Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Il gorgo dell’antisemitismo e la persistenza di Israele

La distruzione di Israele passa dalla narrativa distopica all’ordine del giorno di una tragica possibilità. Tale è la forza letale di una concatenazione tra il massacro d’orrore inenarrabile del 7 ottobre e l’offensiva violenta di un crescente antisemitismo nel mondo.

Non si lascia scampo alla vittima designata, nei cerchi concentrici dell’isolamento, della demonizzazione, della condanna dell’autodifesa, della legittimazione del terrore islamico, della pacificazione con i regimi totalitari, dell’intifada universale. 

Ce lo dice con lucidità e pathos Georges Bensoussan in un suo scritto su Le Point. L’infame processo su iniziativa del Sudafrica, paese alleato dei terroristi e responsabile dell’aberrante conferenza di Durban del 2001 che ha inaugurato una nuova fase dell’antisemitismo-antisionismo (le vittime divenute carnefici), serve a ribaltare la realtà del genocidio. Legittima i mostri infernali del 7 ottobre e consegna Israele a nuovi, peggiori 7 ottobre.

“Si tratta di accusare di genocidio questo popolo particolare, la cui memoria, in Israele come altrove, è segnata dal ricordo del genocidio. Invertendo l’accusa di genocidio, si vuole anche collocare lo Stato di Israele e gli ebrei nel campo degli oppressori, cioè dell’occidente, l’accusato abituale delle Nazioni Unite. L’ONU procede ostinato con la sua maggioranza automatica, con 57 stati musulmani, un solo stato ebraico, una più vasta maggioranza di tirannie, non democrazie, anti-democrazie.”  

Bensoussan con il suo monito ci dice:  

“Questo ribaltamento della realtà è il carattere distruttivo del ragionamento totalitario: ‘l’amore è odio’, ‘la pace è guerra’, quando la realtà viene annientata a favore di narrazioni ricostruite. Dietro Israele, l’emblema del male, l’inversione accusatoria pone l’intero occidente sul banco degli imputati del Tribunale della Storia di fronte agli ‘storici procuratori’. L’accusa di genocidio ( di per grottesca: Gaza 1967, 400mila abitanti, Gaza 2023, 2 milioni 300mila abitanti) infanga la memoria e la parola degli armeni, degli ebrei e dei tutsi. L’odio per il segno ebraico fiorisce, e qui non si tratta tanto di antisemitismo, come nota lo psichiatra Jean-Jacques Moscowitz, quanto di quello che lui chiama asemitismo: il mondo non vuole gli ebrei, e non vuole più lo Stato di Israele”.

Questa combinazione di asemitismo diffuso e antisemitismo violento dilagante dopo il 7 ottobre, costituiscono una miscela esplosiva che pretende la strage degli ebrei e la corrosione, squalificazione e “destrutturazione” delle democrazie e delle libertà.   

“Il concetto di ‘genocidio’ fu coniato durante la seconda guerra mondiale da un ebreo polacco, Raphael Lëmkin, in diretto riferimento al genocidio degli ebrei che veniva perpetrato. I seguaci di Robert Faurisson sperano che Israele venga condannato in nome degli stessi principi che portarono Eichmann a essere condannato e giustiziato proprio da questo stato. Simbolicamente, l’obiettivo è cancellare l’eredità della Shoah”.

A che punto siamo arrivati! Gli stessi amici di Israele hanno spesso difficoltà a comprendere la gravità estrema mortale della situazione attuale.  

Anche la memoria della Shoah, imbalsamata in un’ufficialità vittimaria e fallimentare nel suo scopo di riduzione dell’antisemitismo, deve ora essere delegittimata ed eliminata.

Significativo che proprio Georges Bensoussan sia l’autore di Storia della Shoah. Cosa è successo e come è potuto accadere l’impensabile (diffuso nella recente Giornata della Memoria nelle edicole dal quotidiano Il Sole 24 Ore). Un testo che può stare accanto a La distruzione degli Ebrei d’Europa e Carnefici, vittime, spettatori di Raul Hilberg, e La Notte di Elie Wiesel, dove ha mostrato, con rigore scientifico e passione civile, che l’accadere della Shoah è stato reso possibile da una rete implacabile di silenzio, indifferenza, incomprensione e complicità da parte di Alleati, Vaticano, democrazie rinunciatarie, posizioni diffuse tra gli stessi antifascisti. Cioè sei milioni di ebrei europei annientati nel silenzio quasi totale del mondo. 

La considerazione conclusiva dell’autore è di bruciante attualità:  

“Questa catastrofe non cessa di interrogare e di sconvolgere l’identità ebraica moderna. Ma non solo. Poiché il genocidio rivela la società di massa a se stessa. Mette in luce la coesistenza di una modernità tecnica e burocratica e di un arcaismo politico e mentale. Non interroga solo la storia tedesca e l’antisemitismo europeo che fornisce la forma pratica e il quadro mentale alla persecuzione, interroga soprattutto il potere moderno, quella gestione degli uomini e della vita fondate su una concezione biologizzante dell’esistenza. Il nazismo genocidario non dipende solamente da quello spirito di distruzione che vediamo all’opera lungo tutta la storia umana. Illustra la precarietà dello status di cittadino in una società massificata sottomessa a uno Stato totalitario. […] Considerata a lungo come un epifenomeno della guerra, oggi appare come un evento centrale”.

