Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Amira Haas: dalla cacciata da Ramallah all’invito di Torino

Torino è da tempo, al nord Italia, all’avanguardia delle città maggiormente disponibili a organizzare convegni e iniziative felicemente propalestinesi. Recentemente su L’Informale abbiamo dato ampio resoconto di un “seminario” autogestito da un collettivo di ispirazione revolucionaria che si è tenuto in una aula di un campus universitario della città sabauda. Lo scopo del seminario era mostrare la connessione tra nazismo e sionismo basandosi su un testo bufala di un estremista marxista leninista.

Ora, con più ufficialità e pompa magna rispetto a questo caso underground, l’università di Torino ha improvvisato un convegno dal titolo emblematico, “Israele e i palestinesi nell’era Trump”. Ospite d’onore la più accanita giornalista filopalestinese sulla quale Israele possa contare. Si tratta, naturalmente, di Amira Haas, autrice di punta di Haaretz e pasionaria della causa palestinese contro l’oKKupazione sionista.

La Haas appartiene di fatto alla categoria degli ebrei dhimmi, ovvero quegli ebrei invariabilmente di sinistra i quali anelano a tornare a un ruolo di sottomissione rispetto all’Islam. Non è la prima e non sarà l’ultima. Purtroppo, nonostante Israele abbia fatto del proprio meglio per correggere l’immagine desolante e sconfitta dell’ebreo vittima, c’è chi non è sfuggito e non riesce a sfuggire alla sindrome di Stoccolma.

La Haas ne è un magnifico esempio. I suoi slanci passionali verso gli arabi sono stati di tale furente partecipazione che, nel nel 2014, autoinvitatosi a una conferenza all’università di Birzeit a Ramallah, riuscì persino a farsi espellere. E questo accadde perchè, nonostante abbia vissuto per un lungo periodo a Gaza e a Ramallah, cercando di accreditarsi come “una di loro”, è, purtroppo per lei, ancora ebrea. L’università di Breizit, come gli atenei nazisti durante il periodo del Terzo Reich, è infatti, rigorosamente judenfrei.

Ora, invece, viene a Torino, invitata e pagata. Qui da noi non verrà espulsa. Anzi, verrà accolta da scroscianti applausi quando racconterà la solita storia in cui la crudeltà degli “aguzzini” israeliani farà da magnifico contrasto con la nobiltà delle “vittime” palestinesi.

Trump, come Israele, ne uscirà distrutto per il gaudio della platea. Alle dhimmi ebree come la Haas non può sembrare vero che uno stato rappresentato come “nazista”, abbia ora l’appoggio del primo presidente “fascista” americano.

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