Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Il negazionismo occidentale

La realtà bussa alla porta un’altra volta, a Manchester, facendo strage di adolescenti e bambini che si erano recati festosi al concerto di un loro idolo pop.

Orecchie da coniglio indossate come costume fiabesco durante li concerto sono poi diventate il simbolo straziante della loro innocenza strappata dalla selvaggeria islamica.

Oggi su Il Foglio, Giuliano Ferrara, in un magnifico editoriale, sottolinea per l’ennesima volta come il negazionismo occidentale nei confronti della matrice in primis religiosa e musulmana di queste azioni atroci, continui imperterrito.

La retorica è sempre la medesima. Loro, gli assassini islamici vogliono trasformarci in crociati e noi non vogliamo esserlo. Dargli questa soddisfazione significherebbe regalargli la vittoria, perchè è questo che vogliono, lo scontro di civiltà. Solo che c’è un piccolo problema. Lo scontro di civiltà è all’origine dell’Islam, fa parte del suo assetto costitutivo battagliero. Per i radicalizzati musulmani noi siamo già crociati. Chi interpreta l’Islam come jihad perenne fa proprie le sue istanze originariamente espansioniste e colonizzatrici.

Noi occidentali evoluti e progressisti non vogliamo lo scontro di civiltà, vogliamo essere integranti, tolleranti, aperti, ed è giusto esserlo, fa parte dell’assetto culturale occidentale, tuttavia…Sì, tuttavia, continuare a negare la realtà, non impedirà che questa, un’altra volta, busserà alla porta. Si può solo morire di verità negata e non solo metaforicamente.

Dove e come la realtà busserà di nuovo alla nostra porta non lo sappiamo, ma accadrà, possiamo starne certi. E allora? Allora bisognerebbe uscire dal negazionismo di cui parla Ferrara, bisognerebbe chiamare a chiare lettere il problema enorme con cui ci confrontiamo e con cui dovremo confrontarci per molto molto tempo ancora. Si chiama Islam e non è una condanna piena nei confronti di una intera religione e dei suoi seguaci che si uccidono uccidendo in nome di una idea sfigurata di un Dio barbaro che esige sacrifici, ma è la matrice in cui si genera questo orrore senza fine.

Ayan Hirsi Ali, Boualem Sansal, Mordechai Kedar, Bat Ye’Or, Alì Ahmad Sai’d (Adonis), Oriana Fallaci e altri, lo hanno detto e ce lo dicono da tempo. Il marcio si trova dentro una idea di mondo e società in cui il sacro politicizzato e totalizzante deve essere la norma, dove la violenza e la sottomissione sono necessari per imporlo.

In un suo pamphlet del 1938 Hilaire Belloc scriveva:

“Milioni di persone moderne appartenenti alla civiltà bianca, in altre parole, alla civiltà dell’Europa e dell’America si sono completamente dimenticate tutto a proposito dell’Islam. Non sono mai entrate in contatto con esso, danno per scontato che sia in decadenza, e che, in ogni caso, si tratti di una religione aliena che non li concerne. In realtà si tratta del più formidabile e persistente nemico che la nostra civiltà abbia avuto, e in ogni momento potrebbe diventare una minaccia grande per il futuro quanto lo è stata in passato”.

Belloc nel ’38 poteva scrivere senza provare imbarazzo la frase “civiltà bianca” e non in senso razzistico. Sottolineava un fatto incontestabile anche oggi, malgrado decenni di brainwashing politicamente corretto, il contrasto insanabile tra due mondi e ordini di fatto.

L’Islam che uccide è l’Islam radicale e non quello maggioritario, ma le ragioni della violenza sono incistate dentro nel Corano. Da lì va tolto il pungiglione avvelenato. Se non lo si farà continueremo senza sosta a raccontarci solo delle favole in attesa del prossimo massacro.

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