Ebraismo

Saggezza del cuore, luce di verità

Angelica Edna Calò Livne , La verità di domani (Sopher Editore, dicembre 2024). 

Sull’odio smisurato dei carnefici, sull’assassinio sistematico del terrore apocalittico, sul sangue versato dagli Ebrei nella loro casa, la straordinaria immediata eloquenza di Angelica Edna Calò Livne, più che comunicativa, che scrive con splendore di verità, grido di dolore, invito alla ragione, alla apertura delle menti e dei cuori.  

Il genio morale ebraico dà il meglio di sé in questo aureo libretto. Una scrittura che mantiene il colore e il calore dell’oralità, nella più tipica e limpida tradizione ebraica. 

Una voce accorata ed esemplare che, in un ipotetico mondo normale, dovrebbe raggiungere milioni e milioni di persone. E invece resta una voce emarginata e censurata dalle montagne dell’odio e dall’oceano di menzogne e violenza antisemita. E i milioni e milioni di persone restano intossicate e indifferenti. L’umanità profonda e la trasparenza vitale di Angelica toccano dal vivo gli interlocutori, li scuotono, aprono varchi nella muraglia dell’ostilità violenta e dell’indifferenza complice. 

Angelica è una ebrea romana da molti decenni in Israele, madre di tre soldati che danno la loro vita per la difesa della Patria ebraica, docente universitaria che mantiene un’intatta, coinvolgente vivacità popolare, cugina del Rabbino di Napoli Cesare Moscati, componente attiva del kibbutz Sasa, creatrice della fondazione “Beresheet LaShalom”. 

In molte sue azioni di socializzazione, insieme al marito Yehuda, coinvolge numerosi giovani – ebrei, arabi, cristiani, drusi. Senza odio, con la cultura della pace, esprime in un modo radicale e integrale la condanna dell’odio mortale e della morte per odio di tanti ebrei come lei. Dal vivo, nella Comunità ebraica di Napoli, disse molto bene come gli ebrei pacifisti, come quelli dei kibbutz sul confine di Gaza, sono i primi ad essere sterminati. 

Ecco la sua parola viva: 

“Ora, non ti chiedo di cambiare repentinamente idea, lo so, sarebbe chiedere troppo… ma cerca di tornare per un attimo a te bambino, a te, non ancora condizionato dalle bugie altrui… solo per un po’, e ascoltami. Per molti secoli, sono stato odiato, disprezzato, umiliato, torturato, ucciso perché, in tempi e luoghi lontani, avrei ucciso Gesù. Gesù, Che era carne della mia carne, uno della mia gente, spirito del mio spirito. E lo avrei ucciso anche se ho vissuto mille anni dopo la sua morte, a migliaia di chilometri di distanza dal luogo dove ha vissuto lui! Ma ti pare possibile? Eppure, nel corso dei secoli, si è tramandata questa follia insensata che ha segnato il mio popolo sparso per il mondo, a causa di nemici, di innumerevoli nemici. Ci hai creduto.” 

Ancora un invito di umanizzazione : 

“Quando si odia, soprattutto a livello inconscio, la fantasia non ha limiti e insieme ad altri hai inventato nuove accuse, nuovi stratagemmi per istigare folle inferocite contro di me, contro la mia famiglia, contro i miei cari, deumanizzandomi, delegittimandomi, trasformandomi in un essere spregevole da temere, da discriminare e ghettizzare. Hai raccontato che uccidevo bambini cristiani per usare il sangue nelle mie pietanze rituali: io, che aborrisco persino il sangue degli animali, che non cucino la carne fino a che l’ultima goccia di sangue sia prosciugata, come sarebbe possibile?” 

Sulla Shoa :

“ …non è più bastato disprezzarmi, prendermi a calci, sfondare le porte delle mie case, bruciare le cose e le persone che c’erano dentro. Sì è deciso che dovevo essere eliminato completamente, del tutto. Sono stato chiuso in vagoni piombati, sono stato asfissiato insieme ai miei figli, ai miei genitori. Quella strana razza invisibile doveva scomparire. Tu sei stato d’accordo, o, almeno, non hai mosso un dito per impedirlo. E questa è la cosa più grave: sei rimasto indifferente, hai persino pensato ‘beh, se vi trattano così un motivo ci sarà… se la sono cercata.’ Certo, quando si uccide, si sventrano pance di donne gravide, si stupra e si fa a pezzi… un motivo ci sarà, e non dire che non c’entri niente, che non eri ancora nato…Oggi stai dimostrando, in un modo inequivocabile, che anche tu eri tra quegli osservatori silenziosi. Tra quelli che sono rimasti nell’ombra, per inerzia, per paura, per restare uniti al branco, per non essere respinti dalla maggioranza”.

