Editoriali

L’unico modo per debellare il virus omicida

In una recente intervista con la televisione israeliana Ynet, Eliya Cohen, uno degli ostaggi detenuti a Gaza da Hamas e rilasciato nel corso dell’ultimo negoziato tra Israele e il gruppo jihadista, ha dichiarato, “Prima di tutto è importante sapere che tutti a Gaza sostengono Hamas. L’ho visto con i miei occhi. I ragazzini vanno a scuola la mattina con gli zaini  e di pomeriggio tornano armati”.

Un sondaggio appena realizzato dal Palestinian Center for Policy and Survey Reserch con sede a Ramallah ha evidenziato che la metà degli abitanti di Gaza, ovvero un milione e centomila, approva l’eccidio commesso da Hamas in Israele il 7 ottobre 2023. Per quanto riguarda invece la Cisgiordania, l’85% degli intervistati si sono detti contrari al disarmo di Hamas come precondizione chiesta da Israele per terminare la guerra. Una percentuale del 65% di intervistati a Gaza condivide la stessa opinione.

La maggioranza degli intervistati, sia a Gaza che in Cisgiordania ha dichiarato la propria preferenza politica per Hamas rispetto all’Autorità Palestinese, con una netta maggioranza, il 25% che vorrebbe che Hamas governasse la Cisgiordania, rispetto a un 10% che favorirebbe l’Autorità Palestinese.

Non sono dati sorprendenti. A giugno, lo stesso sondaggio evidenziava tra gli arabi-palestinesi una preferenza per Hamas intorno al 75%. Tutto ciò conferma, con numeri alla mano, quanto ha dichiarato Eliya Cohen, e quanto riferito da altri ostaggi liberati, ovvero di come il grosso della società di Gaza sia totalmente solidale con Hamas.

Fin dal principio della guerra qui su L’Informale abbiamo spiegato come la distinzione tra “popolo palestinese” e Hamas sia del tutto strumentale e artificiosa https://www.linformale.eu/il-prodotto-di-una-societa-malata/. Hamas non ha sequestrato gli arabi che vivono a Gaza, ma è un prodotto della loro mentalità e cultura, votato con una netta maggioranza nel 2005. L’opposizione al governo di Hamas all’interno della Striscia, dal 2007 ad oggi, è stata del tutto inesistente, e non  solo per paura, ma soprattutto per una simbiosi tra i jihadisti e la popolazione.

Il radicalismo islamico antisemita e potenzialmente genocida, nei confronti del quale anche la maggioranza degli arabi-palestinesi della Cisgiordania esprime la propria preferenza mostra inequivocabilmente come sia solo una fantasia dalle conseguenze devastanti quella di ipotizzare che un eventuale Stato palestinese che accorpasse Gaza e la Cisgiordania sarebbe una realtà improntata alla moderazione e alla pacifica convivenza con Israele. La prova si è già avuta con Gaza nel 2005, quando il governo di Ariel Sharon decise di smobilitare gli insediamenti ebraici che si trovavano al suo interno replicando la fallimentare formula terra in cambio di pace, sulla quale si erano già sostanziati gli Accordi di Oslo del 1993, che regalarono a Israele due intifade. Ma ancora c’è chi continua a sostenere che solo uno Stato palestinese porterà a Israele pace e prosperità e non distruzione e morte.

Dunque quale è la soluzione? Quella che un sofisticato analista, un moderato laico come Martin Sherman prospetta da decenni, l’espulsione di quegli arabi che vogliono e si attivano per la distruzione di Israele https://www.linformale.eu/dentro-la-mischia-il-paradigma-umanitario-parte-ii/.

Quale Stato al mondo tollererebbe al proprio interno una popolazione ostile e intenzionata alla sua destabilizzazione? Quale Stato al mondo permetterebbe a questa popolazione ostile e programmaticamente genocida di avere una sua micro entità statuale armata e organizzata con l’obiettivo della sua destabilizazione? Nessuno.

Di casi di espulsione di minoranze native e militarmente organizzate a salvaguardia della sicurezza nazionale e dell’integrità statuale si possono citare gli esempi relativamente recenti della espulsione da parte croata della minoranza serba e della soppressione dello Stato di Kraijna avvenuta negli anni Novanta e quella degli armeni da parte degli azeri con conseguente soppressione della Repubblica di Artsakh avvenuta nel 2024. Risalendo indietro nel tempo non si può non pensare agli Accordi di Potsdam del 1945 che sancirono l’espulsione delle popolazioni tedesche dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia e dall’Ungheria per ricollocarle in Germania.

La proposta avanzata da Donald Trump di sfollare la Striscia di Gaza della sua popolazione per ricollocarla in Paesi arabihttps://www.linformale.eu/pensiero-stupendo/ rientra in questa prospettiva ed è l’unica soluzione razionale per salvaguardare Israele dalla potenzialità genocida di una minoranza fanatizzata che non potrà che continuamente replicare il virus omicida del desiderio di distruggerlo.

 

 

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