Ci sono state le politiche di commemorazione per iniziativa degli Stati. Scrive Bensoussan 

“Ma a cosa serva commemorare, se non viene messa in primo piano la questione dei diritti del cittadino e dei diritti della persona umana di fronte alla prassi tentacolare dello Stato? Se la memoria istituzionalizzata lascia nell’ombra il problema fondamentale della responsabilità dell’apparato dello Stato, rischia di essere amnesia ritualizzata, non sulla sciagura stessa, ma su ciò che l’ha resa possibile”. 

Agli ebrei è negato tutto, proprio tutto.

L’antisemitismo è totalitario per sua natura, e a sua volta genera diverse forme di totalitarismo, con alcuni aspetti di nazifascismo, comunismo, islamismo genocida. Nella sua furia distruttiva diventa anche autodistruttiva degli stessi popoli arabi intossicati e schiavi. L’antisemitismo è una totalità disumana, irrazionale, anti-scientifica e anti-storica. Il suo esito inevitabile è il genocidio degli ebrei e l’instaurazione di un ordine totalitario criminale. 

Bensoussan su Le Point ci ricorda:  

“Abbiamo un popolo ebraico, una ‘anomalia’ nella teologia cristiana, e lì uno Stato ebraico, una ‘anomalia’ nell’Europa post-nazionale. Insomma, gli ebrei sono sempre in controtendenza, e la causa contro di loro non è tanto per una politica quanto per un principio, la loro ostinazione a perseverare in un’esistenza statale condannabile perché anomala in nome di una Storia secolarizzata, ma pur sempre investirà di fini ultimi. Stabilire un nesso causale tra una politica israeliana, qualunque essa sia, e degli atti di natura genocida significa non comprendere la natura profonda di questa crudeltà quando si tratta di cancellare un’esistenza equiparata al male. […] L’ostracismo ossessivo di uno stato paria spiana la strada alla delegittimazione che precederà il suo smantellamento. La solitudine di Israele risuona nel cuore di un popolo poco numeroso, assediato dai nemici da oltre 75 anni, vittima di un logorio mentale che un giorno lo scuoterà nel profondo. Questa falsa potenza, la cui vulnerabilità è stata rivela il 7 ottobre, potrebbe un giorno cedere sotto il peso di una guerra persa. Israele, ha detto Ben Gurion, vincerà tutte le guerre tranne l’ultima. I suoi nemici potranno sì subire una sconfitta dopo l’altra, ma continueranno a esistere anche dopo le sconfitte. Non lo stato ebraico. Afflitti dalla solitudine di ottobre, gli ebrei non possono permettersi il lusso del pessimismo. Come Israele non può permettersi il lusso di una sola sconfitta”. 

Se le cose continuano come sono, con la politica di Biden di isolamento e condanna dello stato ebraico, la possibilità della scomparsa di Israele diventerà una tragedia possibile. 

Certo, un analfabetismo storico diffuso, sistematico, ideologico, caratterizzato da un presentismo infantile idiotista, funziona anche da fattore di propagazione veloce del totalitarismo antisemita e dei processi di autodistruzione democratica.  

Ne scrive Angelo Panebianco in un efficace editoriale del Corriere della Sera del 6 febbraio: La Storia usata come clava. Il passato ignorato. Una storia senza storia, un vuoto storico degli ignoranti è diventato per gli stessi ceti istruiti, livellati verso il basso, piuttosto de-istruiti, un vero oscurantismo privo di conoscenza e senso della storia. 

“Viviamo in società immerse in un eterno presente. Il processo è cominciato nell’era televisiva. La rete ha esasperato la tendenza. Le ricerche condotte dagli specialisti della comunicazione danno al riguardo indicazioni chiare: una grande quantità di persone che vive immersa nel presente ha perduto la capacità di capire che il presente è influenzato dal passato”.

Non sanno nulla del nazismo e degli ebrei, questo fa comprendere come una parte notevole degli studenti universitari sostenga Hamas e creda in un Israele uguale al nazismo.  

“La sopra-citata ricerca del Cattaneo lascia aperto uno spiraglio. Risulta che gli atteggiamenti negativi verso gli ebrei sono più accentuati fra gli studenti con alle spalle un basso rendimento scolastico. In altri termini, anche nell’epica dei social la scuola può fare, almeno in parte, la differenza. Se essa tornasse al rigore di un tempo, forse si potrebbero ricostituire gli anticorpi necessari per contenere la diffusione delle credenze più aberranti”. 

Sarà, si spera. Intanto la scuola di massa procede verso un abbassamento di livello sempre più marcato. Se resta vero il criterio fondante per una vitalità democratica, quello di “conoscere per deliberare”, si comprende il processo parallelo di de-istruzione, dis-educazione tra plebi digitali e sistematico fallimento scolastico, e di degrado democratico con la diffusione di demagogia sfrenata e disinformazione. 

Volere gli ebrei senza Terra ha una sua lunga storia. L’antigiudaismo cristiano, nella sua plurimillenaria vicenda, ha preteso la condanna del popolo deicida al nomadismo per espiare la loro maledizione. L’ideologia islamica califfale pretende che tutte le terre conquistate una volta dall’Islam restino in eterno “Dar al-Islam”, terre islamizzate per diritto di conquista. Quindi la Terra ritornata ebraica deve essere riconquistata. La novità è che queste aberrazioni antisemite sono oggi fatte proprie, in un mutamento di forma, dai circoli progressisti.

Da qui derivano le politiche e gli atteggiamenti di isolamento e condanna di Israele. Israele non deve esistere, quindi è criminalizzata per la sua nuda esistenza. Proprio per questo il suo scandalo esistenziale è una luce di libertà per il mondo intero, è una speranza per le democrazie che non hanno rinunciato a essere tali.  

 

 

 

Torna Su