Israele e Stati Uniti

Il manuale militare americano e la condotta di Israele

Da quando è iniziata l’operazione militare israeliana nella striscia di Gaza, contestualmente ha avuto avvio, da parte americana ed europea una poderosa campagna politica e mediatica di avvertimenti, relativi al rispetto del diritto internazionale umanitario, e su come condurre le operazioni militari.

Tutti i solidali con Israele si sono mostrati fin da subito concordi nel ritenere legittimo il suo diritto a difendersi, ma poi è sempre seguita la clausola “nel rispetto del diritto internazionale” senza mai specificare cosa preveda in caso di guerra.

Perché questa voluta omissione nello specificare le regole di ingaggio di un esercito previste dal diritto internazionale? Perché si ha il chiaro intento di stigmatizzare moralmente Israele qualsiasi azione militare intraprenda. Di fatto, questo equivale a impedirgli di difendersi adeguatamente. Sta qui tutta l’ipocrisia dei solidali. Da un lato affermano il suo diritto a difendersi, dall’altro intendono limitarlo nei fatti, adducendo motivazioni “umanitarie” mai ben specificate nel diritto internazionale. In questo modo, Israele, ogni volta che compie un’azione militare, viene subito accusato di violare una imprecisata “norma umanitaria”. 

Prenderemo come esempio di condotta militare rispettosa del diritto internazionale umanitario, il Manuale delle Leggi di Guerra in dotazione all’esercito americano nella sua versione aggiornata al luglio 2023. 

Arduo mettere in dubbio che la più grande democrazia del mondo, possa avere un manuale militare difforme delle regole del diritto internazionale umanitario.

Il corposo e strutturato testo, di oltre 1.200 pagine, recepisce le leggi di guerra internazionali (Convenzione dell’Aia del 1907, le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 con i Protocolli aggiuntivi del 1977 e il diritto consuetudinario come pratica generale accettata come diritto) fatte proprie dagli Stati Uniti, normate in questo manuale di comportamento, e ritenute lecite per le proprie forze armate.   

In rapporto al tipo di guerra che sta svolgendosi a Gaza e alle raccomandazioni americane rivolte a Israele, esamineremo come il manuale sulle leggi di guerra degli USA affronta due aspetti importanti: l’assedio e la cosiddetta proporzionalità.

Il tema dell’assedio e del relativo comportamento da tenere in questi casi da parte delle forze militari impegnate ad effettuarlo, sono descritti nel manuale al punto 5.19 di pagina 320. Qui se ne riportano degli estratti salienti:  

“È lecito assediare le forze nemiche, cioè accerchiarle con l’obiettivo di indurle alla resa tagliando loro i rinforzi, i rifornimenti e le comunicazioni con il mondo esterno. In particolare, è lecito cercare di ridurre le forze nemiche alla fame e alla sottomissione. 

[…].Il comandante di una forza di accerchiamento non è tenuto ad acconsentire al passaggio di personale medico o religioso, di rifornimenti e di equipaggiamenti se ha legittime ragioni militari per negare tali richieste (ad esempio, se il rifiuto del passaggio può aumentare la probabilità di resa delle forze nemiche nell’area accerchiata). Ciononostante, i comandanti devono compiere sforzi ragionevoli e in buona fede per farlo, quando possibile.

[…] I comandanti devono prendere accordi per consentire il libero passaggio di alcune spedizioni: 

Tutti gli invii di forniture mediche e ospedaliere e di oggetti necessari al culto religioso destinati esclusivamente ai civili; e tutte le spedizioni di generi alimentari essenziali, indumenti e tonici (cioè medicinali) destinati ai bambini sotto i 15 anni, alle madri in attesa e ai casi di maternità.

Tuttavia, la parte che controlla l’area non è tenuta a consentire il passaggio di questi beni, a meno che non sia convinta che non vi siano serie ragioni per temere che: 

le spedizioni possano essere deviate dalla loro destinazione; 

il controllo non sia efficace;

oppure rappresenti un sicuro vantaggio per gli sforzi militari o l’economia del nemico.

Come si può desumere dalle “tecniche” di assedio contemplate e ritenute lecite, Israele non è tenuto a fornire elettricità ne acqua come i solidali vogliono che faccia, ma semplicemente deve permettere il transito di beni essenziali a ben precise condizioni, cosa che, infatti, fa.    

