Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

“Antisionismo” a Roma: “Non fare entrare i tuoi figli ebrei, vi meritate i forni”

Accade a Roma: il titolare del negozio di abbigliamento Coin in viale Regina Margherita, Leonardo Rabolini (29 anni), è a processo in quanto accusato di aver detto a Emma Veneziano, proprietaria di un’attività commerciale adiacente: «Non fare entrare i tuoi figli ebrei nel mio negozio». Dovrà rispondere del reato d’ingiuria aggravata dall’odio razziale e persino di lesioni per aver sferrato, sempre secondo l’accusa, un calcio alla gamba della donna.
Era il 31 luglio 2014 ed Emma Veneziano stava semplicemente abbassando la saracinesca del suo negozio, in vista della chiusura. Rabolini l’avrebbe vista e le avrebbe intimato: «Non fare entrare i tuoi figli ebrei nel mio negozio», senza alcun motivo.
All’ovvia richiesta di spiegazioni, il titolare del Coin avrebbe rincarato: «Ebrei, meritate di stare nei forni crematori».
La signora Veneziano, che al processo sarà assistita dall’avvocato Cesare Gai, non ha potuto far altro che girare la chiave del lucchetto ed andarsene, sentendosi ancora dire «Siete la causa della morte di tanti palestinesi uccisi». La donna non ha replicato, ma Rabolini a quel punto le avrebbe sferrato un calcio alla gamba, venendo poi bloccato da due passanti.

 

Una vicenda di antisemitismo, o meglio un paradigma di quanto il cosiddetto antisionismo sia spesso sovrapponibile all’antisemitismo.
E’ invece stata smentita categoricamente dall’avvocato difensore Massimo Bevere la ricostruzione del Corriere secondo cui il legale avrebbe asserito che per meglio comprendere l’origine degli insulti si dovrebbe risalire al periodo in cui sono stati pronunciati: estate 2014, in piena “Operazione Margine di Protezione”. Lo studio legale ha replicato così: “Con riferimento all’articolo apparso in data 19.02.2018 nella pagina dedicata alla Cronaca di Roma del Corriere della Sera, dal titolo “Fuori dal mio negozio i tuoi figli ebrei, vi meritate i forni”, con la presente si intende categoricamente smentire il contenuto delle affermazioni falsamente attribuite all’Avvocato Massimo Bevere, difensore di Leonardo Rabolini. L’avv. Bevere non ha rilasciato alcuna dichiarazione sul caso e mai avrebbe potuto riportare frasi di quella portata e di quel tenore, che peraltro esulano dalla vicenda per cui è processo.
La ricostruzione è dunque inverosimile, nonché lesiva del decoro professionale dell’avvocato Bevere che intima all’estensore dell’articolo di provvedere ad immediata rettifica”.
Sempre secondo il Corriere, l’imputato davanti al Tribunale ha sostenuto di non aver mai pronunciato quelle frasi. Tra i testimoni della difesa, anche Maurizio Tagliacozzo, membro della Comunità ebraica di Roma, il quale sostiene di aver fatto un viaggio in Israele insieme all’imputato e che quest’ultimo non avrebbe mai manifestato atteggiamenti di intolleranza nei confronti degli ebrei.
La giustizia farà il suo corso, l’unico auspicio è che qualora le frasi e l’aggressione fossero vere la Corte non ritenga un’attenuante il periodo in cui è avvenuto l’episodio, incolpando di fatto Israele per la diffusione dell’antisemitismo in Italia. La smentita categorica e sentita dell’avvocato difensore in tal senso lascia ben sperare perlomeno sulla strategia difensiva, che non si avvarrà di quell’argomentazione.

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