Editoriali

Collaborazionisti all’opera

La storia ci fornisce innumerevoli esempi di collaborazionisti, di utili idioti, di fiancheggiatori del nemico, di quinte colonne. Le motivazioni variano. Da quelle più infami, lucro, convenienza, anche voluttà di abiezione, tradimento, a quelle più “nobili”, credere di combattere per una causa giusta, di lavorare per il progresso e il bene dell’umanità.

Vedere ieri alle Nazioni Unite, seduto a fianco di Riyad Mansour, il rappresentante del virtuale stato palestinese, Hagai El-Ad, il direttore israeliano di B’Tselem, la ONG israeliana di estrema sinistra finanziata con capitali stranieri che da anni ha come obbiettivo quello di presentare Israele come uno stato criminale, evoca immediatamente queste figure.

Hagai El-Ad si era già presentato all’ONU nel 2016 fornendo la medesima versione che ha fornito ieri davanti agli ascoltatori; il suo cavallo di battaglia è l’occupazione dei territori della Cisgiordania o Giudea e Samaria, occupazione che di fatto è terminata nel 1993 dopo gli Accordi di Oslo, con l’assegnazione all’Autorità Palestinese dell’Area A e B del territorio e a Israele dell’Area C dove vivono circa 150,000 arabi-palestinesi. L’occupazione, se esistesse, avrebbe a che fare, al massimo, con questo numero di arabi-palestinesi, ma di fatto, al suo posto, esiste da 25 anni una mancata negoziazione tra arabi-palestinesi e israeliani sullo statuto finale dei territori, statuto finale mai definito in virtù della costante indisponibilità da parte palestinese.

Ma per Hagai El-Ad tutto questo non ha alcuna rilevanza, è rimosso dalla scena. Il suo canovaccio, che è esattamente quello dell’Autorità Palestinese è di raffigurare una realtà virtuale in cui gli arabi-palestinesi sarebbero i soggetti oppressi dai colonizzatori ebrei-israeliani.

B’Tselem, nel cui ufficio è appeso al muro un attestato di benemerenza di Jimmy Carter, tra i maggiori cantori dell’apartheid israeliano, è quell’organizzazione per la quale lavorava Nasser Nawaja, un tizio che, in un’amabile conversazione con un altro attivista radicale, parlava della necessità di informare i servizi di sicurezza dell’Autorità Palestinese a proposito di un palestinese intenzionato a vendere del terreno nella Cisgiordania a un israeliano.

La legge palestinese punisce la vendita di terra agli israeliani con la morte e i sospetti sono sottoposti a tortura e uccisi. B’Tselem è la stessa organizzazione dentro la quale uno dei suoi “ricercatori” raccontava al giornalista Tuvia Tenebom che la Shoah era una menzogna. E’ la stessa organizzazione per la quale lavorava anche Lizi Sagie costretta alle dimissioni dopo avere affermato che Israele è uno stato devoto ai valori nazisti. E’, in altre parole, un covo di utili idioti, o meglio di talebani di estrema sinistra il cui intento primario è, dentro lo Stato ebraico, di delegittimarlo agli occhi del mondo.

Dunque poco meno che precise sono state le parole di Benjamin Netanyahu dopo l’audizione di Hagai El-Ad.

“Mentre i nostri soldati si preparano a difendere Israele, il direttore di B’Tselem sceglie di dare all’ONU un discorso pieno di menzogne in un tentativo di aiutare i nemici di Israele. La condotta di B’Tselem è una disgrazia che verrà ricordata come un breve e temporaneo episodio nella storia della nostra nazione.”

Ma le parole più dure sono giunte dall’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Dannon, presente all’audizione di Hagai El-Ad.

“Signor El-Ad, lei è un cittadino israeliano che sta servendo i nostri nemici. La stanno usando contro di noi. I soldati dell’IDF la stanno proteggendo e lei li incrimina. Vergogna su di lei, schifoso collaborazionista”.

Israele è una grande democrazia ma è anche un paese in uno stato di guerra sospesa permanente, uno stato minacciato di distruzione e circondato da nemici. E’ forse giunto il momento che nei confronti di organizzazioni oggettivamente fiancheggiatrici dei terroristi e dei loro esponenti, vengano prese misure atte a impedire che possano operare al fine di mettere in mora la sicurezza dello stato.

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