Interviste

La storia rimossa dell’Islam: Intervista a Raymond Ibrahim

Nato e cresciuto negli Stati Uniti da genitori egiziani copti, vissuti in Medio Oriente, Raymond Ibrahim è un autore e un apprezzato conferenziere specializzato in Medio Oriente e Islam. Attualmente Shillman Fellow presso il David Horowitz Freedom Center, Illustre Senior Fellow presso il Gatestone Institute e il Judith Friedman Rosen Fellow al Middle East Forum. Insieme a Daniel Pipes, Robert Spencer e Bruce Bawer è una delle voci più libere sulla storia islamica. 

Gli editori italiani sono poco inclini a tradurre e pubblicare libri critici nei confronti dell’Islam. Lei ha recentemente pubblicato Defenders of the West. Può esporre ai nostri lettori il contenuto del testo?

Sì, è il seguito del mio precedente libro, Sword and Scimitar: Fourteen Centuries of War between Islam and the West. Mentre quel libro si concentrava su otto battaglie decisive tra l’Islam e l’Europa che hanno segnato il corso della storia, Defenders of the West si concentra su otto uomini decisivi. Il libro analizza la stessa lunga guerra tra l’Islam e l’Europa, ma attraverso la lente e le vite di questi otto guerrieri, le cui vite e imprese sono più drammatiche di quanto la maggior parte dei film di finzione riesca a rappresentare. Ironia della sorte, mentre un tempo tutti e otto questi uomini venivano acclamati come grandi ed esemplari eroi, oggi la maggior parte di loro è completamente sconosciuta, oppure viene vilipesa, e le loro guerre difensive contro l’Islam vengono presentate come attacchi intolleranti o immotivati da parte di “islamofobi” e xenofobi incapaci di “celebrare la diversità”. Devo aggiungere che sono riuscito a scavare in diverse fonti nascoste e poco conosciute, in lingue diverse, per offrire un resoconto il più accurato e avvincente possibile delle loro lotte contro il jihad.

L’invasione russa dell’Ucraina ha reso l’Europa più dipendente dalla Turchia, dall’Azerbaigian, dall’Algeria e dai Paesi musulmani del Mar Caspio. In futuro, in che modo queste nazioni musulmane sfrutteranno la nostra dipendenza dalle loro risorse energetiche?

Se la storia è maestra, queste nazioni musulmane sfrutteranno la nostra dipendenza dalle loro risorse energetiche in modo da sostenere l’Islam nella comunità mondiale. Ad esempio, i petrodollari sauditi sono ben noti per finanziare e diffondere la forma più radicale di insegnamento islamico nelle moschee e nelle madrase di tutto il mondo, anche, se non soprattutto, in Occidente: il cosiddetto “wahhabismo” (che in realtà è un altro modo per dire Islam letterale e purista).  Inoltre, cercare di rafforzare l’Islam e indebolire gli infedeli è un imperativo musulmano, che può essere raggiunto in molti modi, tra cui il jihad, che è solo il più famoso. In questo scenario, i musulmani useranno il denaro degli infedeli e la loro dipendenza dalle loro risorse per radicalizzare i compagni musulmani contro l’Occidente.

I musulmani hanno conquistato e sottomesso vasti territori in tutto il mondo, dall’Europa all’Asia fino all’Africa. Com’è possibile che una civiltà guerriera e schiavista sia ora considerata una “vittima” della presunta oppressione occidentale?

Sì, è una svolta sorprendente, no? Il motivo per cui una narrativa così stravagante è riuscita a prevalere è duplice: In primo luogo, la maggior parte della reale interazione storica tra l’Islam e l’Occidente – secoli di guerre, conquiste, spargimenti di sangue e schiavitù di massa – è stata soppressa; qui sto parlando del continuo, violento assalto jihadista perpetrato da califfati, sultanati, emirati musulmani, da una varietà di nazioni, tra cui arabi, berberi, turchi e tartari. Come si legge in entrambi i libri, Defenders of the West e Sword and Scimitar, per ben oltre mille anni questi popoli diversi, operando secondo una logica spiccatamente islamica – quella sostenuta dall’ISIS, quella che ci hanno detto non avere “nulla a che fare con l’Islam” – hanno condotto un jihad implacabile in ogni angolo d’Europa, spingendosi fino all’Islanda nelle loro razzie di schiavi. Inoltre, nei primi secoli dell’Islam, tre quarti del mondo cristiano originario – tra cui tutto il Nord Africa, dal Marocco all’Egitto, il Medio Oriente e l’Asia Minore (oggi conosciuta come Turchia) – sono stati violentemente annessi al mondo musulmano, anche se queste regioni rappresentavano le regioni più antiche e sviluppate del cristianesimo. Purtroppo, poche persone in Occidente lo sanno; sembrano pensare che il Medio Oriente e il Nord Africa siano sempre stati islamici. Ma non solo questa storia è stata completamente soppressa; al suo posto, qualsiasi aneddoto si possa trovare per demonizzare gli europei e presentare i musulmani come vittime è stato tolto dal contesto, esagerato e ampiamente diffuso.

Come è accaduto con le Crociate? 

Le Crociate sono un esempio perfetto. Se si parla con una qualsiasi persona occidentale e le si chiede quando sono iniziati i conflitti tra musulmani ed europei, invariabilmente risponderà le Crociate. In questo modo, però, si manifesta la propria ignoranza sul fatto che, in realtà, le Crociate sono state una goccia nel mare della guerra totale tra l’Islam e l’Occidente nel corso di più di un millennio; e durante tutte queste guerre – compresa la prima guerra degli Stati Uniti d’America come nazione, con la “Barberia” – sono stati i musulmani ad essere aggressori. Perché altrimenti l’Islam è stato in Spagna, o nei Balcani, o in Russia, per secoli? Infine, quando il “mainstream” parla dell’interazione storica tra l’Occidente e l’Islam, inizia invariabilmente con l’era coloniale, cioè con quel breve lasso di tempo in cui l’Occidente è finalmente diventato militarmente superiore all’Islam, e quindi può essere considerato l’aggressore. Ironicamente, e in realtà, anche i primi colonizzatori europei operavano nel contesto della lunga e ininterrotta guerra tra l’Islam e loro stessi; in altre parole, cercavano di riformare o quantomeno di disinnescare il mondo musulmano.

Il recente accoltellamento di Salman Rushdie dimostra che l’Islam ha una “memoria lunga” per quanto riguarda le “offese” di cui si considera vittima; al contrario, gli occidentali dimenticano rapidamente gli attacchi terroristici e la violenza islamica. A cosa dobbiamo questa differenza di memoria?

Bella domanda. Credo che molto dipenda dal modo in cui i musulmani e gli occidentali sono stati condizionati. I musulmani, direi, hanno una memoria naturale o normale, che colloca e interpreta gli eventi nel contesto della loro storia.  Gli occidentali, invece, sono abituati dalle cosiddette “notizie” a pensare e a preoccuparsi solo di ciò che è “nuovo” – anche se, ovviamente, non c’è mai nulla di veramente nuovo – prima di passare alla cosa successiva di cui le “notizie” parlano e dimenticare la precedente.

 

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