In merito alla “proporzionalità”, il manuale fornisce informazioni interessanti. A livello generale il tema è affrontato da pagina 60 al punto: 2.40 Proporzionalità.

A pagina 61, al punto 2.4.1.2 si trova la definizione di eccessiva o irragionevole proporzionalità: 

“La proporzionalità in genere soppesa la giustificazione dell’azione rispetto ai danni attesi per determinare se questi ultimi sono sproporzionati rispetto ai primi. In guerra, i danni accidentali alla popolazione civile e agli oggetti civili sono spiacevoli e tragici, ma inevitabili. Pertanto, l’applicazione del principio di proporzionalità nella conduzione degli attacchi non richiede che nessun danno accidentale derivi dagli attacchi. Piuttosto, questo principio crea l’obbligo di astenersi da attacchi in cui i danni previsti, conseguenti a tali attacchi, sarebbero eccessivi rispetto al vantaggio militare concreto e diretto che si prevede di ottenere e di prendere precauzioni fattibili nella pianificazione e nella conduzione degli attacchi per ridurre il rischio di danni ai civili e ad altre persone e oggetti protetti dall’essere oggetto di attacco.

Nelle leggi di guerra, i giudizi di proporzionalità spesso implicano confronti difficili e soggettivi. Riconoscendo queste difficoltà, gli Stati hanno rifiutato di usare il termineproporzionalitànei trattati relativi alle leggi di guerra [il grassetto è dell’Autore] perché potrebbe implicare erroneamente un equilibrio tra le considerazioni o suggerire che sia possibile un confronto preciso tra di esse.

Ovvero, non si può istituire un rapporto tra costi/benefici, tra una azione militare e i danni collaterali da essa prodotta. Più avanti il testo, fornisce altre indicazioni:

5.10 Proporzionalità nel condurre gli attacchi (da pagina 249). 

“I combattenti devono prendere precauzioni fattibili nella pianificazione e nella conduzione degli attacchi per ridurre rischio di danni ai civili e ad altre persone e oggetti protetti dall’essere oggetto di attacco. 

[…] I combattenti devono astenersi da attacchi in cui la perdita prevista di vite civili, le ferite ai civili e i danni agli oggetti civili, dovuti all’attacco, sarebbero eccessivi [grassetto dell’Autore] rispetto al vantaggio militare concreto e diretto che ci si aspetta di ottenere. Poco oltre si legge: Questo principio non impone obblighi volti a ridurre il rischio di danni agli obiettivi militari. Appare evidente che il danno che si può causare agli obiettivi militari è prevalente sui danni collaterali inflitti ai civili”.

In pratica, il principio di proporzionalità richiede semplicemente che i danni ai civili non siano eccessivi rispetto al vantaggio militare previsto da un’azione bellica. Tale concetto, come recita il manuale, è del tutto soggettivo e pertanto non quantificabile.

Si possono fare degli esempi. Se Hamas utilizza una moschea per lanciare dei razzi contro la popolazione civile israeliana, questa diventa ipso facto un legittimo obiettivo militare. Se Hamas utilizza dei piani di un ospedale o le sue parti interrate come centri di comando, l’ospedale stesso diventa un obiettivo militare legittimo. Questo avviene perché il principio di distinzione (tra combattenti e non combattenti) ben disciplinato nel diritto internazionale è stato deliberatamente cancellato da Hamas.

Cosa afferma il principio di distinzione? Che un obiettivo militare deve essere tenuto ben separato e riconoscibile dalle strutture civili, così come, che i combattenti devono essere ben riconoscibili e non mischiati alla popolazione civile. Tutto questo a Gaza è venuto meno, per una chiara volontà di Hamas di utilizzare le strutture civili e la popolazione civile come copertura per le proprie attività militari. Ne consegue che chi accusa Israele di uso “eccessivo” o “sproporzionato” della forza lo fa per ignoranza o per malafede o per entrambe. 

L’auspicio sarebbe che il Segretario di Stato, Antony Blinken, la prossima volta che si recherà in Israele, lo faccia portandosi appresso il manuale militare americano per chiedere che l’esercito israeliano lo rispetti pedissequamente.    

 

 

  

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