Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Aleksander Dugin, l’antisionismo come necessità

A seguito dei fatti recenti, l’uccisione in un attentato alle porte di Mosca di Darya Dugina, figlia di Alexander Dugin, considerato uno degli ideologhi di Vladimir Putin, ripubblichiamo un suo ritratto a firma Niram Ferretti, apparso qui per la prima volta il 3 marzo 2017.

Apprendiamo da Aleksander Dugin, filosofo e intellettuale osannato dai rossobruni e propugnatore di un grande blocco euroasiatico a guida russa, ontologicamente antiamericano e antioccidentale ciò che segue:

“Sono assolutamente contro il Sionismo. In primo luogo, questo movimento contraddice l’ideologia stessa del Tradizionalismo Ebraico, dato che il dogma basilare del sionismo è in contraddizione con i tre principi talmudici primari: 1) Non ergersi contro i popoli, fra i quali gli ebrei vivono; 2) Non ritornare in Terra Santa prima della venuta del Messia; 3) Non accelerare la fine dei tempi. Chiunque infranga questi principi non può essere considerato un ebreo nel senso religioso, mistico del termine. I libri del rabbino Meyer-Schiller di New York danno maggiori informazioni su questo tema. Meyer-Schiller non è soltanto la più alta autorità del Giudaismo contemporaneo, ma porta il titolo di Maggid Shiur, qualcosa che agli ebrei dirà molto.

“In secondo luogo, lo stato di Israele è stato sin dall’inizio una base strategica per l’Atlantismo militante (prima l’Inghilterra, ora gli Stati Uniti) nel Medio Oriente. Questo stato è sia ideologicamente che politicamente orientato al capitalismo ed occidentalizzato per quanto riguarda il sistema di valori. Questi valori sono in completa contraddizione con la visione nazionale russa del mondo, così come l’intera idea di Geopolitica Eurasiatica”.

Dugin informa tutti gli ebrei sionisti che in base alla propria concezione e a quella di Rav Meyer Schiller, il quale è a favore dell’etnonazionalismo ebraico, che Israele non è “kosher”. Addirittura viene data la scomunica. Gli ebrei sionisti non sarebbero propriamente ebrei. Per Dugin il controverso rabbino antisionista newyorkese sarebbe niente di meno che “la più alta autorità del Giudaismo contemporaneo”, il che equivale a sostenere che Cirillo I, patriarca di Mosca, sarebbe la più alta autorità del cristianesimo. Naturalmente, nell’ebraismo non ci sono papi, ma non esistono nemmeno autorità rabbiniche che possano fregiarsi o essere riconosciute in modo unanime come se appunto fossero un pontefice.

Israele, per Dugin è macchiato dalla colpa di atlantismo. Essere antamericani è indispensabile per essere filoputiniani e anche, filoiraniani. Come è noto il Grande Satana, per Teheran sono gli Stati Uniti, e il Piccolo Satana è Israele.

Dugin non usa questi termini, ma è chiaro il suo pensiero. “I valori” rappresentati da Israele sono in totale contraddizione con la visione nazionale russa e anche con l’ebraismo essenzialistico e ultraortodosso propugnato da Meyer Schiller. Emblematico che uno degli uomini considerati più vicini a Putin la pensi in questo modo.

Permette di fare luce su alcune cose. Vediamole.

L’antiatlantismo è una costante dall’Unione Sovietica ad oggi. La Russia di Putin è fortemente sovranista, etnonazionalista e alfiera di un cristianesimo mistico tipicamente slavo insufflato di nazionalismo. Questa Russia, è animata da uno spirito neoimperiale euroasiatico con al centro se stessa in opposizione agli Stati Uniti. Il vasto impero euroasiatico è un’idea ottocentesca radicata nel cuore del conservatorismo russo e poi ritornata in auge negli anni ’60 anche grazie a figure come l’ex SS Jean Thiriart a cui da noi, Franco Cardini deve il suo svezzamento ideologico. Non c’è dunque da sorprendersi se la Russia sia in ottimi rapporti con un’altra potenza neoimperiale e, quest’ultima, dichiaratamente antisionista e antisemita, l’Iran. Gli sciiti da sempre considerano se stessi l’aristocrazia dell’Islam. Non va dimenticato, anzi va tenuto ben presente, che per la mistica fascista e ultranazionalista l’Iran fa parte della costellazione indoiranica, da qui gli amorosi sensi rossobruni sia per la Russia che per l’Iran. Da una parte l’etnonazionalismo slavo, dall’altra quello indoiranico.

La riscossa suprematista, bianca caucasica russa contro la “decadenza occidentale” si sposa perfettamente con quella neoimperiale iraniana. Gli Stati Uniti e Israele sono nello stesso calderone per i Dugin e i suoi accoliti di estrema destra europei. Non a caso, per modo di dire, Marine Le Pen, in perfetta consonanza con questa costellazione di idee, ha caldeggiato sia l’euroasianesimo a livello geopolitico sia l’alleanza con lo stato più antisemita del Medioriente, l’Iran.

Non può dunque meravigliare che nel 1992, Aleksander Dugin redigerà il manifesto del Partito Nazional Bolsecevico, ora considerato fuorilegge. Il vessillo del partito amalgamava falce e martello al centro della bandiera nazionalsocialista tedesca. Il nazionalismo come fusion e rebranding tra nazismo e comunismo.

Quello che va tenuto presente è come, tutto questo rigurgito cadaverico di vecchie idee ultrareazionarie, il nazionalismo misticheggiante, il purismo etnico, il tradizionalismo antimoderno che hanno infiammato il Novecento totalitatario, sono in opposizione radicale con il sionismo che non si fonda su alcuna mistica razziale o sulla convinzione messianica del ritorno a Sion, ma sulla necessità laica per il popolo ebraico di avere un proprio stato che potesse garantirne la salvaguardia.

Il progetto egemonico restaurativo russo propugnato da Dugin va di pari passo con quello egemonico iranico. In questo progetto antiamericano e necessariamente antiliberale e antidemocratico, Israele non può essere vocazionalmente se non sulla sponda opposta.

 

 

 

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