può permettersi
Il modello per Gaza che Hamas sembra intenzionato ad adottare è direttamente ispirato al precedente status di Hezbollah in Libano, dove il gruppo terroristico manteneva il controllo militare assoluto nonostante l’esistenza di un governo libanese nominalmente sovrano.
Prima dell’attuale guerra, Hezbollah dettava la politica di sicurezza del Libano, godeva di fatto di un potere di veto sulle decisioni del governo libanese, gestiva uno stato ombra per la sua base sciita libanese ed era la forza militare più forte del Paese con un ampio margine, surclassando le Forze armate libanesi, nelle quali si infiltrava tramite i suoi ufficiali e soldati sciiti.
Nonostante l’esistenza di un governo libanese, Hezbollah gestiva una propria struttura di comando militare e accumulava mostruose quantità di armi con il sostegno dell’Iran, mentre il governo libanese fungeva da fronte impotente per la legittimità internazionale.
Questo accordo è infine crollato quando la presenza di Hezbollah in Libano è stata disarticolata da Israele in una guerra che ne ha paralizzato le infrastrutture e il controllo territoriale. Oggi, il governo libanese sta mostrando i primi segni di vera sovranità, confiscando il denaro che finanzia il terrorismo in transito attraverso l’aeroporto di Beirut e vietando i voli iraniani sospetti. C’è ancora molta strada da fare.
Hamas cercherebbe probabilmente di replicare la precedente configurazione di Hezbollah a Gaza. In caso di successo, ciò gli permetterebbe di ricostruire le proprie capacità militari, impedendo a Israele di intraprendere azioni decisive a livello diplomatico.
Qualsiasi tentativo da parte di Israele di neutralizzare Hamas in uno scenario del genere incontrerebbe l’indignazione internazionale per la violazione della sovranità dell'”autorità di governo riconosciuta” di Gaza, anche se tale autorità non avesse alcun potere effettivo. Qualsiasi forza di peacekeeping internazionale subirebbe la stessa sorte dell’UNIFIL in Libano, e verrebbe ridotta a un osservatore inefficace, usato dai terroristi come scudi umani negli scontri a fuoco con Israele.
Le conseguenze di un simile esito sarebbero disastrose. Hamas sfrutterebbe il tempo guadagnato grazie a un cessate il fuoco per riarmarsi con armi provenienti dall’Iran, contrabbandare tecnologia militare e probabilmente iniziare a ricostruire il suo sistema di tunnel e missili. Sotto la copertura di un organo di governo approvato a livello internazionale, Hamas potrebbe potenziare le sue capacità militari impunemente. Questo è esattamente ciò che Hezbollah ha fatto in Libano, accumulando un vasto arsenale e usando il governo libanese come scudo contro l’azione israeliana.
Di conseguenza, l’unica via percorribile è che Israele, prima o poi, torni a combattere a Gaza, mantenga il controllo del territorio questa volta e ottenga il pieno controllo militare e politico della Striscia per almeno diversi mesi. Ciò è necessario per garantire:
- La distruzione totale del regime militare e politico di Hamas – Senza smantellare completamente la struttura di comando, la leadership e le forze armate di Hamas, qualsiasi accordo di governo sarà privo di significato. Finché Hamas manterrà le sue armi e la sua capacità operativa, sarà il governatore de facto di Gaza e i gazawi non coopereranno mai con alcuna visione post-Hamas.
- Una presenza di sicurezza israeliana a lungo termine con piena libertà operativa – Qualsiasi futuro accordo di governance deve consentire a Israele di condurre ovunque operazioni antiterrorismo all’interno di Gaza, in qualsiasi momento, senza alcuna restrizione. Ciò significa una supervisione completa della sicurezza, con l’IDF che manteniene la capacità sia di colpire i resti di Hamas da terra, aria e mare, sia di impedirne il riarmo. Gaza deve diventare una versione dell’Area A in Giudea e Samaria, dove l’IDF opera di notte per impedire all’Iran e a Hamas di costruire un esercito terroristico che minaccerebbe il centro di Israele.
Solo dopo che queste condizioni saranno soddisfatte, un’autonomia moderata – sostenuta dagli Stati del Golfo e dagli Stati Uniti – potrà essere considerata una possibile struttura di governance per Gaza. Anche in quel caso, Israele dovrà mantenere la piena libertà operativa in materia di sicurezza per prevenire qualsiasi recrudescenza del terrorismo.
Traduzione di Niram Ferretti
https://besacenter.org/hamass-plan-to-turn-gaza-into-another-lebanon/
