Editoriali

Estensione del dominio del concetto

Nel nuovo lessico improntato alla religione laica dell’Umanità, detenuto da alfieri progressisti certissimi di incarnare l’andamento della storia, non possono più esserci distinzioni nette, specificazioni restrittive. Già da un po’ abbiamo appreso che gli ebrei morti nella Shoah e i migranti morti in mare, e ancora i primi che cercavano riparo dalla furia eliminazionista nazista, e i profughi siriani o i migranti africani, sono equiparabili.

Per la vulgata relativista che impera cattedratica, la Shoah non è più, o non più di tanto, un evento assolutamente unico nella sua irriducibile specificità, ma uno dei genocidi della storia, e le vittime della persecuzione o della guerra, sono sempre e unicamente tali. Il discernimento troppo accurato è da gesuiti o da sofisti. La religione laica dell’Umanità abbraccia tutti indistintamente.

Gli ebrei sono sempre stati accusati di fare eccessivamente gruppo a sè, di connotarsi in modo esclusivista, e nella società futura che è già, in parte, quella attuale, bisogna guardare in modo ampio, soprattutto, per chi vi è collocato, sub specie aeternitatis. Da tale altezza tutti sono uno e uno è tutti. Così, discendendo per li rami, si arriva a ritenere che il Giusto, connotazione specificamente ebraica per chi, non ebreo, si è distinto durante la Seconda guerra mondiale, a salvare gli ebrei dallo stermino, oggi sia categoria che debba essere estesa ad altri che si distinsero in imprese di soccorso assai diverse.

Alla Farnesina, pochi giorni fa è accaduto che un viale ha cambiato nome. Da “Viale del Ministero degli Esteri” si è trasformato in “Viale dei Giusti della Farnesina”. I Giusti oggi sono, secondo la neo lingua dell’ecumensimo progressista umanitario “I diplomatici italiani che si sono distinti in atti d’umanità durante le crisi internazionali, i genocidi e ogni situazione in cui i diritti fondamentali sono stati messi in discussione”.

Gabriele Nissim, presidente di Gariwo e tra i corifei più entusiasti del nuovo corso, ha salutato l’iniziativa con giubilo fervente.

“La sindaca Raggi e il vicesindaco Bergamo hanno preso una decisione coraggiosa per la Capitale. Vorrei ringraziare anche la Farnesina e il ministro Di Maio per avere dato, insieme a noi, il via a questo importante progetto. Con l’allargamento del concetto di Giusto dalla Shoah a ogni situazione di crisi umanitaria abbiamo innestato un percorso che nessuno aveva mai immaginato nel mondo. Rendendo omaggio in ogni situazione e in ogni epoca agli uomini migliori che difendono la dignità dell’uomo, possiamo ambire a far diventare l’Italia il paese messaggero della bellezza e della responsabilità. Siamo felici perché quando si accende la speranza nel mondo si dà senso alla vita e alla politica”.

Un vero e proprio manifesto. Di luce abbagliante brilla la frase “la dignità dell’uomo”, i suoi difensori non possono essere raccolti in nessun ambito parrocchiale. Il pensiero omologante questo vuole. I confini vanno abbattuti tutti, non solo quelli geografici, ma soprattutto quelli identitari.

“L’allargamento del concetto di Giusto”. Perchè, infatti, riservarlo solo al contesto della Shoah? Scelta coerente. Coraggiosa? Tutt’altro, prona. Sull’onda lunga della relativizzazione, bisognava, inevitabilmente, passare ai Giusti.

Soffia impetuoso lo Spirito del tempo.

Torna Su