Editoriali

Il grande festival dell’ipocrisia

Ieri, Benjamin Netanyahu ha risposto duramente a Emanuel Macron, il quale, il giorno prima, aveva dichiarato che “non c’è giustificazione” per i bombardamenti israeliani di Gaza in cui periscono “questi bambini, queste donne, queste persone anziane”, richiedendo il cessate il fuoco e dichiarando alla BBC, “Non sussistono motivazioni per questo e nessuna legittimità. Quindi esortiamo Israele a fermarsi”.

“Ha commesso un errore grave” è stata la risposta di Netanyahu, “fattuale e morale. È Hamas che ostacola l’evacuazione dei civili”.

Le parole di Macron, presidente del paese che nel 2011 con la legittimazione dell’ONU e il concorso americano, condusse la guerra in Libia precipitando il paese nel caos in cui si trova attualmente, è solo uno dei molti soloni che si stracciano le vesti per i civili morti a Gaza, soprattutto i bambini, senza riuscire però a spiegare come sia possibile il bombardamento di una città senza uccidere i civili, e soprattutto come sia possibile sconfiggere un nemico implacabile insediato in profondità in un’area urbana e che usa l’intera popolazione che governa come scudo.

Il modo in effetti c’è, non bombardare, così come c’è un modo per non sconfiggere un nemico come Hamas, lasciarlo dove si trova, rinunciare a combatterlo.

La ripugnante ipocrisia di tutti i politici che dicono che Hamas va sconfitto, che ripetono stucchevolmente il truismo, “Israele ha il diritto di difendersi”(come se fosse una concessione particolare riconoscerlo), e poi affermano che Israele esagera nella sua risposta bellica, non fanno che ripetere da anni il solito copione tutte le volte che Israele si difende da una aggressione. I suoi aggressori ne sono ben consapevoli e incassano grati la loro solidarietà.

Allo stesso tempo, Netanyahu ha risposto ad Antony Blinken. Da giorni, il Segretario di Stato americano ripete che una volta che Hamas sarà stato eliminato da Gaza la Striscia dovrà essere amministrata dall’Autorità Palestinese, l’organizzazione cleptocratica e finanziatrice del jihadismo con sede a Ramallah.

Blinken dovrebbe sapere, come gli ha ricordato Netanyahu, che essa, “Educa i suoi bambini all’odio per Israele, a uccidere gli israeliani, a eliminare lo Stato di Israele…un’autorità che paga le famiglie degli assassini delle somme in rapporto al numero di persone che hanno assassinato, un’autorità il cui leader, dopo 30 giorni non ancora ha condannato il terribile eccidio del 7 ottobre”.

E come potrebbe condannarlo chi, nel 2015, esortava i musulmani a versare il loro “sangue puro” per Al Aqsa e che, nel 2016, accusava i rabbini della Cisgiordania di volere avvelenare le falde acquifere?

Nel mentre, a Riad, Mohammed Bin Salman, futuro re dell’Arabia Saudita, riceveva il presidente iraniano Ebrahim Raisi, che, per Israele, ha auspicato la Soluzione Finale, “liberato” dal Giordano al mare dalla presenza ebraica, come recita lo slogan che si è sentito in continuazione durante le marce di solidarietà nei confronti del popolo palestinese.

“Israele resterà fermo contro il mondo se sarà necessario” ha affermato Netanyahu.

Non sappiamo se sarà necessario arrivare a questo punto, quello che invece sappiamo con certezza è che l’odio per Israele e per gli ebrei non solo è persistente ma è in aumento, e che gli “amici” che invitano lo Stato ebraico a “moderarsi”, a cessare il fuoco, in altre parole, a permettere a Hamas di restare a Gaza sono gli stessi che ogni Giorno della Memoria commemorano gli ebrei sterminati ottanta anni fa, i loro preferiti perché ormai musealizzati.

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