Israele e Medio Oriente

Ancora sul voto dell’UNESCO

La notizia di oggi, martedì, è che il consiglio esecutivo dell’UNESCO ha rigettato la richiesta del Messico di riaprire la discussione sulla mozione sottoposta dalla Giordania, dall’Autorità Palestinese e da altri stati arabi con la quale si delegittima la sovranità israeliana su Gerusalemme e si nega l’esistenza di vincoli storici e religiosi fra il Monte del Tempio ed il popolo ebraico. Il Messico, che ha nel frattempo esonerato il proprio ambasciatore all’UNESCO, ebreo, avrebbe voluto modificare il proprio voto a favore di quella risoluzione. Il consiglio esecutivo dell’UNESCO, che aveva il potere di respingere o convalidare quella risoluzione, ha poi convalidato col proprio voto la risoluzione araba.
In precedenza sia la direttrice generale dell’UNESCO Irina Bokova (la cui candidatura a segretario generale dell’ONU era stata bocciata) ed il presidente del consiglio esecutivo dell’UNESCO Michael Worbs avevano aspramente criticato l’avvenuta approvazione della risoluzione, esprimendo l’auspicio che la riunione del Board di martedì venisse rinviata allo scopo di trovare un compromesso che modificasse quel voto. Bokova, per parte sua, aveva assicurato che l’UNESCO, malgrado quel voto, avrebbe lottato contro la delegittimazione di Israele e la negazione della Shoah. Lei aveva anche affermato che riconosceva la santità del Monte del Tempio e del Muro Occidentale (il cosiddetto Muro del Pianto) per il popolo ebraico. La lettera che Bokova aveva scritto a Zipi Livni per confermare questa sua posizione concludeva con la constatazione che la risoluzione araba e la negazione della storia attraverso la negazione del carattere sacro alle tre religioni del complesso di Gerusalemme avevano danneggiato l’UNESCO.
Nel frattempo è anche trapelata la notizia che Irina Bokova aveva ricevuto minacce di morte per questo suo atteggiamento.
Tutta la vicenda ha il sapore amaro dell’assurdo, e convalida l’accusa da molti anni rivolta all’ONU ed alle sue agenzie di covare un pregiudizio anti-israeliano, che emerge in tutte le occasioni in cui un voto condanna Israele. Quarant’anni fa fu l’accusa che il sionismo fosse una forma di razzismo – per la quale poi l’ONU dovette scusarsi -, poi la condanna di ogni forma di pace separata quando Israele ed Egitto firmarono il trattato di pace che ancora oggi è in vigore, o l’autorizzazione all’ OLP di avvalersi di qualunque mezzo (eravamo nel periodo del terrorismo) per raggiungere i propri fini. Era, a quel tempo, la maledizione del voto automatico che accomunava stati arabi, stati comunisti e stati non allineati nel voto “ideologico”. Ma oggi questo automatismo non esiste più, come non esiste più un blocco di stati comunisti, ed il voto dell’UNESCO avrebbe potuto agevolmente essere rovesciato se l’Europa ed alcune altre democrazie lo avessero voluto.

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