Lettere al giornale

Il tour di Patrick Zaki con lo sponsor di Repubblica

Da Emanuel Segre Amar, presidente del Gruppo sionistico piemontese riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Gentile Direttore,

È in cartellone a Milano, nella serata di domani presso il teatro Parenti, la prima presentazione ufficiale del libro di Patrick Zaki rapidamente scritto e pubblicato dopo che il Governo italiano ha ottenuto, in qualche modo, da Al Sisi, il suo rilascio da carcerato, e poi da bloccato ai domiciliari.

Molto opportunamente Fabio Fazio ha cancellato l’invito già pubblicizzato di Zaki nella sua trasmissione; non poteva infatti ignorare la dura presa di posizione di Zaki contro lo Stato di Israele fatta, tra l’altro, in RAI e trasmessa nei suoi TG nazionali.
Appare quindi molto vituperabile che Repubblica si presti, nonostante ciò, a presentare, in giro per l’Italia (dopo Milano sarà la volta di Torino, Bologna, Napoli e Roma), insieme ad Amnesty International (le cui prese di posizione di questi giorni contro lo Stato di Israele e le sue azioni di difesa dei propri cittadini, ancora in questi minuti sotto attacco missilistico da Gaza, dal Libano e dalla Siria, sono ben note) questo libro.
Vedere la testata di Repubblica, diretta da Maurizio Molinari, accanto a quello di Amnesty International e di Zaki è un’ offesa per i morti trucidati in Israele, e ai soldati che la stanno difendendo e morendo per essa (già quasi 300 militari caduti fino a questa mattina) e per tutti coloro che sono ostaggi, vivi e morti, a Gaza.
Gentile Dottor. Amar,
Non sappiamo cosa dirà Maurizio Molinari alla presentazione del libro di Patrick Zaki. Attendiamo fiduciosi. Quello che però sappiamo con certezza è che La Repubblica non ha mai modificato la sua posizione su Israele, dall’epoca del suo fondatore Eugenio Scalfari, ovvero una posizione sempre esplicitamente avversa. Per quanto Molinari non sia certo noto per pregiudizi anti-israeliani, non ha cambiato nulla della storica posizione del giornale, preoccupazione che ebbero, Gad Lerner e Bernardo Valli, quando, dopo che fu annunciata la sua nomina a direttore, lasciarono il giornale. Credo che sotto questo profilo abbiano potuto constatare quanto la loro preoccupazione fosse immotivata.
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