Sulla aliyah : 

“La parte di me che è sopravvissuta è fuggita dalle terre del martirio, e ha cercato rifugio in un luogo lontano, quasi disabitato. Era la terra dalla quale provenivo, millenni fa, dove era la mia casa. Mi avevano strappato da quella terra, e vi sono tornato per restarci.  Il ritorno alle mie origini, ai luoghi sacri che avevo costruito e curato amorevolmente, alla terra che si era trasformata in deserto e la mia determinazione a riportarla all’antico splendore, hanno suscitato la rabbia di chi mi credeva ormai finito e i miei nemici si sono radunati nuovamente per distruggere me e la mia nuova dimora, scatenandomi contro forze enormemente superiori. Miracolosamente e con immensi sforzi, da parte mia e della mia gente, non ci sono riusciti, il piccolo Davide ha resistito, da solo, all’aggressione di tanti immensi Golia. E allora è stato elaborato un diabolico sotterfugio: in un pezzetto di terra accanto a me, è stata relegata la parte di un popolo rifiutato da tutti i suoi fratelli (che parlavano la sua stessa lingua e professavano la sua stessa religione), ed è stato fatto credere a quella gente e al resto del mondo che io ero diventato il cattivo Golia e quello il piccolo Davide”.

Sul 7 ottobre : 

“…hai potuto di nuovo provare l’ebbrezza di odiare senza nessun freno, nessun ritegno, nessun imbarazzo. Paradossalmente, il mondo ha sostituito il mio nome con l’identità di coloro che ottant’anni prima mi mandavano nei forni crematori. Quelli morti nei forni sono dei santi; io, loro figlio, loro nipote, sono un mostro, perché ho reagito con tutta la mia rabbia verso chi ha sgozzato e fatto a pezzi i i miei cari, verso chi ha tagliato i seni di mia figlia con dei temperini, dopo averla stuprata decine di volte, prima il padre, poi i figli, a volte anche dopo che era ormai morta, spezzandole le ossa del bacino sotto i bestiali colpi di reni di mostri calati dal parapendio”.

Sugli abitanti schiavi di Gaza : 

“Mi dici di non confondere tutto il popolo con i perpetratori del massacro. Giusto. Peccato però che loro non facciano nulla, assolutamente nulla per mostrare una qualche distinzione. Nessun giusto ha aiutato un ostaggio a fuggire, ha mostrato un briciolo di pietà, ha offerto a un prigioniero, di nascosto dai carcerieri, un bicchier d’acqua, e neanche una voce di condanna si è levata, in tutto il mondo, da parte di quel popolo, neanche una”.

Sulla guerra e sulla pace :  

“Tutti, anche tu, riconoscerete che tanti miei soldati hanno perso la vita per non rischiare di colpire un solo civile innocente. E, quando non ci sono riusciti, io me ne sono sempre profondamente addolorato. Sempre. Finalmente ammetterai che io sono pace, che le mie preghiere invocano pace, i miei libri invocano pace, il mio retaggio e il mio vero patrimonio spirituale è intriso di pace. Sai bene che, se non fossimo stati brutalmente aggrediti, non avremmo mai imbracciato le armi!”.

Nel finale :  

“… Sai qual è la nostra più grande risorsa, la nostra vera forza? È la speranza, una speranza inossidabile che dura da secoli. Una luce che ci illumina la strada anche nei tunnel più bui costruiti per relegarci e annientarci”.

Udita la voce forte, commossa e commovente, di Angela, vera Passione di Israele, voce tanto ebraica quanto universale. Una voce che sgretola il muro dell’odio mortale, condanna la disumanità sconfinata della mano assassina feroce, che può convertire alla pace i cuori di pietra, a partire dalla salda difesa del giusto e del vero, scomodo e bruciante.  

    

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