Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

La passerella della dirottatrice palestinese Leila Khaled a Roma e Napoli

Ha dirottato due aerei quando era militante del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, un’organizzazione terroristica di sinistra estrema attiva fino agli anni ’80. Oggi, Leila Khaled si prepara ad essere accolta in Italia. Non da terrorista, o almeno ex terrorista, ma da eroina con tutti gli onori.
Leila Khaled, infatti, ha ispirato canzoni e film, diventando un punto di riferimento anche di certi “rivoluzionari” occidentali al pari di Che Guevara, che considerano le sue gesta un atto di “Resistenza” anziché di terrorismo. Fin troppo facile capire come e perché si sia arrivati a questo: Leila Khaled è stata una terrorista palestinese in lotta contro la “potenza occupante” Israele,  capace di incarnare quel mito romantico della povera araba oppressa che combatte contro i colonizzatori, gli abusivi, quelli “arrivati dopo”. Gli ebrei a cui “è stata data la Palestina come risarcimento per la Shoah”.
Leila Khaled è forse il più fulgido esempio di quanto la propaganda araba, basata su menzogne, distorsioni e ricostruzioni della storia, abbia funzionato. Con l’aggiunta romantica e suggestiva di essere una donna, quindi “la prima donna della storia” a dirottare un aereo di linea.
Chapeau, verrebbe da dire. Esistono anche donne serial killer, ci mancherebbe che non esistano donne dirottatrici. E così sono stati accontentati pure i tifosi e le tifose dell’emancipazione femminile.
Leila Khaled, dicevamo, accolta anche da quest’aura suggestiva che esalta gli antisionisti d’Italia e d’Europa, si prepara dunque ad essere nuovamente accolta in Italia. Un modo degno per festeggiare i “5o anni di Resistenza”, dove per Resistenza si intende quella palestinese, ma il termine volutamente richiama quella italiana del ’43-’45, giusto per ricordare che in entrambi i casi si tratta di lotta contro un oppressore. Ed è proprio a partire dai feticci linguistici che sopravvive l’equivoco su Leila Khaled, terrorista diventata eroina e resistente.

E’ il cinquantesimo anniversario della fondazione del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, un’organizzazione terroristica esattamente come Hamas. Ma in Italia è una ricorrenza da festeggiare, con la presenza di Leila Khaled.
Il suo curriculum è impietoso: nel 1969 ha dirottato un Boeing 707 della compagnia statunitense Twa in servizio tra Los Angeles e Tel Aviv, nel 1970 si è ripetuta su un volo della compagnia di bandiera israeliana El Al tra Amsterdam e New York. Nel secondo caso, è intervenuto un agente di sicurezza israeliano che ha ucciso il complice della Khaled, bloccando la terrorista.
Incarcerata in Inghilterra, Leila Khaled è stata rilasciata ben presto. Oggi vive in Giordania e ha abbandonato quei metodi, continuando però ad occuparsi della causa palestinese.

E’ stata intervistata, anche da giornali italiani, ha ispirato canzoni e film celebrativi, come Leila Khaled, Hijacker (Leila Khaled, dirottatrice), della regista palestinese Lina Makboul.
A dicembre sarà a Roma e Napoli. A Roma, come da manifesto, all’hotel Porta Maggiore, sabato 2 dicembre. A Napoli all’Asilo Filangieri, edificio di proprietà del Comune gestito da anni da un collettivo di estrema sinistra, lunedì 4 dicembre.
Per la tappa napoletana si è pensato addirittura ad una sala del Maschio Angioino, ma alla fine è venuta a mancare la disponibilità. Non è detto, però, che non ci sia il sindaco Luigi De Magistris a presenziare all’incontro con Leila Khaled, invitato dal Comitato per la Palestina che ha organizzato l’evento.
De Magistris potrebbe pure accettare: c’è il precedente della cittadinanza onoraria concessa dal sindaco di Napoli a Bilal Kayed, un militante del Fronte Popolare che è stato in carcere per ben 15 anni. Il sindaco di Napoli è quindi assai sensibile alla “causa palestinese”.
Leila Khaled, dal canto suo, un paio di mesi fa è stata ospite del parlamento europeo. Le simpatie nei suoi confronti non sono evidentemente circoscritte ai soli centri sociali, ma si espandono in ambito istituzionale.
Siamo pur sempre l’Europa che ha ceduto al ricatto petrolifero dopo la guerra dello Yom Kippur…

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