Il fatto che sia stato possibile convertire la legittima operazione militare israeliana a Gaza – condotta rispettando, persino in modo pedantesco, il diritto umanitario internazionale e le leggi di guerra – in un «genocidio», rivela l’enorme potere dei mass media e l’inquietante permeabilità della mente umana alla menzogna.
Usare il termine «genocidio» per descrivere quanto sta avvenendo nella Striscia è un puro abuso semantico. Lo Stato ebraico, semmai, sta combattendo per prevenirne uno, quello della popolazione ebraica, che Hamas vorrebbe cancellare totalmente dal pianeta.
Non si possono definire «genocidio» le azioni dell’IDF a Gaza perché, come si diceva poc’anzi, esse sono state conformi al diritto umanitario internazionale e alle leggi di guerra. Israele ha adottato notevoli misure per proteggere i civili gazawi, tra cui la diffusione di avvertimenti, l’agevolazione delle evacuazioni dalle zone di combattimento, la creazione di corridoi umanitari, l’ adozione di pause umanitarie dai combattimenti e la facilitazione della consegna di aiuti umanitari, spesso compromettendo il suo vantaggio militare. Israele, inoltre, è bene ricordarlo, non ha impiegato armi vietate dalle convenzioni internazionali o il cui uso è proibito in contesti di guerra urbana, che pure sarebbero utilissime per compiere un genocidio.
Non esiste alcuna politica, ordine o schema d’azione israeliano che suggerisca un tentativo di distruggere interamente, o anche solo parzialmente, gli arabi della Palestina.
Hamas, al contrario, ha deliberatamente messo in pericolo i civili di Gaza nell’ambito della sua strategia militare. Gli jihadisti si sono infiltrati nelle infrastrutture civili: case, ospedali, moschee e scuole, causando la morte e il ferimento di civili «palestinesi». I membri di Hamas hanno anche fatto ampio ricorso ai bambini-soldato, in spregio a qualunque considerazione di carattere umanitario.
L’accusa di «genocidio» mossa a Israele, iperbolica e grottesca, non regge alla prova dei fatti. Si tratta di una mera imputazione ideologica, volta a criminalizzare e «nazificare» lo Stato degli ebrei. Questa narrativa allucinata, che non ha alcuna consistenza oltre a quella lessicale, permette a molti di definire Gaza come «nuova Auschwitz». Nel noto campo di sterminio nazista, però, a differenza che nella Striscia, non c’erano né operatori umanitari né giornalisti né ONG od «osservatori internazionali», ma soprattutto non c’era un gruppo armato come Hamas, che – pur lamentando un genocidio in corso – continua a lanciare razzi e a compiere attentati contro civili ebrei.
Eppure, si continua a parlare di «genocidio dei palestinesi» come di un fatto accertato, quando si tratta solo di una menzogna di Hamas diffusa e amplificata in Occidente dagli odiatori professionisti dello Stato d’Israele. Il termine «genocidio», denso di connotazioni storiche ed emotive, viene usato per manipolare la percezione pubblica del conflitto. Come ha detto la scrittrice premio Nobel Herta Müller: «Hamas controlla la selezione delle immagini e orchestra le nostre emozioni».
L’Occidente vede e denuncia inesistenti «crimini israeliani» in preda a un’allucinazione ipnotica collettiva, mentre ignora deliberatamente gli atti di terrore compiuti contro Israele, come se fosse stregato da un incantatore: Hamas, che con parole d’odio e menzogne ben organizzate tiene l’opinione pubblica occidentale in uno stato di trance morale.
