Israele e Medio Oriente

Golan, Netanyahu promette: “Da qui non ci muoviamo”

Benjamin Netanyahu guarda davanti a sé verso la Siria, o meglio verso ciò che fu la Siria e che oggi è uno stato in decomposizione dove proliferano in lotta tra di loro formazioni integraliste islamiche.

E’ il 17 aprile e Netanyahu non è solo sulle alture del Golan. Insieme a lui c’è il suo gabinetto ministeriale. E’ la prima riunione di un governo israeliano a tenersi qui, ed è la risposta plateale di Netanyahu a ciò che Barack Obama e Vladimir Putin avrebbero deliberato, il ritorno delle alture alla Siria. Solo che la Siria non esiste più.

La risposta di Netanyahu è stata questa. Convocazione dei principali rappresentanti del governo in carica all’aperto e una dichiarazione perentoria, “Le alture del Golan resteranno a per sempre a Israele”. E non poteva essere che così, con questo premier, con questo governo soprattutto in un momento così critico.

Dal 1981 le alture sono sotto la giurisdizione israeliana nonostante l’ONU dichiari che la decisione presa dal governo Begin, in carica all’epoca, non sia legale mentre Israele fa appello alla risoluzione 242 secondo la quale ciascuno stato ha diritto alla “propria integrità territoriale, a confini sicuri e riconosciuti, liberi dalla minaccia e dall’uso della forza”. La minaccia rappresentata oggi dall’ISIS, Hezbollah, Al Qaida-Al Nusra.

Fa sorridere la spregiudicata disinvoltura con cui il Presidente americano, il cui paese si è annesso una parte del Messico e l’attuale premier russo che, con l’annessione della Crimea ha violato il Memorandum di Budapest, includano in una trattativa con la Siria un territorio sul quale non hanno alcuna competenza. Un territorio il quale ha radici ebraiche che risalgono a diversi millenni fa insieme alla Giudea, la Samaria, la Galilea e il Negev. Fa sorridere ma non meraviglia. L’ostilità protratta di Obama nei confronti di Israele non è un mistero per nessuno, così come è dichiarato l’appoggio di Putin al regime sanguinario di Assad.

Quella di Netanyahu è stata una mossa teatrale da maestro consumato dello show politico. Convocare una riunione sul Golan e sfidare un’altra volta il detestato presidente americano in exitu. Con Putin si vedrà a Mosca e l’intangibilità delle alture del Golan sarà sicuramente messa a tema. “Da qui non ci muoviamo. Vediamo chi ci viene a spostare”.

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