Editoriali

Abbiamo scelto il disonore, avremo la guerra

Abbiamo scelto di cedere qualcosa in nome della pace. Abbiamo scelto di rinunciare ai nostri valori per evitare spargimenti di sangue.
Oggi non c’è un Winston Churchill, sigaro in bocca e cipiglio severo, a redarguirci e a fare il facile profeta. Non abbiamo nessuno che esclami “Potevano scegliere tra il disonore e la guerra, hanno scelto il disonore ed avranno la guerra”.
All’epoca c’erano i nazisti. Gli accordi di Monaco di Baviera alla fine di settembre del 1938 avrebbero dovuto evitare un conflitto internazionale, a dispetto dell’onore. Il prezzo è stato salato: piegarsi totalmente ai diktat di Hitler.
Il disonore è meglio della guerra, devono aver pensato Édouard Daladier, rappresentante della delegazione francese, e Neville Chamberlain, destinato non a caso ad essere di lì a poco rimpiazzato come primo ministo della Gran Bretagna da un ben più ostico Churchill. Avevano torto, Daladier e Chamberlain, perché, a dispetto della loro scena muta alla Conferenza di Monaco, la guerra è scoppiata lo stesso. “Hanno scelto il disonore, avranno la guerra”. Una delle profezie meglio riuscite della storia.
Oggi ci sono gli islamisti e non ci sono più i timidi e silenziosi Daladier e Chamberlain, ma c’è Federica Mogherini che scoppia in lacrime davanti ai microfoni, sentendo il peso della “brutta giornata per l’Europa”, come lei l’ha definita. E’ una brutta giornata, in effetti, perché il terrorismo islamista ha colpito l’Europa proprio nel cuore, nella teorica capitale Bruxelles. Forse è stato anche questo ad emozionare particolarmente l’Alto Rappresentante agli Affari Esteri dell’Ue, che evidentemente ha sentito questi attentati più “vicini” rispetto a quelli di Parigi.

E’ stato sbagliato non combattere il terrorismo islamista, che si chiama Isis o Al Qaeda o Hezbollah. E’ stato sbagliato stringere alleanze strategiche, fare preferenze tra gli uni e gli altri, pensare che si potessero fare affari con certi paesi che non rispettano i più elementari diritti umani. E’ stato sbagliato perché la guerra è scoppiata lo stesso, anche se per ora unilaterale.
L’Ue ha scelto il disonore, ma non ha evitato spargimenti di sangue.
E ha avuto la guerra.
Ha scelto il disonore quando ha deciso di etichettare i prodotti degli insediamenti israeliani, quando ha permesso a un latitante terrorista di rifugiarsi indisturbato per 4 mesi in un quartiere belga diventato interamente musulmano, quando ha pensato che l’Arabia Saudita e il Qatar potessero essere alleati credibili e poi quando ha deciso di strizzare l’occhio all’Iran.
L’Ue ha scelto il disonore quando ha deciso di finanziare ogni anno Fatah, formazione politica in teoria più moderata di Hamas ma nei fatti tutt’altro, di mandare soldi a Gaza e in Cisgiordania perché i palestinesi hanno bisogno di scuole e ospedali ma invece costruiscono tunnel e rampe missilistiche.
Scelgono il disonore i nostri giornali, quando titolano “uccisi palestinesi” dimenticando di scrivere “terroristi” o almeno “aggressori” e fomentando quell’opinione pubblica che vede in Israele un simbolo del colonialismo dei cattivi bianchi occidentali, che in qualche modo giustificherebbe rabbia e frustrazione dei musulmani oppressi.

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Abbiamo scelto il disonore tutti, quando abbiamo avuto paura di parlare, perché quella parola magica “islamofobia” non suona come antifascismo o antinazismo ma ha quel retrogusto politicamente scorretto, xenofobo, poco inclusivo e liberale, assai poco progressista. Non è una lotta a un’ideologia di morte ma intolleranza verso una religione che non è la nostra.
L’Islam è la religione di chi viene da lontano, è la stessa religione dei profughi che scappano da guerre. E’ una religione di pace e non va confusa con il terrorismo. Il Corano è un testo sacro.
Con queste argomentazioni ci hanno convinti che lo jihadismo è solo una degenerazione. Abbiamo accettato di trasformare interi quartieri in ghetti musulmani e persino che venissero sdoganati l’antisemitismo e la misoginia in paesi attenti ai diritti civili come la Svezia. Abbiamo derubricato le stragi di Parigi come “vendette” nei confronti della satira troppo blasfema o degli stili di vita occidentali eccessivamente “bohemien”, ci siamo rassegnati ad accettare gli attentati alle sinagoghe e ai supermercati kosher come “normali” perché, si sa, tra musulmani ed ebrei non corre buon sangue. Abbiamo perdonato Colonia perché a capodanno si è tutti un po’ ubriachi e queste donne, insomma, un po’ se le cercano.

Guardiamo il Medio Oriente con il binocolo e non ci interessa ciò che succede a ebrei, yazidi, curdi, né i massacri tra sunniti e sciiti.
L’Intifada dei coltelli in Israele non ci riguarda.
Non capiamo di esserci dentro fino al collo, proprio perché abbiamo scelto il disonore. Abbiamo scelto di rinunciare ai nostri valori, facendo credere di averlo fatto in nome dei nostri valori. Un paradosso. Ma la spiegazione è semplice: abbiamo preferito non combattere ed evitare spargimenti di sangue, perché non volevamo la guerra.
Winston Churchill saprebbe cosa dirci.

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